Essere omonimo del controverso spacciatore di Twin Peaks, serie nata dal visionario occhio di David Lynch, potrebbe forse far pensare ad un artista dal suono scuro e dissonante. Sbagliato. Jacques è una persona entusiasta e sorridente, con una passione per la musica a 360° coltivata fin dall’infanzia e sfociata in pura ossessione per la disco e per il suo groove trascinante, naughty e sensuale. Dalla Grande Mela si alza in volo per mixare dietro le consolle dei quattro angoli del globo (a breve sbarcherà a Padova, dalle ragazze di Cipria…siete avvisati!) trascinando interi club in atmosfere da Paradise Garage, come se non avesse mai chiuso i battenti. Ama i party, immergersi nelle culture di altri paesi, il buon cibo, suonare e collaborare, affrontando la vita con una sua propria filosofia: ovunque si trovi, cerca di trarre il massimo insegnamento da chi lo circonda, proiettato, sempre e solo, verso l’evoluzione di ciò che deve ancora arrivare…e si sente.
La tua ultima uscita è una compilation mixata per Gomma Records, una selezione eclettica e fresca. Considerando che hai da sempre collaborato e prodotto per numerose e importanti etichette, mi piacerebbe sapere come è nata questa tua nuova collaborazione e come in generale nascano quelle con altre label.
La collaborazione con la Gomma Records è nata durante una cena tra me e Munk prima di una mia data a Roma. Parlavamo dell’etichetta e abbiamo trovato divertente l’idea di poter fare un mix appositamente per loro. La maggior parte dei miei progetti nasce così, oppure a partire da un amico di amico…
Puoi descriverci brevemente la scena clubbing newyorkese che negli ultimi anni sembra piuttosto viva e variegata?
Visto che di questi tempi c’è sempre meno spazio a Manhattan, la scena cresce e cambia soprattutto a Brooklyn; sia a Williamsburg che a Bushswick, warehouse e nuovi locali spuntano come funghi. È fantastico vedere come freschi promoter diano vita a situazioni di qualità proponendo i generi più disparati. Credo che qui in giro ci sia molta energia e un pubblico “assetato” di musica.
Fin dalla tua primissima infanzia hai sempre coltivato la passione e lo studio per la musica e gli strumenti classici (sei un polistrumentista). Come credi questo percorso abbia influenzato il tuo rapporto con la musica elettronica e come ti differenziarti da un artista senza questo tipo di background?
Ripeto spesso di sentirmi più un musicista piuttosto che un producer di tipo tecnico. Grazie al continuo studio della musica classica ho imparato a suonare qualsiasi tipo di strumento e stile; mia madre l’ha sempre considerata la scelta migliore per continuare gli studi. Credo che questo percorso mi abbia dato la possibilità di mantenere una visione ampia su tutti gli stili di musica fino a quando in cui ho trovato e definito il mio personale.
Oltre ad essere producer e dj, a New York hai organizzato e promosso alcuni “hot” party; parlo delle feste del giovedì al 205 club con Justin Miller di qualche anno fa e delle più recenti Let’s Play House (che è anche un’etichetta) con Nik Mercer. Cosa ti affascina di questo lato “behind the scene”?
Con gli amici mi è sempre piaciuto organizzare dalle cose, grandi o piccole, sia che si trattasse di fare musica, di lanciare qualche party o gestire un’etichetta. Tendo a chiedermi spesso come posso lasciare il segno in una scena già consolidata. Si può capire molto solo viaggiando fuori confine, vedendo come gli altri lavorino. Imparare un po’ da questo e un po’ quello e lavorare insieme credo abbiano da sempre spinto le cose un po’ oltre.
Tra le tue produzioni ci sono molti editing e remix per cui dimostri una forte passione e un sicuro talento nel plasmare i suoni originali. Come scegli e lavori sui pezzi su cui decidi di “mettere le mani”?
