Già l’aveva fatto l’anno scorso, Jazz:Re:Found, ed era stata una esperienza a dir poco bellissima. Sorprendente, anche, sotto molti punti di vista: perché l’idea di prendere un moloch ingombrante (nel bene e, diciamolo, pure nel male) come Adriano Celentano portandolo a nuova vita radunando alcuni musicisti di eccezionale valore e con una visione del suono a metà tra jazz puro, elettronica e dancefloor, poteva essere un azzardo. Invece è stata una solida, magnifica realtà. Perché non riprovarci, allora? Ad una condizione, però: alzando ancora di più l’asticella della sfida.
Il bando per partecipare alle selezioni di Re:Earth? Eccolo qui
E’ così che nasce Re:Earth. La sfida è ancora più alta, sì. Come mai? Perché se da un lato prendere un artista e stravolgerlo/reinterpretarlo poteva essere non diciamo semplice ma comunque chiaro come obiettivo, stavolta le strade di Jazz:Re:Found si sono incrociate con quelle della Cittadellarte, l’incredibile realtà pensata e voluto da Michelangelo Pistoletto, uno dei più grandi esponenti a livello mondiale dell’arte contemporanea. Una realtà che “vola alto”, che si pone degli obiettivi che intersecano fra loro diverse arti e sensibilità per cercare una sorta di comunicazione sincretica tra uomo, tecnologia, natura, progresso. A furia di concentrarci sui problemi pratici&minimi, dimentichiamo ogni tanto la possibilità – e la necessità – di ragionare ad ampio raggio, di capire come si debba tornare ad occuparsi di una “armonia” complessiva tra le componenti a cui accennavamo. Ecco che quindi, a leggere il bando di Re:Earth, il progetto vola “alto”:
Il progetto parte dall’esigenza di coinvolgere il mondo musicale artistico con il concetto di bene comune del mondo naturale. Da qui parte l’idea di “dare voce” alla Terra tenendo conto dei cambiamenti che sono in atto. Sfida importante del progetto è saper tradurre i suoni della natura in un codice musicale capace di rendere gli ascoltatori partecipi, attraverso un viaggio esperienziale all’interno di un mondo musicale creato dagli artisti stessi.
Di sicuro, a Jazz:Re:Found hanno dimostrato di saper attrarre talenti ed intelligenze. Nella “celentaniade” lo è stato con i tutor (dai Nu Guinea a quel genio di Gianluca Petrella, giusto per fare un paio di nomi) ma anche con chi poi ha partecipato al bando, venendo selezionato (Davide “Shorty” di Funk Shui, Dj Rou, il socio di Linda Faki Dario Bass, Daykoda per citare alcuni nomi “nostri”, ma pure i jazzisti più puri erano assolutamente super, vedi ad esempio Riccardo Sala o Nicolò Bottasso, o le altre voci, Emma Elle e Micol Touadi… in realtà dovremmo citarli tutti, non per simpatia ma per merito). Facile che sarà così anche quest’anno.
I tutor, ci sono già. C’è Raffaele Costantino (aka Khalab), che ormai non ha bisogno di presentazioni; c’è quella bellissima testa di Alioscia dei Casino Royale (che ha giocato un ruolo importante anche nel bellissimo progetto Open Sound a Matera l’anno scorso fatto per Red Bull); c’è quell’artista visionario e meraviglioso che è Christophe Chassel; loro, e non solo loro. Occhio poi, perché manca ancora una casella da aggiungere, fra i tutor: quella legata alla parte visuale. E lì il tutoraggio è affidato all’eccezionale collettivo Pfadfinderei, gli autori della veste visuale di Moderat (quindi anche Apparat e Modeselektor), Ellen Allien e mille altri.
(La magia di Chassol, effettivamente perfetta per lo spirito di Re:Earth; continua sotto)
…già, “visuale”. Perché non dovrebbe sorprendervi come stavolta sia una questione molto “olistica”, dove la musica è una componente che deve funzionare in armonia con altre arti ma anche altre pratiche. Non è un caso quindi che per il bando – che potete compilare e spedire fino al 29 febbraio 2020 – sono chiaramente indicate le figure da selezionare (e dovete decidere voi in quale casella porvi): un musicista/compositore (quindi ferrato parecchio sul pentagramma), un musicista/producer (bravo in primis a destreggiarsi con software, suoni e mixaggi), un polistrumentista (capace quindi di penare in modo multidimensionale all’esecuzione), un visual artist / VJ, uno scenografo (per costruire l’abito “architettonico” del progetto), un project manager – e quest’ultimo ruolo è particolarmente interessante, perché fa capire come Re:Earth voglia essere una esperienza che sì volta “alto”, ma vuole tradurre queste “alture” nell’agire concreto, quotidiano.
Cosa si vince? Cosa si vive? Una “residenza d’artista” (quindi tutto a carico di Re:Earth in quanto a viaggio, vitto ed alloggio) di due settimane, dal 15 al 30 aprile, in un luogo assolutamente magico come la Cittadellarte. Jazz:Re:Found, con l’aiuto concreto della Siae tramite il progetto “Per chi crea” (ehi, la Siae sta iniziando a fare delle iniziative belle, intelligenti ed utili), ha dato insomma vita a qualcosa di davvero speciale. Di nuovo. Se siete musicisti, se siete producer, se siete artisti visuali, se siete scenografi, se siate soprattutto persone in grado di ragionare in maniera evoluta e sofisticata sulla musica e sul senso dell’arte, questa potrebbe essere una esperienza davvero importante. Occhio: dovete avere fra i 18 e i 35 anni – qui il regolamento completo.