Definire Luca Mortellaro un nome nuovo della musica techno è quantomai improprio. Noi di Soundwall lo seguiamo da diverso tempo con attenzione, in fondo l’avevamo già incontrato poco più di un anno fa per una chiacchierata a trecentosessanta gradi. Lucy, perché è così che ama farsi chiamare quando ve lo ritrovate di fronte al Berghain di Berlino (giusto per citare un club a caso dov’è solito “metter su qualche disco”), è ormai una realtà affermata del movimento underground continentale e Stroboscopic Artefacts, la sua creatura, è ormai una della label più rispettate e seguite della scena. Perché, allora, non farci dire quali sono quei dischi che si rincorrono nei suoi dj set? Curiosi? Eccoli.
01 Xhin – Teeth [Stroboscopic Artefacts]
E’ la traccia che rappresenta il cardine centrale dell’album di Xhin, impersonificandone il mood. Estremamente aggressiva, tagliente e chirurgica, in linea col sound dell’artista, non disdegna slanci onirici…nella Lucy’s bag da tempo e negli anni a venire.
02 Pär Grindvik – Sinister’ (S100 Remix) [Sinister]
Stimo tantissimo Grindvik e S100 e questo è probabilmente il più raffinato output che hanno avuto negli ultimi anni. Elegante e potente allo stesso tempo: le campane in crescendo accendo le sinapsi!
03 Emptyset – Point [Subtext]
Una delle tracce che ho suonato di più negli ultimi anni, sintetizzando al meglio il sound dei miei dj set. Il baricentro di diversi generi, estremamente funzionale ma molto più che dancefloor tool.
04 Kangding Ray – Oise [Stroboscopic Artefacts]
La traccia fa parte della “Monad” release che Kanding Ray ha prodotto per Stroboscopic Artefacts la scorsa estate. Estremamente introversa, ma capace di comunicare impossibili stati d’animo come pochi altri dischi, rappresenta al meglio il concept della Monad Series. È una di quelle produzioni in cui è evidente come l’artista in studio non abbia badato a compromessi mentali e questo è il motivo per cui suona così pura e unica.
05 Planetary Assault Systems – Bell Blocker [Ostgut Ton]
Luke Slater è una leggenda della cultura techno e “Bell Blocker”, uscita nel suo album “The Messenger” su Ostgut Ton, rappresenta il riassunto del suo percorso come Planetary Assault Systems. “Bell Blocker” è il minimo comun denominatore di quello che io percepisco come techno.
06 Sawlin – Eviment [Ann Aimee]
Ho ricevuto poche settimane fa la promo di questo nuovo Ann Aimee e nonostante l’abbia testata poche volte, durante le mie ultime gigs, questo basta e avanza per capire che mi farà compagnia a lungo. Un candidato evergreen di sicuro.
07 Skudge – Man on Wire (Marcel Dettmann Low Key Version) [Skudge]
Non sono assolutamente d’accordo con chi afferma che le produzioni di Dettmann siano estremamente monologiche. Trovo i suoi lavori immensamente flessibili e allo stesso tempo capaci di identificare il suono di Dettmann in modo univoco. Nei remix, poi, da sempre il meglio di sé stesso e questo lavoro per Skudge non fa che amplificare la mia stima per Marcel.
08 Syncom Data – Beyond The Stars (Speedy J Remix) [SD Records]
Da quando Jochem ha prodotto questo remix nell’ormai lontano 2007 io non ho mai smesso di suonarlo, trovando ogni volta nuovi dettagli che arricchiscono l’ascolto dj set dopo dj set. Un assoluto capolavoro di quella che chiamo “organic techno”.
09 Dadub – Ilya [Stroboscopic Artefacts]
Nonostante questo disco abbia ormai quasi due anni, rappresenta alla mia percezione il prequel ideale dell’album “You Are Eternity”, in uscita nel prossimo febbraio. Rubando una frase di Tolkien per esprimere le sensazioni che ho quando la suono: “there and back again”.
10 Portishead – Machine Gun [Island Records]
“Machine Gun” potrà sembrare l’alieno della mia lista, se volessimo per forza catalogarla come un’insieme di dischi techno. Ma questo non fa parte di me, né del modo in cui interpreto e concepisco i miei dj set. Ricordo ancora la reazione della pista dopo aver suonato “Machine Gun” come ultimo disco al Berghain (dopo cinque ore di set) e al Trouw. Indimenticabile.