Più di una volta, soprattutto nel recente passato, ci siamo spesi per rimarcare l’importanza di una delle figure più sottovalutate dell’attuale scena club: il dj resident. Quello che una volta era considerato a tutti gli effetti il padrone di casa, la chiave di volta attorno alla quale costruire l’identità del club è stato relegato col passare degli anni al ruolo di comprimario. Da pietanza principale a semplice e misero contorno, con l’esperienza-clubbing a risentirne senza possibilità di appello.
In Italia, però, esistono fortunatamente delle eccezioni che siamo lieti di raccogliere e segnalarvi ogni lunedì all’interno della rubrica Giant Steps. Pertanto, se siete dei lettori abituali di Soundwall, dovreste ricordarvi di Samuele Pagliai e Mirko Casalini, due dei resident di Lattex Plus che oggi, a una decina di giorni dalla seconda edizione di Lattexplus Festival sono tornati a trovarci per raccontarci a che punto sono i loro progetti, qual è lo stato di salute dei club della loro città e, ovviamente, cosa dobbiamo aspettarci dalla seconda edizione della rassegna che li vedrà protagonisti, rispettivamente, insieme a Hunee e John Talabot (Samuele) e Antal, Moodymann, Maceo Plex e Roman Flügel (Mirko).
Ragazzi, ben tornati su Soundwall. È passato parecchio tempo dai vostri rispettivi Giant Steps: cosa avete combinato negli ultimi mesi?
Samuele: È un piacere tornare a parlare sulla vostra piattaforma! In questi mesi mi sono concentrato molto sulla ricerca di musica nuova, sia per la label (Angis Music, ndr) che per arricchire la mia collezione. Oltre a Lattexplus ci sono stati diversi esperimenti che mi vedevano coinvolto direttamente a livello organizzativo, fra tutti voglio ricordare “Hypnodelic”, vero e proprio laboratorio della domenica dove ci si riuniva in un bunker sotterraneo a mettere dischi per una cinquantina di persone. Ne abbiamo combinate di tutti i colori questo inverno ma ci siamo divertiti.
Mirko: Sono passati quasi due anni dal mio Giant Steps ed essendomi dedicato prevalentemente al djing posso dire che in questo tempo ho incontrato e condiviso la consolle con alcuni artisti che rispetto molto e che ho avuto modo di conoscere grazie alle serate dove mi sono esibito. Ho avuto modo di fare un’esperienza incredibile selezionando musica per quello che è il mio negozio di dischi preferito, Rush Hour.
Sarete tra i protagonisti di Lattexplus Festival: a voi sarà affidato il compito di scaldare i motori della rassegna. C’è un disco che non vedete l’ora di suonare a Villa Solaria? Che set vi siete immaginati? Come ci si prepara a un appuntamento simile?
Mirko: Preparare un set per un festival è sicuramente una cosa diversa da quello che solitamente sono abituato a fare e quindi in questo caso dovrò fare ancora più attenzione alla scelta dei dischi da mettere in borsa. In questo momento non riesco a pensare a un pezzo specifico che vorrei suonare ma posso assicurarvi che ho davvero molta voglia di mettere dischi a un evento dove si esibiranno alcuni degli artisti per i quali nutro davvero molto rispetto.
Samuele: Il festival rappresenta il momento più importante di tutta la stagione Lattexplus. C’è un grande lavoro dietro le quinte e nel mio piccolo cercherò di contribuire alla buona riuscita dell’evento preparando una selezione molto personale e adatta allo spazio che mi hanno assegnato. Tra l’altro ho saputo che suonerò prima di Elena Colombi (che non vedo l’ora di conoscere) e questo mi stimola ancora di più in termini di preparazione perché so che potrò addentrarmi in terreni più oscuri che raramente vado a esplorare. Un perfetto esempio è il brano “Listen Over The Ocean” di Violet Eves, recentemente riproposto da MFM sulla compilation “Uneven Paths: Deviant Pop From Europe 1980 – 1991”. Ho cercato una copia originale del singolo per mari e monti e adesso che l’ho trovata non potrà mancare nella mia borsa l’8 giugno.
Vista da fuori, Firenze sembra avere una scena elettronica particolare rispetto alle altre grandi città italiane: esistono grandi attori, è chiaro, ma non c’è la stessa concorrenza feroce che anima, per esempio, Roma e Milano. Com’è in realtà la città?
Samuele: Firenze è una città piccola rispetto a Roma e Milano ma al momento brucia come il fuoco. Anche se le strutture in grado di ospitare eventi di un certo tipo sono ormai poche ci sono molte realtà che stanno provando a costruire la propria storia indipendentemente. Se questa si può chiamare “concorrenza” sono felice che ci sia perché difficilmente ci si annoia qua.
Mirko: A Firenze da qualche anno a questa parte sono attive varie organizzazioni di eventi molte delle quali non frequento ma che spesso portano in città nomi più o meno interessanti e offrono buone alternative per tutti quelli che la sera escono e sono in cerca di un party. La vera fortuna sta nel fatto che nessuna di queste situazioni è continuativa e questo permette a tutti di avere i propri spazi senza pestare i piedi a nessuno e farsi la guerra in una concorrenza spietata, che può essere il caso delle grandi città.
Descrivetevi con un disco: se doveste scegliere un evergreen che avete sempre in borsa, quale ci fareste ballare?
Mirko: Mi risulta difficile descrivermi attraverso un singolo disco però se c’è un pezzo che quando non faccio warm-up ho molta voglia di suonare sicuramente potrei dirti “Bar A Thym” di Kerri Chandler.
Samuele: Sconvolgo la borsa quasi sempre prima di una serata ed è difficile che un disco rientri fisso fra i sessanta convocati. Sicuramente “Light My Fire” di Timeline è fra quelli che porto dietro più spesso perché racchiude la maggior parte delle influenze a cui sono più legato.
Samuele, recentemente hai lanciato Angis Music. Sei soddisfatto dei primi risultati della tua etichetta? Cosa bolle in pentola per il futuro?
Samuele: Il primo disco “Sun Metaphors” rappresentava una bella scommessa per me e sono felice che sia stato recepito bene, anche se più all’estero che in Italia. A distanza di un anno dall’uscita ho compreso molte dinamiche dell’ambito discografico che prima sottovalutavo e sono sicuro che rimarrete sorpresi dalle prossime due uscite. Per adesso non voglio dire altro ma non escludo di farvi sentire qualcosa di nuovo già al festival…
Mirko, tu invece per il momento ti sei dedicato prevalentemente al djing. Hai anche tu degli altri progetti in cantiere che vuoi anticiparci?
Mirko: Sinceramente cercare nuovi dischi e mettere la musica che mi piace è l’emozione più grande che il mondo della musica mi possa dare al momento e quindi continuerò a dedicarmi prevalentemente al djing. Ho deciso però di iniziare un nuovo percorso aprendo un’etichetta discografica – Tasty Treats Records – e la prima uscita sarà firmata da Nicholas Giabardo aka Jabar nel mese di luglio, se tutto va bene. Dato che sono solito mettere dischi di vario genere nei miei set vorrei fare lo stesso con la mia piattaforma, promuovendo musica a trecentosessanta gradi e prodotta da tutti gli artisti che stimo e che solitamente producono i dischi che riempiono la mia borsa.