Eccolo, è arrivato: uno dei nostri festival preferiti di sempre si celebra questo weekend (31 agosto – 3 settembre), per la quindicesima volta, e lo fa – come da qualche anno – in una cornice che è difficile immaginare più bella: quella di Cella Monte, incantevole paesino nel Monferrato con panorami strepitosi e tantissimi angoli suggestivi. Stavolta, però non sarà come le altre volte. Purtroppo, non sarà come le altre volte.
…facciamo però un passo indietro, così spieghiamo bene le cose. Perché Jazz:Re:Found è uno dei nostri preferiti di sempre? Perché lo abbiamo visto nascere, con le idee già subito chiare (inseguendo una cifra artistica ben precisa, e che in quel momento praticamente nessun altro in Italia stava inseguendo). Perché lo abbiamo visto crescere, in maniera sempre organica (non ha mai fatto il passo più lungo della gamba, e quando le necessità lo chiedevano non ha avuto problemi a fare il grande sforzo di autocoscienza di reinventarsi, passando da Vercelli a Torino e poi da Torino a Cella Monte capendo, di volta in volta, quale era il formato più giusto da adottare e quali le ambizioni più corrette da inseguire). Perché abbiamo visto com’è il suo pubblico, un unicum in Italia (un punto dove si incontrano appassionati di musica, curiosi casuali, viveur sofisticati, ricchi, meno ricchi, quasi-frichettoni, totali nerdoni, e dove davvero non vedi mai sfilare le “solite” facce coi “soliti” vestiti e i “soliti” modi di fare: JZRF non è un posto da omologazione).
Ogni anno il festival ha compiuto sempre un passo in più, anche quando apparentemente si ridimensionava: perché era più importante mantenere lo spirito e le direzione piuttosto che moltiplicare i numeri. Una lezione fondamentale. Ora che si è trovato un “centro di gravità permanente” in Monferrato a Cella Monte, davvero tutti i tasselli sono al loro posto; e l’esperienza è magica. Davvero magica. Chi ci è stato lo sa. Tant’è che il sold out ormai non è una eventualità ma diventa, a ridosso del festival, spesso una certezza (ultime prevendite qui). Ma visto il formato “diffuso” non c’è mai il rischio di trovarsi in situazioni da sovrappopolamento, ci sono tantissimi “sfoghi” dove potersi allontanare un attimo, continuando a godere della musica (o, per chi vuole, abbandonandosi alla mera contemplazione dei panorami).
Quest’anno poi eravamo molto motivati a parlare di line up. È stato fatto infatti un lavoro strepitoso, come sempre, più di sempre. Una batteria di dj da paura per gusto e stile (il forfait di Laurent Garnier è stato gestito chiamando Ben Ufo, scusate se è poco, poi Mr. Scruff, Gilles Peterson, Lefto, sua maestà Louie Vega, Gino Grasso, Luca Trevisi, il talento immenso dello zoccolo duro a fianco al festival da anni vedi Ma Nu!, Andrea Passenger); una scelta sui live piena di intelligenti detournaments (sì, i Nu Genea, ma anche Dardust, che sta portando in giro uno dei live più immaginifici e coraggiosi, rifuggendo dal suo core-business di crea-hit sanremesi e lavorando sulla sua identità artistica e personale; o ancora gli strepitosi Echt! richiamati a furor di popolo, l’immensa sensibilità di Nils Frahm, l’acclamatissimo FKJ, l’ultima data italiana dei The Comet Is Coming prima dello scioglimento del progetto, la live band di Turbojazz in uno delle novità più intriganti per il clubbing italiano degli ultimi anni); e poi ancora focus che valgono da soli la salita verso il Monferrato per un precisa cerchia di appassionati, e ci riferiamo a quello su Straight No Chaser – la rivista che tra gli anni ’90 e l’inizio dei 2000 ha fatto la storia dell’acid jazz e del culto “contemporaneo” per la black music in Europa, scardinando tutta una serie di luoghi comuni polverosi e donando linfa vitale mai vista ed assaporata prima. Ecco il programma completo:
Insomma: un’edizione bellissima in arrivo. Anche perché corredata come sempre da quel senso di comunità, di famiglia, di bellezza – che è la chiave dal giorno uno, e negli ultimi anni ancora di più, di Jazz:Re:Found.
Ecco. Proprio per questo l’edizione 2023 sarà diversa dalle altre. Perché il nucleo fondante del festival ha perso, proprio in questi giorni, una delle sue anime più preziose, più preziose da sempre, dalla sua fondazione: Alessandra Vigna, che a soli 46 anni ci ha lasciato. Non sarebbe esistito Jazz:Re:Found così come lo conosciamo senza di lei. Proprio perché questo non è un mero festival ma una comunità, una famiglia, il colpo è stato durissimo – e la mancanza sarà immensa. Ma proprio nello spirito di Alessandra, che era donna di personalità fortissima che se si metteva in testa una cosa la faceva costi quel che costi e rendeva col suo sguardo, il suo piglio e le sue parole tutto ferocemente, poeticamente bellissimo, da ora in poi tutti ci metteranno qualcosa in più per rendere ancora più bello e più intenso Jazz:Re:Found, a partire da quest’anno. Tutti coloro che hanno conosciuto Alessandra proveranno a spazzare via rabbia, dolore ed incredulità mettendo ancora di più se stessi in qualcosa che era parte fondamentale della vita di lei (…e che lei, con la sua bellezza e forza d’animo, ha contribuito in modo decisivo a rendere così bello).
Se quest’anno sarete a Jazz:Re:Found, sappiate che è una edizione speciale. Per lo staff, per chi ha dato vita a tutto quanto, ci sarà insomma un carico di emozioni in più. Perché sì i nomi in line up, la promozione, gli allestimenti, l’organizzazione, la logistica, il far sentire bene le persone: ma tutto questo – che è ovviamente fondamentale – nasce dal lavoro delle persone, e tutto questo si intreccia con le loro vite, le loro storie. Certe volte “disumanizziamo” gli eventi a cui partecipiamo, e pensiamo solo se alla fine siamo dei consumatori soddisfatti o meno; ma Jazz:Re:Found è da sempre e per sempre prima di tutto un’avventura di umanità. Come ogni evento che si rispetti, come ogni evento che nasce da cuore e passione e non dal business plan di una multinazionale.
Ci si vede a Cella Monte.
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