Di solito annunciamo l’uscita di album solo quando abbiamo da offrirvi degli “assaggini” audio; ma per Matthew Herbert si può ben fare un’eccezione, non credete? A maggior ragione se quello in uscita a breve – manca ancora una data precisa – è a sentire le prime indiscrezioni il primo disco dancefloor oriented dell’artista inglese dai tempi di “Scale” (2006).
Perché sì, il sogno di tutti è chiaro: riavere un nuovo “Bodily Functions“, un gioiello assoluto uscito nell’ormai lontano 2001 – quando Matthew faceva ancora coppia fissa artistica e di vita con Dani Siciliano – album che ancora oggi brilla di luce propria per grazia ed inventiva, pietra miliare dell’house moderna. Un miracolo non più ripetuto per Herbert, non su quelle traiettorie; qualche volta cercato, ma mai più ripetuto. Anche se poi di cose buone successive ce ne sono state, soprattutto i progetti orchestrali in chiave jazz con la Matthew Herbert Big Band; più trascurabili e confuse invece, diciamolo, molte altre sortite più sperimentali. Naturalmente, visto che si parla di sperimentazione, essa non può comunque essere assente nemmeno dal più danzettaro ed immediato degli Herbert possibili: per le traduzioni live di questo nuovo lavoro (la prima è già fissata: il 17 marzo in quella affascinante venue che è il Village Underground londinese) l’artista britannico ha infatti preannunciato l’utilizzo di una tecnologia particolare per “ottenere fonti di suono dal pubblico”. Qualsiasi cosa questo significhi.
v happy to have signed new album ‘the shakes’ to caroline international. http://t.co/NZI1CeMum9
— matthew herbert (@matthewherbert) 3 Marzo 2015
Titolo dell’album? “The Shakes”. Etichetta? Purtroppo non la Accidental, la label personale di Herbert evidentemente pensionata per le release in prima persona, ma la Caroline International, ovvero una specie di pesce-pilota della major Universal nel mondo più alternativo, o comunque della produzione a basso costo ed indipendente. Dopo un periodo un po’ di stanca e di silenzio Matthew si rimette in moto e lo fa in modo evidentemente “dancey”, come fa supporre anche la sua presenza nel cartellone di Groove Parade (la “mutazione” di Monegros), una presenza molto sorprendente: chi conosce un minimo Herbert sa che per anni ha fatto il dj malvolentieri (nonostante sia un interessantissimo dj) apprezzando poco le situazioni da club.