Per una volta vogliamo iniziare raccontandovi una fine, quella di “Outdoor Museum of Fractals”, ambizioso e insolito progetto curato da James Holden e Camilo Tirado che lo scorso 23 ottobre, a Londra, hanno per l’ultima volta proposto il loro mistico live. Come? Siete stati tra quelli che hanno subito commentato negativamente l’EP? Benissimo, siete nel posto giusto. James e Camilo vi spiegheranno come e con quali intenti nasce un progetto così di nicchia e perché va stimato e rispettato. Preparatevi a leggere di matematica, musica classica indiana e di come sequencer e tabla possano convivere.
“Outdoor Museum Of Fractals” nasce da una vostra performance durante la celebrazione, al Barbican Hall di Londra, dell’ottantesimo compleanno di Terry Riley. Quali sono i motivi per cui ritenete Terry Riley una figura fondamentale nel vostro background musicale?
Camilo Tirado: Terry Riley è una figura monumentale del ventesimo secolo, grazie al suo pionieristico lavoro come improvvisatore, compositore e performer. Ha sperimentato l’approccio minimalista alla produzione musicale quando in Occidente si pensava ossessivamente ad armonia, texture e tonalità. A partire dal 1960 il suo lavoro d’avanguardia ha dato nuova vita alla musica classica e ha influenzato in maniera indiscutibile la musica popolare e quella elettronica che non esisterebbe, oggi, nei termini a noi noti. Ho avuto l’occasione di collaborarci nel 2010 accompagnandolo in tour (con il suonatore di tabla Talvin Singh e il sassofonista George Brooks) e ho scoperto come fosse un curioso studente di musica classica indiana all’età di 75 anni. Il tour era dedicato a un suo guru, il cantante Pandit Pran Nath per cui Terry aveva spesso suonato le tabla. Una bellissima esperienza, ascoltare Terry eseguire una raga diversa in ognuna delle 15/20 date che abbiamo fatto. Una vera leggenda della musica.
James Holden: A completare quanto detto da Camilo aggiungo solo un mio personale riscontro avuto studiando e approfondendo il lavoro e i metodi di Terry. Mentre analizzavo le sue teorie mi sono reso conto che era come se conoscessi e condividessi da sempre il suo pensiero, lo ritrovavo in tutto ciò che mi appassionava come krautrock, trance, etc. Trovo che il suo modo di approcciarsi alla vita in maniera costantemente correlata alla musica sia molto affascinante, una devozione completa nell’inseguire sempre le sue idee.
Come si sono incontrati James Holden guru dell’elettronica e Camilo Tirado percussionista appassionato di musica indiana?
Camilo Tirado: Ho incontrato James grazie a un nostro amico in comune, Matthew Linares, con il quale collaboro in un progetto chiamato Pataphysical Transmission. Matthew aveva invitato James per fargli ascoltare delle nostre cose, una performance “surround sound” casalinga completamente al buio; immagina che avevamo persino oscurato led e schermi della nostra strumentazione. Suppongo che a James fosse davvero piaciuta. Un paio di anni più tardi ho nuovamente incontrato Holden per discutere di alpha waves (onde alfa) e di musica classica indiana. Da qui è nata la collaborazione al Barbican Centre dove abbiamo tentato di manipolare le onde alfa degli ascoltatori al fine di alterare il loro stato di coscienza.
Una cosa che vi unisce è la matematica applicata alla produzione musicale. Di te James abbiamo già letto ovunque dei tuoi studi in merito, mentre Camilo è attirato dal fascino di applicare la matematica nei processi produttivi. Immagino che questo sia stato un punto a vostro favore nella costruzione del live?