Quando ho iniziato a lavorare con Marcos sul progetto Runaway mi sono concentrato sull’editing per prendere più famigliarità con Ableton; dopo aver utilizzato Pro Tools per così tanti anni, è stato un cambiamento molto stimolante e divertente. Giravo un negozio di dischi diverso dall’altro quasi ogni giorno della settimana, trovando vinili di cui non mi piacevano certe linee, che quindi non avrei suonato. E’ stato così naturale passare agli edit. Niente di poi così innovativo: credo che i più grossi cambiamenti fossero aggiungere degli strumenti e degli effetti sperimentando con i nuovi programmi e campionamenti. Dovevo solo limitarmi a decidere se valeva la pena “mettere le mani” su qualcosa o meno.
Ho letto in una recente intervista che nella line up del primo rave a cui sei andato, quando eri ancora giovanissimo, suonava un duo di artisti che recentemente fatto parecchio parlare di sé con l’uscita del loro nuovo album: i Daft Punk… Cosa ne pensi della loro estetica musicale e quali sono gli aspetti artistici che (forse) condividi?
I Daft Punk sono grandi, da quel poco che ho potuto ascoltare, il nuovo album mi sembra valido. Di recente ho visto Moroder all’Output club a Brooklyn per un suo dj set: un medley di tutti i suoi classici negli anni. Non sono quanto ci sia la sua mano sul disco, ma ad ogni modo il ricordo di quel rave dove ho ascoltato i Daft Punk per la prima volta è rimasto indelebile.
Jaques Renault vs il tuo progetto “Runaway” con Marco Cabral. Ci puoi dare tre aggettivi per descrivere ciascuna realtà musicale?
Determinato, entusiasta, rilassato.
Data la tua capacità tecnica nel suonare diversi strumenti e la tua passione per il mondo delle macchine analogiche hai mai pensato di presentare, oltre ai tuoi dj set, delle performance live vere e proprie?
Ho pensato di fare un live set insieme con Marcos come Runaway. Ogni tentativo di set up risultava sempre più ricco di strumentazioni e settaggi. Per ora adoro mixare dischi e suonare musica, c’è ancora tempo per il resto.
La tua vita ruota decisamente attorno alla musica… quali sono invece gli altri tuoi interessi?
Sono fortunato ad avere la possibilità di viaggiare e mi diverte farlo. Amo il cibo e l’armonia presenti in ogni luogo e parte del mondo. Ad essere onesto cerco di trarre insegnamento ovunque io vada. Se solo potessi inforcare la mia bici, ora come ora, mi piacerebbe perdermi in po’ in giro durante una bella giornata di sole…
Che direzione credi stia prendendo la disco e il mondo del clubbing?
Non credo di avere una risposta precisa, mi appassiona davvero vedere la generazioni più giovani imparare dalla storia a partire delle radici della musica popolare. Niente sarà mai come prima e mi sta bene che sia così, di certo sono più interessato a vedere l’evoluzione delle cose piuttosto che quello che è già tra le nostre mani.
English Version:
Being the namesake of a controversial Twin Peaks’ pusher, the series created by visionary director David Lynch, might lead you to expect an artist with a dark and dissonant music touch and way of being. Well, you couldn’t be further off from the truth. Jacques is an enthusiastic and positive person, with a 360-degree, deep passion for music, cultivated since his childhood and blossomed into a pure obsession for disco sound and catchy, naughty and sensual grooves. From the Big Apple he has spread his wings, mixing all over the globe (he’ll soon be in Padua, with the Cipria ladies crew, just so you’ll be warned!), drawing clubbers into a Paradise Garage atmosphere as if had never been shuttered. He loves parties, getting himself into new cultures, good food, playing, mixing and collaborating, living his life by his own philosophy, learning from everyone around him, constantly looking towards the future and the evolution of what still has to come… and that’s definitely something that you can hear (in his sound).
