Jaxx Madicine è un super gruppo nato più di un anno fa da quei tre vulcani milanesi che rispondono ai nomi di Turbojazz, Parker Madicine e Veez_0. Se n’è parlato tanto (e bene) su internet, come dimostrato dalla loro prima release, l’EP “Montreux” (title track suonata da una leggenda come Tony Humpries!), fino ad arrivare al primo album “Distant Classic”, uscito ad ottobre 2017 per l’incantevole Local Talk Records. La musica che fanno i tre ha le fondamenta nel jazz, quello che adesso va per la maggiore a Londra, e nel funk, quello cosmico, irrobustita da beats house di pregevolissima fattura. È una musica fatta così bene che veramente, non c’è nulla da ridire. Dovremmo tutti alzarci in piedi per una standing ovation ad ogni play sul loro profilo Soundcloud, il canale da cui passano tutte le loro produzioni. Ed è una musica che guarda a tutti punti cardinali: prende la black culture da ovest e la fa incontrare con l’esoticità del sud e dell’est per ritornare all’Europa e alla sua storia in materia di elettronica. Musica elettronica, quindi tecnologica, ma altrettanto umana che basta vedere il loro video realizzato negli studi mobili della Red Bull per capire di cosa stiamo parlando. Veez_0 vola sui tasti del piano, Turbojazz su Ableton Push e Mac manda i beats e Parker Madicine circondato da un MPC e altre percussioni colora il tutto facendo esplodere il calore che emana la loro musica. Ladies and gentlemen, Jaxx Madicine are in the house!
Partiamo dalle basi: come vi siete conosciuti e qual è stato il trait d’union che vi ha portato a fondare il progetto Jaxx Madicine?
Turbojazz: Allora, Il primo incontro avvenne a fine 2011 perché al tempo Diego (Parker Madicine) era il direttore artistico del Tunnel Club di Milano e io (Turbojazz) ero appena tornato dagli States e volevo organizzare lì, con la mia crew Futureground, la prima Brainfeeder Night Italiana e così successe. Mi ricordo che Diego fu colpito dal mio dj set di apertura perché identificava molto l’idea di suono che aveva in mente per la sua nuova etichetta. Da li, nacque CT-HI Records con la visione comune di sviluppare un suono “dance” che avesse una buona matrice hip hop ma con i suoni cosmici del funk e del boogie a cavallo tra ’70 e ’80. Assieme alle prime uscite di CT-HI cominciarono le collaborazioni tra noi con lo pseudonimo di Jazz Madicine che poi si evolve in Jaxx Madicine.
Come sono nate le nuove tracce del bellissimo “Distant Classic”?
Turbojazz: Guarda, nella più classica delle maniere cioè: “una sera d’estate”. Ti raccontiamo cos’è successo: ci incontrammo nello studio di Diego e dopo una bella cena cominciammo, come al solito, ad ascoltare dischi fino a quando ci saltò all’orecchio un bel groove di batteria jazz (Diego mi conferma fosse Elvin Jones) e lì, abbastanza a “cazzeggio”, cominciammo a suonarci sopra. Bene, quella stessa sera nacque “Espresso”, che poi è diventato il primo pezzo dell’album. Da li a poco la cosa cominciò a prender piede e si aggiunse anche Fabio, con cui già avevamo collaborato (Veez_0). Continuammo a produrre senza pensarci troppo fino a quando ci siamo resi conto di avere abbastanza materiale da fare un album.
Per me il vostro sound è una via di mezzo tra le strutture della Brainfeeder (Flying Lotus, Lapalux, Tokimonsta) e la freschezza di Harvey Sutherland. In entrambi i casi l’elemento funky è la costante delle loro produzioni, stessa cosa vale per voi. Quali sono state le influenze musicali che vi siete portati dentro lo studio per la stesura dell’album?
Come dicevamo sopra, il nostro incontro è avvenuto in una cornice sonora molto inquadrata in quelle avanguardie californiane che hai citato. Ma quello è stato solo l’inizio, poi la fusione tra i nostri background è venuta bene a galla e si, diciamo che l’elemento che ci accomuna è il funk non come genere ma come attitudine. È un ingrediente che se messo nel piatto giusto da tutto un’altro sapore. Diventa l’anima della traccia. Per questo forse non è facile ancora etichettare la musica che facciamo. È da li l’idea di intitolare il nostro album “Distant Classic”.
Tra drum machine e tastiere azzarderei a dire che esiste una scena italiana devota all’analogico: voi insieme a Mystic Jungle, Nu Guinea, Stump Valley, Whodamanny diciamo che potreste essere i capostipiti di questa possibile e ideale scena. Secondo voi esiste realmente? Quanto sentite un feeling con questi produttori?
Stimiamo molto il lavoro di questi artisti italiani e siamo convinti che la scena di cui parli esista e, anche se non ancora foltissima, rappresenti a livello qualitativo un bel “diamante”. Tornando alla domanda, più che capostipiti di una scena ci fa più piacere far parte di questa schiera di artisti che portano alto il nome della nostra, a volte sottovalutata, scena italiana all’estero. Sai, parlare di scena nel mercato delle etichette indipendenti è sempre un po’ difficile perché anche se non sembra, in questo mondo, i giri sono molto diversi tra loro, basta anche solo uscire su un’etichetta piuttosto che su un’altra e la percezione del pubblico e dei media cambia anche di parecchio. Come ci diciamo sempre tra di noi: “l’importante è fare bombe”!