Camilo Tirado: Per me la matematica è uno strumento incredibilmente potente per analizzare gli schemi del mondo intorno a noi. La musica è piena di modelli complessi e la matematica può risultare davvero utile in fase teorica e compositiva. L’approccio indiano al ritmo, conosciuto come tala, può essere altamente matematico, ed è possibile utilizzare semplici formule per calcolare intricati modelli ritmici come tihais o chakardars. Tuttavia quando parliamo di performance musicali live cerco di distaccarmi da questo modo di vedere le cose troppo analitico e mi approccio in maniera più intuitiva alla performance. È stato affascinante lavorare con James e i suoi strumenti, in modo particolare il suo synth modulare “Group Humaniser” che permette a un percussionista come me molta più libertà, mi consente di lavorare senza “click guida” del pc.
James Holden: Concordo pienamente con quanto detto da Camilo riguardo l’allontanamento dalla visione analitica delle cose durante una performance live. Quando abbiamo iniziato questo progetto mi sono concentrato parecchio sul come eseguire il tutto dal vivo, su come utilizzare pienamente le macchine senza parti pre registrate. Nel caso specifico il sequencer che riproduce l’organo suona “ascoltando” le tablas di Camilo, esegue pattern fatti di regole e numeri mentre io ci lavoro su. Ho anche scritto la musica di questo progetto utilizzando il rigore matematico per trovare le sonorità, le note che volevo. Nulla vieta che questi modelli possano poi evolversi live andando oltre le mie capacità analitiche.
Come già accennato “Outdoor Museum Of Fractals” è nato da un live poi diventato un EP e successivamente tornato live per alcune date europee. Com’è portare in giro uno spettacolo così intimo, complesso e allo stesso tempo minimalistico?
Camilo Tirado: È stato davvero un percorso meraviglioso creato ed evolutosi negli ultimi 18 mesi o poco più. Nessuna performance è mai simile alla precedente e da quando abbiamo registrato l’EP, lo scorso anno, tutto il progetto è maturato parecchio. Durante l’esecuzione live nessuno di noi era sicuro di come sarebbe andata, di come i nostri strumenti, le nostre orecchie e le nostre menti si sarebbero comportate. Una sensazione completamente nuova che non avevo mai provato durante una performance di musica elettronica.
James Holden: Abbiamo attentamente scelto dove proporlo live, la nostra idea era quella di una performance senza creare attese, di non cercare il famoso “drop”, ma qualcosa d’ipnotico senza picchi con un ciclo ripetitivo tra calma e tensione. Diciamo l’opposto della musica da club. Durante uno show a Lione in un contesto big room/rave la tensione prima del inizio era altissima. Penso sia andata comunque bene, alcuni del pubblico hanno “viaggiato” per un’ora con la nostra musica, altri erano palesemente confusi. Mi sono abbastanza divertito, anche se le migliori performance si realizzano quando hai un pubblico pronto ad assistere a uno spettacolo come questo.
Scegliere di proporlo in eventi quali Nuits Sonores, Springfestival, Intonal o il salentino Contronatura Festival evidenzia come il vostro live non sia rivolto a un pubblico casuale e impreparato bensì attento e formato per apprezzare un lavoro così strutturato. Per voi è un limite non poter arrivare al grande pubblico o una sfida quella di soddisfare nel migliore dei modi un pubblico preparato a un ascolto maturo?
James Holden: Mi piace variare nella vita! Questo progetto mi ha permesso di esplorare una nicchia musicale, un nuovo modo di eseguire i live e, sinceramente, non mi importa se non è stato apprezzato da tutti. In molti si sono complimentati, questo è già abbastanza per noi. Io non sono un producer d’élite e questa non è musica nata per un’élite, non hai bisogno di particolari conoscenze per goderne, abbandona le usuali aspettative che hai per un po’ e goditi lo spettacolo.
James, tutte le volte che pubblichi nuovo materiale c’è sempre la curiosità di cliccare play, di chiedersi “chissà cosa ha pubblicato Holden, che sonorità avrà?”. Con “Marhaba” e ora questo nuovo progetto hai intrapreso una nuova strada dove esperienze di vita si fondono e integrano la tua musica. Riesci a raccontarti meglio lavorando così o semplicemente è una nuova fase della tua carriera?
