Ogni anno la Puglia diventa uno dei centri dell’estate italiana (se non il centro per eccellenza), e ogni tanto noi stringiamo delle partnership con realtà che riteniamo significative: si va da quelle “potenti”, in grado di lavorare coi nomi più forti e i numeri più impegnativi stando bene nel mercato senza improvvisarsi ma facendo tutto a modo, e vi abbiamo parlato recentemente di Pyrex Festival; e si arriva invece a quelle più atipiche, irregolari, imprevedibili, creative – e in tal senso c’è il nostro storico rapporto col meraviglioso Fuck Normality, rapporto che rinnoveremo anche quest’anno (e già che ci siamo, possiamo anticipare la data di questa edizione 2019: 16 agosto).
Quest’anno, a quest’ultima categoria siamo molto felici di aggiungere Sagra Elettronica. Il format è bello, il nome azzeccato: in maniera molto immaginifica, si ragiona infatti su quello che potrebbe essere un folk 2.0 in chiave digitale, nella sua forma più libera, istintiva, multidisciplinare. Pensateci: alla fine la musica e in generale l’espressione artistica sono un liberare i propri istinti, agire senza bisogno di uniformarsi alle regole del business, fare le cose per il piacere di farle – e con la volontà di avere un rapporto il più possibile “orizzontale” col pubblico. Al tempo stesso, storicamente l’artista è sempre stato lo “strano” del villaggio, quello guardato con un misto di ammirazione, stupore e quasi scetticismo, ma alla fine molto, molto amato dalla comunità.
Sagra Elettronica, nella prima edizione di due anni fa ma ancora di più in questa seconda, traduce benissimo tutto ciò. Gli headliner non sono i “soliti” headliner, ma sono stati attentamente scelti: Aïsha Devi (chi se la ricorda quando si faceva chiamare Kate Wax e faceva musica più “normale”?), ormai una sciamana digitale piena di velenoso carisma; Jay Glass Dubs, il producer greco che sta ridisegnando i confini della dub più irregolare, in uno strano equilibrio tra humour, collasso ed apocalisse; l’affascinante afro-futurista Nkisi. Tutti artisti con in comune un’attitudine irregolare ed anticonvenzionale rispetto al proprio ruolo e/o al genere musica di supposta appartenenza, tutti artisti per cui il fattore “umano” nella musica si traduce in un voler colpire, sorprendere, spostare i confini leggermente più in là.
(lo sciamanesimo visonario di Aïsha Devi; continua sotto)
La cosa riguarda anche gli act italiani, in primis Larssen con la sua ambient-dub ed Arcangelo (che, per chi non lo sapesse, è uno dei principali “motori” delle traiettorie atipiche del milanese Macao nel mondo della musica e del clubbing). E c’è comunque una bellissima e condivisibilissima idea di folk anche nel chiamare DJ War, decano della scena reggae e dancehall salentina: chiunque sia stato in Salento, sa che lì quelle musiche sono “popolari” nel senso più vasto del termine, stanno al Salento quasi quanto il neo-melodico sta a Napoli (ma, al contrario del neo-melodico, ha sempre fatto parte più o meno direttamente dei momenti più “progressisti” dell’evoluzione musicale di casa nostra dagli anni ’80 in poi). Ci sarà pure la danza, con Serena D’Amato e le sue reintpretazioni della taranta, e ci saranno performance, installazioni artistiche, contributi artistici. O dj set di qualità e non scontati, perché ad esempio il grime in Italia è una rara avis come nel caso di Ena Ghema, o la morbidezza trip hop di Gauna & Mocry.
Insomma: non un semplice festival musicale. Esattamente come le sagre, nel loro significato originario prima che diventassero dei festival della salamella e dei banconi mobili, non erano solo festival musicali o mangiatoie a prezzi (quasi) popolari ma un momento in cui liberarsi dal ritmo della routine, della quotidianità, dell’ordine. L’appuntamento è alla Masseria Ospitale, non lontano da Lecce, per il 27 luglio 2019 a partire dal tardo pomeriggio e tutte le informazioni le potete trovare qui. Se siete alla ricerca di un Salento sorprendente e di un concetto di “sagra” che vi sappia spiazzare facendovi sentire contemporaneamente in un iper-futuro globalizzato e in una comunità locale pre-moderna, segnate questa data con un doppio circoletto rosso.