Per il 2018 è in programma un vostro remix per Kyoto Jaxx Sextet insieme a Ron Trent. Un bel colpo, non c’è che dire! La vostra musica quanto strizza l’occhio all’house? Inevitabilmente vi devo chiedere se la vostra musica è pensata più per il club oppure per situazioni più chill?
Parker Madicine: Siamo comunque entrambi (sia io che Turbojazz) dj da molti anni ormai, quindi la musica da ballare per noi è il focus, ma ci piace pensare che li stiamo facendo ballare sulle note di un George Duke metaforicamente parlando! L’energia e il riscontro che hai nel vedere la gente muoversi sulla tua musica è impagabile ed è quello che più cerchiamo nei nostri dj set e soprattutto nel live, come potete vedere anche nel video nello studio di Red Bull. Poi sì, il pezzo downbeat o la strumentale hip hop la potete trovare nel nostro album o EP ma quello è solo la conseguenza di una lunga e duratura “love story”.
Quando siete chiusi in studio come funziona il vostro lavoro? Vi trovate subito o siete tipi che passano le ore in cerca dell’idea illuminante?
Ci diciamo sempre che la forza del nostro progetto è aver trovato il flow tra noi per essere più produttivi possibile. La tipica session inizia così: arriviamo in studio con un beat di Parker o dei sample choppati e risuonati da Turbo oppure Veez_0 è li che smanetta sul modulare, ascoltiamo e ci vengono sempre delle idee. Registriamo, poi aggiungiamo il basso, poi il Rhodes, il lead, il piano e diciamo che è un building up continuo. Una volta finita la session portiamo tutto a casa e ognuno si mette a vagliare i take del progetto che sente di più e seleziona loop o butta giù un primo arrangiamento. Esportiamo quello che ognuno ha elaborato e lo facciamo sentire agli altri che magari immaginano un giro da aggiungere o ci accorgiamo di qualcosa da sistemare. Insomma nessun pezzo nasce allo stesso modo.
Anche se il vostro tipo di musica ha un flow molto libero che lascia spazio agli errori, quante volte vi capita di prendere e cancellare tutto? Oppure in studio siete due perfezionisti?
Il tempo che abbiamo a disposizione purtroppo non è tutto quello che vorremmo quindi diciamo che non ci succede quasi mai di lavorare su una cosa che non ci convince sin dalle prime battute. Forse l’aver ascoltato tanta musica per tutti questi anni ci ha permesso di sviluppare un orecchio che non ci permetterebbe di perdere tempo su un progetto sotto una certa soglia di qualità. In effetti non c’è ancora una traccia che sia passata al dimenticatoio tra quelle prodotte finora…insomma se venissimo a mancare tutti non ci sarebbe tanto materiale per un album di inediti!
Si è fatto un gran parlare del vostro primo live al Tangram di Perugia lo scorso dicembre. È andata come ve l’aspettavate? Opinioni, sensazioni, reazioni?
Turbojazz: Beh era il primo live e non poteva andare meglio. I ragazzi di Tangram ci hanno presentato davanti una sala gremitissima e carica che voleva ballare e così è andata! Per me e Parker sicuramente era una cosa alla quale non eravamo così abituati. Veez_0 sicuramente già di più, essendo abituato a suonare live ogni settimana anche su palchi importanti. Detto ciò, tra tastiere, controller, percussioni ed MPC è stata davvero una bella prova, che ci ha fatto capire sicuramente tante cose su cui si può anche migliorare ma soprattutto che tutta l’estate spesa a morire di caldo a fare le prove è servita a qualcosa.
È facilmente intuibile che Jaxx Madicine sia l’incrocio tra i vostri due nomi, ma io vi chiedo: per voi il jazz è l’unica e vera medicina per la musica?
Beh, il jazz è l’essenza della musica per noi, quando parte un bel groove di batteria con il ride che viaggia veloce ci vedrai sempre alzare la testa. È la madrelingua della musica, un linguaggio che sicuramente ha bisogno di applicazione ma che ha rivoluzionato tutti i generi musicali. Tutti. Quindi dove c’è rottura ed evoluzione anche solo come attitudine il jazz lo incrocerai che sia in una progressione armonica o una “blue note” di basso. Insomma il jazz per noi è il sale della musica. E si forse è anche la medicina a tutto questo, se vogliamo, positiva sovrapproduzione di musica alla quale ogni giorno siamo sottoposti. È come tornare a casa dopo un lungo e psichedelico viaggio.
Sempre parlando di voi due, Turbojazz e Parker Madicine, quale ritenete sia la più grande qualità dell’altro?
Turbojazz: Parker è un produttore di grande esperienza da cui ho sicuramente imparato tante cose. Una su tutte che il miglior metodo di trasmettere qualcosa a qualcuno è non insegnargliela.
Parker Madicine: Ha un gran talento nell’arrangiare i nostri brani e nell’avere chiaro in testa cosa vogliamo trasmettere.
Qual è l’apporto umano e musicale di Veez_0 al progetto?
Veez_0 è parte integrante del progetto, l’1/3 della torta. Un pianista di grande talento, scienziato del suono e talentuosissimo produttore. Senza di lui Jaxx Madicine non sarebbe lo stesso e al live potrete rendervene piacevolmente conto. Abbiamo da sempre puntato su di lui e il contributo che ha dato a questo progetto ne è la prova.
Qualunque artista ha nel proprio cassetto un disco del passato che avrebbe voluto pubblicare su la propria label, quindi vi chiedo: qual è il vostro disco del passato che vorreste pubblicare su CT-HI Records?
Sicuramente l’EP di debutto di Veez_0, che abbiamo in canna da pubblicare tra qualche mese!