Le cose che succedono nella vita sono tutte utili e aprono nuove porte, nuove possibilità. La prima richiesta per un live, la prima email che ho ricevuto per una data in Marocco sono state tutte dei bivi per la mia carriera e sono contento delle mie scelte, del mio recente percorso. Tutti i progetti collaterali sono delle sfide per me, mi insegnano delle cose e cambiano il mio modo di valutare il lavoro che svolgo. Tutte abilità che poi si ripercuotono positivamente nel mio progetto principale quasi come fossero delle sorprese.
Un cambio di rotta, di strategia anche per Border Community che ha diminuito il numero di release annuali dedicandosi completamente all’elettronica sperimentale. Hai meno tempo da dedicargli o semplicemente anche la tua label segue le tue scelte di produrre cose mirate e più organiche?
Anche se non abbiamo mai pubblicato release in maniera troppo ravvicinata, ultimamente abbiamo un po’ rallentato. Pubblichiamo solo cose che troviamo interessanti, che ci rendano entusiasti, che raccontino qualcosa di chi le ha prodotte. Penso sia cambiata anche un’altra cosa in me da quando non faccio più dj set: il modo in cui ascolto la musica. Non sono più nel “loop” delle novità ma dedico molto più tempo ad LP o artisti che mi interessano. Sono molto contento delle ultime release di Border Community. “Wysing Forest” di Luke Abbott penso sia una delle cose migliori che abbiamo mai pubblicato. Stiamo tornando alla nostra mission iniziale, dare una casa ad artisti o brani che non la troverebbero altrove.
Camilo, hai da sempre collaborato come percussionista con svariati artisti del calibro di Maverick Sabre, Talvin Singh, Niladri Kumar, Terry Riley. Immergersi completamente nella musica elettronica è stato stimolante per te? Sei appassionato di questo genere?
Oltre essere un percussionista faccio parte di un trio che produce musica elettronica, Pataphysical Transmission, e collaboro, come producer, con diversi artisti tipo Aruba Red e Lyrix Unfold. Sono cresciuto ascoltando Autechre, Squarepusher, Pole, Rhythm & Sound, Boards of Canada e moltissimo dub reggae di Lee Perry, King Tubby, Prince Far-I, Burning Spear, Barrington Levy. Ritengo che come il minimalismo, anche le sonorità dub stiano influenzando parecchio l’elettronica e la scena pop. Attualmente mi interesso di musica classica indiana e Tabla passando per la jungle dei metà anni ’90 e per produttori quali Talvin Singh and Nitin Sawhney. Penso i ritmi e timbri complessi delle Tabla come una naturale progressione dei breakbeat sincopati e dei sub-bass nella jungle o drum & bass.
Ho letto che ti dedichi all’insegnamento in alcuni laboratori per dare modo a chiunque, di qualsiasi classe sociale, di apprendere e scoprire la musica. Ti affascina miscelare generi musicali, unire persone differenti, creare colonne sonore, insomma cerchi di migliorare la tua vita e quella degli altri scoprendo e sfruttando tutte le possibilità che la musica ti dà?
Credo fermamente che la vita di tutti può essere positivamente arricchita dalla musica e più in generale che tutti possono e devono sfruttare la creatività per migliorare la propria vita. Uso la musica per migliorare la salute dei miei pazienti e per migliorare la concentrazione dei miei studenti quando insegno matematica o fisica. Penso che tutti i bambini, facoltosi e non, meriterebbero la possibilità di avere uno strumento; ti dico di più anche gli adulti dovrebbero, non ci sono limiti per imparare a suonare qualcosa. Per me la musica ha davvero degli effetti benefici, positivi per la vita di tutte le persone, indistintamente.
English Version
For once, we want to introduce you something talking from the end; “Outdoor Museum of Fractals”, ambitious and unusual project created by James Holden and Camilo Tirado had last live exhibition on October 23, in London. So, you have been among those who had adversely commented on the EP? All right, you’re in the right place. James and Camilo will explain how and with what intent was born an unusual project like this and why it is valued and respected. Get ready to read about mathematics, classical Indian music and how tabla and sequencer can work together.
