Quando siamo stati approcciati da Giulietta Passera, da anni la voce di The Sweet Life Society dal vivo, che ci chiedeva se ci poteva mai interessare pubblicare un mixato su Soundwall, all’inizio da parte nostra c’era un po’ di scetticismo: ormai da tempo i mixati pubblicati su queste pagine sono rari. Non perché non ce ne siano di belli in giro, ma perché ormai da rarità e particolarità è diventata una cosa abbastanza ubiqua, senza contare che ormai on line si è più abituati a fruirli anche con la componente visuale – lo tsunami Boiler Room ha cambiato le regole del gioco, e oggi se non hai le tue spalle almeno le piastrelle bianche di Hör non sei nessuno (…spesso continui ad esserlo anche con loro, peraltro: il “decollo” nella carriera non è per tutti e spesso è indipendente pure dal talento, è più questione di fare la cosa giusta al momento giusto col social media manager giusto).
Un ascolto però si dà a tutto e tutti; e dobbiamo ammettere che siamo rimasti molto colpiti. Più di quanto credessimo. Per carità, già sapevamo che da The Sweet Life Society è facile aspettarsi cose belle: l’etichetta “electro swing” che è gli è stata appiccicata addosso – e che loro stessi all’inizio hanno accolto e voluto – magari è venuta utile per macinare date su date non solo e non tanto in Italia quando all’estero (a partire da Glastonbury), ma non faceva loro giustizia già da un po’ di anni. Quello infatti è un contenitore che troppo spesso offre cittadinanza a soluzioni simpatichine e gradevoline ma, in ultima analisi, paraculissime e con poco mordente, per orecchie un minimo più allenate. TSLS invece è un progetto serio, articolato, che sa e vuole spingere sull’acceleratore della qualità e della cazzimma.
Nonostante tutto questo, restava il dubbio: pubblicare un loro mixato? Mah. Invece, ascoltando, è venuto fuori che il mixato in questione è – come correttamente indicato nella sua ragione sociale – più un mixtape che un mixato. È soprattutto un lavoro corale (ci si è messi in quattro: Gabrizka e Theo come dj e synth ed effetti, Giulietta Passera alla voce, Didier Yon al trombone), dove continuano a succedere cose e dove i miglioramenti delle aggiunte in tempo reale al materiale mixato sono tangibili, appropriati, efficaci. Per certi versi quasi riduttivo chiamarlo “mixtape”, anche se ovviamente non può essere un album vero e proprio (quello è in arrivo a fine 2024). intanto eccolo, in anteprima assoluta, poi spenderemo un paio di parole:
Eclettismo con un filo conduttore. E che filo. Una matrice molto britannico-giamaicana, tra dub – veramente ottimi i trattamenti in tal senso – e jungle, tra UK garage e suggestioni sci-fi per certi versi molto detroitiane: bello. Bello soprattutto perché c’è sempre grande attenzione ad essere comunicativi e non inutilmente involuti, essenziali o in k-hole, perché c’è una bella capacità di fermarsi e rallentare per poi ripartire in modo organico, ma tutto questo senza mai esagerare in “simpatia”. È infatti un’ora di musica dal piglio fondamentalmente (anche) scuro, capace di riportarti a quei momenti in cui la musica elettronica da dancefloor era una scoperta e non una rassicurazione, era il racconto dell’underground e non la celebrazione delle photo opportunity da mani in aria.
Quindi sì, vi regaliamo in anteprima questo mixato / mixtape, per Pasqua. Ed è veramente il suono che vorremmo (tornare a) sentire più spesso, al posto delle messe cantate euforizzanti da canticchiare, o delle cavalcate minimal piene di ego. La troviamo veramente un’ora di musica di rara bellezza ed intensità.