Your last release is an eclectic and fresh selection for Gomma records. Considering you have been always collaborating and producing for several and relevant labels I’d like to know then how this last collaboration started and generally how it began for your previous ones.
The Gomma project came about quite organically as Munk and I had dinner together with friends before a gig in Rome. We chatted about his label and thought it would be fun to do a DJ mix. Most projects have come up this way, or from friends of friends.
Can you briefly describe us the contemporary New York clubbing scene? From here it seems more alive and varied than ever…
It’s been growing and changing in Brooklyn the most these days, basically as there has been less and less space in Manhattan. Things started popping up in warehouses and new venues in Williamsburg and Bushwick for example. It’s exciting there are a lot of new promoters making great events with all types of line ups. There is a lot of energy and an audience that wants the music.
Since your childhood you have always been following with passion your studies in classical music (you are a versatile musician skilled with several instruments) How do you feel this life path influenced you in the approach toward electronic music and how you think this approach differs from the one of an artist without this kind of background?
I always say I’m more of a player than say, a technical producer. Growing up I could play as many instruments or styles that I wanted as long as I kept playing classical music. I think my mother saw that as a better ticket to continue school. I think it just kept me opened minded with different styles of music until I found my own.
More over being a producer and a dj, you organize and promote some hot parties; I’m talking about the one you used to throw on Tuesday night at 205 club with Justin Miller and of course the more recent Let’s Play House (also a label) with Nik Mercer. What ‘s fascinating about living this “behind the scene” side?
I’ve always liked working with friends organizing things big and small, whether it was making music, throwing parties or curating labels. I just ask how I can contribute to the scene that is already established. A lot can be learned from traveling elsewhere and seeing how others work. Learning from bits here and there and collaborating has been something that I feel keeps things going forward.
Looking at your productions, there are definitely a lot of edits and remixes, which show your passion and talent to “re-shape” the original sounds. How do you pick them up and how you work on the track you “put your hands on”?
When I first started working with Marcos with our Runaway project I would constantly do edits to get more familiar with Ableton. After using Pro Tools for years it was an exciting change and more fun than ever. I was going to a different record store almost every day of the week and finding records I liked but didn’t want to play because I didn’t like certain parts. It seemed only natural to make edits, which is nothing really new. I guess the bigger changes were adding instruments and effects. Experimenting with new programs and tools with samples. It’s really simple, you just have to determine if it’s really worth your time to mess with something or not.
In a recent interview I read that in your teens, during your first rave experience, was a duo playing which recently let talk about themselves a lot with their brand new album: Daft Punk. What do you think about their music aesthetic and which are the artistic point of views you (might) share?
Daft Punk is great, from the bit I’ve heard of the new album it sounded fine by me. I recently saw Moroder at Output Brooklyn for his DJ debt, which was a medley of all his classics he’s produced over the years. Not sure if he did much there, but back to Daft Punk yes I have a great memory of seeing them for the first time in that environment.
Jacques Renault vs Runaway, your project together with Marcos Cabral. Can you tell us three adjectives which describe each of these music reality?
Determined, enthusiastic, loose.
Considering your music skills in playing different instruments and your passion for analog machines, did you ever think about to exhibit in a live performance, other then in a djset?
I’ve thought about doing a live set with Marcos for Runaway. Every set up we’ve created turns to more gear changes and setups. I enjoying djing and playing music, we’ll see once we get it out there.
Your life definitely is deep into music…but can you tell us about your other interests?
I know I’m lucky to travel and I enjoy it. I love the food everywhere and different paces of life in each place. I honestly do take a little something from everywhere I go. Now if I could only bring my bike on those nice days I’d like to get lost a bit.
Which direction do you think disco and the club scene are heading to?
I’m not sure I have an answer for that but I will say I do like seeing the younger generation learning the history about the roots of popular music. Nothing will be the way it used to be, and that is certainly fine by me. I’m interested to see what evolves from what we have our hands on now.