Per fortuna, sempre più spesso viene sollevato l’argomento sullo stress della “vita da artista”, in particolar modo per quanto riguarda i dj: i loro tour infiniti, gli aeroporti, gli orari assurdi, gli after continui, la festa (quasi) perenne. Cose che fanno gola – sarebbe stupido e molto ipocrita negarlo – ma anche cose che possono chiedere un conto piuttosto pesante, sul lungo periodo, alla propria salute fisica e mentale.
L’anno scorso Jackmaster era stato coinvolto, anzi, primo artefice, di episodi molto sgradevoli nel backstage di un festival. Se prima il tutto era affiorato com un goliardico “Ha cagato nella teiera”, poi sono venute fuori storie di molestie reiterate, qualcosa di davvero spiacevole. Tant’è che ad un certo punto avevamo pure intercettato un sacco di domande a mezza voce tipo “Perché Ten Walls sì e Jackmaster no? Perché Kontanstin sì e Jackmaster no?”.
Ecco. Una delle risposte (perché di risposte a queste domande in realtà ce ne sarebbero molte, e in caso ci torneremo) la potete trovare qui sotto. Un lungo post dove Jack sconfigge uno dei nemici più infidi e, se chiedete a noi, più odiosi della società contemporanea: l’ipocrisia. Perché? Perché si confessa a cuore aperto. Perché torna sugli infelici&famigerati avvenimenti. Lo fa con totale sincerità e con una meravigliosa onestà: spiega che il fatto che fosse “fuori” non doveva e non deve fare da scusa, e lo fa tuttavia senza moralismi. Ma non solo, regala un’intensissima autoanalisi in cui racconta senza filtri il suo rapporto con l’edonismo da clubbing: quanto possa essere seducente, ma quanto per lui sia stato (anche) una risposta a problemi famigliari (dipendenze da alcool e problemi di salute mentale fra parenti ed amici, la morte della madre, le cattive condizioni di salute del padre a cui non voler pensare).
Lo fa non per opportunismo apologetico: è invece la volontà di raccontarsi, di non nascondersi, di non adeguarsi a meccanismi industriali – ormai pervasivi, nel clubbing – che vogliono presentare sempre e solo una realtà felice, euforica, levigata, laccata, vincente.
Grazie, Jack. Perché sappiamo quanto sei bravo come dj, quando sei in forma. Perché conosciamo la tua profondissima e coinvolgente umanità, per averla sperimentata più volte (…e no, mica c’entravano per forza le droghe, come alle solite portinaie verrebbe da commentare, le stesse che magari ucciderebbero per avere un additivo in serata). Perché qui e ora dimostri di essere una persona coraggiosa, che non si nasconde, e che non nasconde. Qui sotto, potete leggere il suo post.
Speriamo che altri seguano il suo esempio, come modo di porsi. E no, non pensiamo solo agli artisti: pensiamo a noi tutti. La sincerità, la mancanza di ipocrisia è una delle cose che ci può salvare dal diventare brutte persone, e passive, corrotte pedine di sistemi che spesso sono impietosi, oltre ad essere comunque in grado di dare felicità, divertimento, guadagno. Non è che serve fare dei post su Facebook per farlo: Jackmaster lo fa, perché è un personaggio pubblico. Il punto non è “farsi vedere”, ecco; il punto è avere il coraggio di essere onesti con se stessi. Anche quando è doloroso esserlo.