Il vuoto è durato tredici lunghi anni, il buio e poi? Ancora buio.
Torna il Berlin Atonal, portandosi dietro tutte le sue oscurità sonore, rimettendo i piedi nella città natale, e niente meno che al Kraftwerk Berlin, una delle decine di complessi abbandonati dopo la caduta del muro, mostro dell’industrializzazione tedesca. Non sono più gli anni ‘80, quando l’Atonal era l’avanguardia della musica elettronica, quando Kreuzberg (la tana delle prime edizioni) non era la Kreuzberg che è oggi, quella che vanta un’ondata senza precedenti d’inglesi e del “Xberg is Cool.”
Dimitri Hegemann, fondatore del festival e del leggendario Tresor Club, ripesca alcuni burattinai del suono e li getta nella mischia delle reclute, i Mangia Fuoco del presente e del futuro. Jon Hassell, per esempio, uno dei migliori compositori del secolo, Juan Atkins, il Signore della techno Detroit, che suonerà insieme a Moritz Von Oswald presentando il nuovo progetto Bordeland. Ancora, Glenn Branca, la leggenda dell’avant-garde, e Cut Hands con la sua afro noise che penetra nelle viscere come il voodoo.
Questi e altri Lord del fonema, maestri della composizione, faranno da padrini a gente come Raime e Vatican Shadow, The Brandt Brauer Frick Ensemble (forse l’unica nota di colore dell’intera rassegna) e Francesco Tristano, per citarne alcuni evitando la lista della spesa, ma senza tralasciare, a onore della nostra madre patria, prodotti d’origine controllata come Dadub, Voices From The Lake e VioletShaped.
Tutto questo per quanto riguarda gli eventi notturni, perché durante il giorno si potrà godere di seminari, workshop e proiezioni.
L’Atonal prova a tornare, al contrario della maggior parte dei festival estivi, coprendo con un velo gelido, l’ultima Woche-Juli berlinese. E poi diciamocelo, i tedeschi sono bravi a riempire i vuoti.