”Outdoor Museum Of Fractals” come up from your performance during the celebration, at the Barbican Hall in London, for the 80th birthday of Terry Riley. Why you think Terry Riley is a primary figure in your musical background?
Camilo Tirado: Terry Riley is a monumental figure in 20th century because of his groundbreaking work as a composer, improviser and performer. He pioneered the minimalist approach at a time when Western art music was, in my opinion, at saturation point in its desire to push the boundaries of harmony, texture and tonality. He gave classical music the space to breathe again. His influence has arguably been even more important in the world of popular music and electronic music would not exist in the form we know it today without the pioneering work he has done since the 1960s. On a personal level, I had the honour to go on tour with Terry Riley (alongside the great tabla player Talvin Singh and saxophonist George Brooks) in 2010 and I discovered what a dedicated student of Indian classical music he still was at 75 years old. The tour was dedicated to his singing guru Pandit Pran Nath for whom Terry often provided accompaniment on the tabla. It was so inspiring to hear Terry sing a different raga on each of the 15 or 20 shows we did on the tour. He is truly a musical legend.
James Holden: Picking up on what Camilo said about his influence when I finally discovered Terry’s work I felt as though I already knew it his ideas were there in the things I already knew and loved krautrock, trance, etc. I found the way he approached a life in music very inspiring too the devotion to his work, and the way he followed his own path.
How James Holden electronic guru and Camilo Tirado percussionist and Indian classical lover met during their life?
Camilo Tirado: I met James for the first time through a mutual friend Matthew Linares, with whom I also collaborate musically in a project called Pataphysical Transmission. Matthew invited James to an intimate surround sound performance we gave in his living room at the time. In order to heighten listening experience we attempted to eliminate all traces of light, not only from the outside world but also from our equipment by taping over any led and draping fabric over screens. I think James enjoyed it. A couple of years later James and I met to discuss alpha waves and Indian classical music. This led to a collaboration at the Barbican where we attempted to manipulate the alpha waves of listeners in order to alter their state of consciousness.
One thing you have in common is mathematics applied to music. About you James we read anywhere about your studies, while Camilo is attracted by the charm of applying mathematics methods in production processes. I guess this is a point to your advantage while building the live?
Camilo Tirado: For me mathematics is an incredibly powerful tool for analysing patterns in the world around us. Music is full of complex patterns and maths can be really useful in composition and theory. The Indian approach to rhythm, known as tala, can be highly mathematical, and you can use simple formulae to calculate intricate rhythmic patterns, for example, chakardars and tihais. However, when it comes down to musical performance, I find it beneficial to try and distance my mind from this overtly analytical thinking, and I try to feel the patterns in a much more intuitive way. It has been fascinating working with James and his instruments, in particular his modular synth and the ‘Group Humaniser’, an incredible plugin which frees a percussionist such as myself to play more freely and not be a slave to the computer’s click track.
James Holden: I agree particularly with Camilo’s point about distancing yourself from maths when playing! When we started work on this piece I was thinking a lot about how you play live with machines how you really perform rather than just ending up playing pre-prepared parts. So this is one answer, the sequencers that play the organs in this are listening to Camilo’s tablas, and playing patterns determined by numbers and rules, and I’m steering them. I still wrote the music. I chose rules and numbers to make the notes I wanted, but then those patterns can evolve and morph in ways beyond my own capabilities because of maths!
How we said “Outdoor Museum Of Fractals” was born from a live then become an EP and then come back into live performance for some European dates. How is carrying around a show so intimate, minimalist and complex at the same time?
Camilo Tirado: It has been a wonderful journey creating and performing the piece over the last 18 months or so. It is never the same twice and has developed quite a bit since we recorded the EP last year. It is always exciting to play as we don’t always know exactly how the interactions between our instruments and our minds/ears will pan out. In my experience it is quite rare to have this feeling when performing electronic music.
