Ci sono dischi con i quali stabilisci un feeling molto particolare sin dalla prima volta che premi il tasto play. Ti risuonano dentro come se li avessi ascoltati da sempre e, per quella reiterazione del piacere che qualcuno associa alla dipendenza, sai che ogni volta che li ascolterai sapranno toccarti corde segrete, alle quali hanno accesso sempre meno artisti.
Che “Book Of Life” di Masayoshi Fujita, appena uscito su Erased Tapes, sia uno di questi album preziosi lo capisci da “Snowy Night Tale”, la traccia che lo apre all’insegna degli intrecci tra la verticalità dei pattern ritmici e l’orizzontalità degli archi, e ne hai riprova ad ognuna di quelle che la seguono, fino a quando la fine di “Cloud Of Light”, una poesia tutta pause e tenui tocchi di luce, non ti lascia sospeso in una dimensione estatica che vorresti continuasse ancora. L’ascolto il loop viene automatico. Le prime volte l’ho ascoltato in auto, poche ore dopo che Robert Raths, fondatore della lanciatissima etichetta inglese, me l’aveva regalato per celebrare l’ottima riuscita della residenza artistica a Sparks Festival. Non ho tolto il CD dal lettore per due settimane, completamente rapito dalla fragile grazia di quelle melodie che s’insinuano morbide tra le onde neuronali. In alcuni punti della litoranea salentina ho avuto la netta sensazione di essere catapultato dentro una delle scene di “Pokoyo”, solo con un mare meno impetuoso e tornanti più ragionevoli. Pensavo di essere impazzito. Poi su Pitcfork ho letto che qualcuno parlava di questo album come della perfetta colonna sonora di un film di Hayao Miyazaki e mi sono rasserenato. Ho provato a far risuonare i dieci paesaggi sonori che lo compongono nella campagna arsa dal sole e la purezza naturale delle loro linee immaginarie mi sono parse prolungamento ideale di quelle che mi riempivano lo sguardo. Ho trovato un senso profondo alle sue note dentro camere d’hotel, a notte fonda nel cortile di casa e su brulle scogliere sonorizzate in cuffia all’alba. Ma l’esperienza definitiva che mi ha convinto a scrivere queste righe l’ho avuta quando dei cari amici mi hanno chiesto di immaginare un dj set notturno per bambini, nello scenario mozzafiato di Torre Sant’Emiliano, dalle parti di Otranto. La quiete di quel luogo ha ispirato una selezione eterea che ho chiesto ai bambini di ascoltare stesi su un tappeto, di modo da poter osservare le stelle. Ovviamente i pezzi che compongono “Book Of Life” li ho suonati tutti. Mi sono parsi una magia che era necessario condividere. Il silenzio rispettoso di quei bambini ne era la conferma definitiva.
Il compositore giapponese di stanza a Berlino porta a termine, con questo lavoro, l’annunciata trilogia dedicata al solo suo strumento d’elezione. Se con “Stories” e “Apologues” aveva esplorato registri sonori avanguardistici e soluzioni timbriche sperimentali, qui dimostra una maturità rilassata e convinta che, ne siamo certi, gli farà guadagnare una audience ancora più allargata. Ne sono convinti anche alla Erased Tapes, tanto da pensare di ristampare il primo capitolo della saga, immaginando che molti nuovi ascoltatori entusiasti vorranno recuperarlo. “Penso che il vibrafono sia capace di produrre suoni ancora più belli e interessanti di quelli realizzati sino ad ora. È uno strumento dalla storia molto recente, usato spesso secondo canoni invariabili, come strumento di completamento per ensemble orchestrali più o meno allargati. Credo ci sia ancora molto da esplorare con questo eccitante strumento”. E in effetti quello strumento lo ritroviamo ancora al centro, sotto il favore dei riflettori. Solo che, questa volta, viene affiancato da archi, corde, flauti e addirittura cori (si ascolti “Misty Avalanche” per capire la vicinanza a certa musica mistica, con il coro a macinare tempesta e il vibrafono che diventa un uccello pronto a spiccare il volo) ad interagire coi suoi timbri specifici. È spesso un vibrafono preparato quello che Fujita usa, con l’idea di estenderne le possibilità tonali e favorirne la combinazione con altri strumenti. Come avviene in “Fog”: una delicatissima ouverture nella quale il violoncello raccorda, con i propri riverberi, i tocchi ritmici minimalisti. Ma forse la sintesi perfetta di questo album è nascosta in un’ideale ellisse che si costruisce tra due poli: da una parte la title track, singolarmente improvvisata (“scarabocchiata al vibrafono”, per dirla con le sue parole) la dove le composizioni di Masayoshi sono composte e studiate con fine perizia; dall’altra il singolo “It’s Magical”, un upbeat con due violoncelli e un flauto a costruire, assieme al vibrafono, uno straordinario crescendo lirico a partire da una semplice frase. Nella prima l’immagine di partenza è quella di due persone che si incontrano e si scambiano il proprio libro della vita. Nella seconda quella di un uomo che costruisce delle ali artificiali da applicare alle sue braccia per provare a volare. In effetti è la magnifica capacità evocativa di queste tracce a lasciarci esterefatti, come se ognuna di esse regalasse luoghi aperti alla nostra immaginazione con gli spazi e i respiri tra le note. Una potenzialità narrativa che sembra avvicinare il vibrafonista nipponico al seminale minimalismo di Midori Takada, del quale recentemente è stato ristampato il capolavoro “Through The Looking Glass”, e al sublime cinematismo di Ryuichi Sakamoto, tornato in attività dopo una lunga pausa. Non pochi parallelismi si possono ritrovare, d’altra parte, con il lavoro della vocalist e performer Hatis Noit, da poco uscita sulla stessa Erased Tapes e che figura tra le collaborazioni di “Book Of Life” assieme a Peter Broderick, David Allred e Shards. Che si possa parlare di un nuovo minimalismo giapponese? In attesa di riuscire ad avere la giusta prospettiva per rispondere alla domanda conviene andarsi a riascoltare “Schaum” la più recente collaborazione di Masayoshi Fujita con Jan Jelinek e “Needle Six”, la nuova piece sviluppata assieme a Guy Andrews per BBC. Assieme alla bellezza cristallina di questo album sapranno darci una visione più ampia ed organica su uno dei migliori talenti della scena musicale internazionale.