“I know it’s time. I know this time.”
Jamie ti prego dimmelo: tempo per cosa? Sì perché il buon Kenny Glasgow non fa che ripetercelo e a questo punto vorrei proprio saperlo. Ok la libertà, ci mancherebbe, ma in “Our Time In Liberty” non potevate parlare pure di cambiamenti? Beh, a giudicare dalla bassline gommosa, dalla ritmica ferrosa, dalle melodie “malinconico-spaziali” e dal remixer chiamato in causa per l’occasione (il buon Damian Lazarus, per non farsi mancare nulla si è “portato a casa” pure Russ Yallop), direi proprio di no. Anche questa volta. Confesso di averci vagamente sperato, di essermi illuso che ci potessero almeno provare…diamine questo singolo anticipa il lancio del secondo album del buon Jamie Jones previsto per inizio estate e dal titolo “Track From The Crypt”. Il primo album, per chi se lo fosse perso, è “Don’t You Remember The Future” uscito quasi tra anni fa (ovviamente) su Crosstown Rebels.
Fatico non poco ad appoggiare la politica discografica di Damian Lazarus. La capisco ma non la condivido affatto: abbiamo davvero bisogno di tutti questi dischi? Ormai esce un Crosstown Rebels a settimana, una frequenza che sta uccidendo la curiosità di mettersi lì ad ascoltarli: i vari Maceo Plex e Art Department, solo per citare i più presenti nel catalogo della label inglese (non ci stiamo dimenticando di Deniz Kurtel, di Guti e del duo Fur Coat, è chiaro) sono diventati indifferenti ai più, che è ben peggio dell’essere trovati “fastidiosi”. Di fastidioso c’è solo questo appiattimento musicale figlio della totale mancanza di ricerca e di sperimentazione, unica grande benzina della musica elettronica.
Beh, avrete capito che “Our Time In Liberty”, nonostante i nomi illustri coinvolti, non mi ha entusiasmato; magari un anno fa lo avrei ascoltato fino alla nausea, ma oggi no. No perché mi sembra già vecchio prima ancora di uscire. La speranza, tuttavia, è l’ultima a morire e allora aspetto fiducioso “Track From The Crypt”…magari a giugno staremo qui a parlare di tutt’altra storia.