James Holden: We’ve tried to be careful picking where to do it, the whole idea of it was to make a piece of music that wasn’t about rushing to the next drop, something hypnotic without peaks and this repetitive tension/release cycle of western music. So in some ways: the opposite of club music. One show, Lyon, was that kind of big-rave context, and the tension in the air was amazing. I think in the end it worked, some people were taken on a trip out of the rave for an hour, but you could almost feel people’s confusion. I quite enjoyed that one, but the best thing is playing it when you feel like people are ready for what it is.
Choosing to propose it in events like Springfestival, Intonal or the italian Contronatura Festival proves how your live is not for casual or untrained audience but need attentive and formed people to be fully appreciated. For you is a limit not being able to propose it to the larger public or is a challenge to satisfy in the better way an audience prepared and cultured?
James Holden: I like having variety in my life! This project lets me explore one corner of music, one way of performing, and I don’t mind if it’s not for everyone enough people have enjoyed it for it to mean something already! I’m not an elitist though. I don’t think this is elitist music, or that you need special knowledge to understand it, just to be able to let go of expectation a little, to be ok with being still for a while.
James, whenever you release new material we are always curious to click play, thinking “who knows what he release, sounds that will have?”. With “Marhaba” and now with this new project you had a new way of production where life experiences merge and integrate your music. It’s true? Working better in this way or is simply a new phase of your career?
Yeah, things happen in life that open doors I guess the first offer to play live, the email inviting me to Morocco the first time, etc… These things were forks in the path and I’m happy with my route lately. All the side projects have challenged me and taught me things and changed how I see what I do, and they’ll all somehow feed into my main projects. Exactly how is a surprise!
Border Community too had a change of direction, of strategy that has decreased the number of annual release working entirely into experimental electronic release. You have less time to devote it or just your label follows your choices to produce targeted and organic things?
We were never that fast, but yes we have slowed down. We just release things when we find something we’re excited about each record is a piece of your life so you have to be that way! And what were excited about has changed, when I stopped djing the way I listened to music changed really fast getting off the hamster wheel of new music novelty did me loads of good. I started really spending time with LPs or artists instead of always rushing on. I’m really proud of the last few Border Community records, Luke Abbott’s “Wysing Forestt” LP is probably my favourite thing we’ve ever put out. I think in a way it’s returning to what Border Community was when it started a home for things that don’t belong elsewhere.
Camilo you have always collaborated with various artists as Maverick Sabre, Talvin Singh, Niladri Kumar, Terry Riley as a percussionist. Immerse yourself completely in electronic music has been inspiring for you? Are you passionate about this genre?
As well as playing percussion I also create electronic music, as one third of Pataphysical Transmission and as a producer working with various artists, such as Aruba Red and Lyrix Unfold. I grew up listening to musicians like Autechre, Squarepusher, Pole, Rhythm & Sound, Boards of Canada, and have also been massively into dub reggae, musicians like Lee Perry, King Tubby, Prince Far-I, Burning Spear, Barrington Levy. As well as minimalism, I hear a massive dub influence on the electronic and pop music scenes. I actually got into Indian classical music and tabla through listening to jungle in the mid-1990s, and the “Asian underground” scene pioneered by Talvin Singh and Nitin Sawhney. The complex rhythmic patterns and complex timbres of tabla felt like a logical progression from the syncopated breakbeats and sub-bass in jungle/drum & bass music.
I read that you dedicate some of your time to teach in some laboratories and give a chance to anyone, of any social class, to learn and discover music. You are fascinated about mixing musical genres, bringing together a different people, create soundtracks, so you try to improve your and others life by discovering and exploiting all the possibilities that music gives you? It really works?
I’m a passionate believer that everyone’s lives can be enriched by music and more broadly everyone can be empowered by harnessing creativity in our lives. I use music as a therapy in my work with mental health patients, and I also use it to inspire my students when I’m teaching maths and physics. I think everyone should be able to learn an instrument and it shouldn’t be limited to the middle class children whose parents can afford private lessons. It also shouldn’t be limited to children, it is never too late to learn an instrument or use your voice and studies have shown the beneficial effects this has on the brain. For me, music really does have transformative powers and it brings me together with inspiring people from many different walks of life.