Il virtuoso non è quello che si inventa l’irripetibile, che finisce nelle pagine di storia per il capolavoro che cambia le sorti del mondo. No, quello è il visionario. Il virtuoso invece è quello che fa sembrare incredibilmente semplici quelle pratiche che richiedono un talento e una sensibilità fuori dal comune. Come fare un mix. Una cosa che a furia di sentire gente capace ormai ci sembra una banalità, ma che quando lo fa qualcuno che non possiede la visione necessaria alla faccenda mix viene fuori una mezza schifezza. Anche se il nome è di quelli intoccabili (qualcuno ha detto Jon Hopkins?).
Con Butch si andava sul sicuro, lo sapevamo. La sua cura maniacale dei dettagli, l’esperienza del lavoro in studio e la concentrazione esente da distrazioni che usa adottare quando lavora in orari rigidi peggio che un ufficio pubblico (ce l’ha detto lui stesso nella nostra recente intervista), son tutte caratteristiche che emergono prepotentemente nell’ultimo Watergate: un percorso che va seguito con lentezza, gustandosi tutti i dettagli della sua filosofia minimal. Una minimal che non è né techno né house, ma semplicemente arte del contenimento. Tenere dentro l’energia e rilasciarla con magistrale gradualità, così da far durare il viaggio più a lungo possibile.
Ascoltatelo, questo Watergate. Non semplicemente il pezzo del nostro Vincenzo Monastra selezionato qui sopra, che vi dà solo un’idea della raffinatezza delle scelte. Ascoltatevi tutto il mix, come fosse una lezione accademica. Sembra un giochetto da ragazzi, ma è un’arte che andrebbe spiegata dalla cattedra. Da chi ne conosce ogni segreto, ovviamente.