Non è tanto il presentarsi mascherati, o avere una buia “nebulosa” ed immaginifica che nasconde la vera identità anagrafica del duo: di cose così ormai ne abbiamo masticate parecchie, ancora ancora ci si poteva stupire ai tempi dei primi Bloody Beetroots ma ormai stiamo parlando di ere geologiche fa. La vera novità che si aggira per la strade musicali italiane più sotterranee è che si sta trovando una interessante quadra per cui si punta al pop 2.0 (i testi in italiano e con un certo tipo di piglio parlano chiaro) ma lo si fa mutuando un linguaggio sonoro da clubbing, soprattutto quello di nuova matrice anglosassone. Se i Daft Punk hanno influenzato tutti i primi anni 2000, penetrando nel mondo indie-pop con la forza del loro tremendismo francese, in questo secondo decennio del nuovo millennio le tracce stanno iniziando a lasciarle i post-notalgismi house-garage à la Disclosure. Sono profonde. E, aggiungiamo, sono belle ed interessanti.
P L Z è veramente un esempio da manuale in tal senso. Per giunta, qua in “M E G A” uniscono le forze creative con un altro nome che dovreste segnare sui vostri taccuini, sottolineandolo un paio di volte: Whitemary. Chiaro che al momento di poter presentare in anteprima il video estratto da questa produzione abbiamo subito detto sì, con assoluta soddisfazione. Anche qui, è interessante notare l’uso di un immaginario abbastanza stralunato. Dopo un periodo recente in cui “indie” in Italia significava sistematicamente essere post-battistiani (o, se andava bene, epigoni dei Cani), vediamo dei sommovimenti per nulla banali in corso. Molto bene.