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[tab title=”Italiano”]Jimmy Edgar, quello che è strano. Un artista cui non piace parlare di arte, ma che ne conosce alla perfezione il senso e le dinamiche, basti pensare al suo talento non solo nella musica, ma anche nell’immagine (quella fotografica e quella video). Un ragazzo che cresce nella 8 Mile Road di Detroit per esportare in tutto il mondo le sue capacità e la sua bizzarra concezione della vita. Una corsa in sella a label quali Warp, !K7, Hotflush, Semantica, Detroit Underground, fino ad arrivare alla Ultramajic, label di cui è fondatore insieme a Machinedrum. Abbiamo fatto due chiacchiere, provando a scavare un po’ più a fondo nella sua storia, cercando di calcare le sue stesse orme, quelle che l’hanno portato ad essere uno dei producer più poliedrici degli ultimi dieci anni.
Sei un musicista incredibilmente vario, ma anche un talentuoso artista (fotografia, video making).
Il mio è un processo artistico che ha come fine ultimo quello di raggiungere la mia personalissima idea di perfezione e l’identificazione di quell’integrità che si muove verso di essa. Questo però vale per la musica e, attualmente non ho molto da dire rispetto alla fotografia e al video making, perché tutta la mia attenzione è rivolta ad Ultramajic, la mia label. Tutto il resto è secondario, per ora. Ultramajic mi piace immaginarla come una comunità virtuale, una sorta di collettivo artistico, ma ti dirò anche che, in realtà, non mi piace utilizzare troppo la parola “arte”, perché è piena di troppe connotazioni. Diciamo che io e Travis ci stiamo concentrando nel provare ad inserire un elemento visivo nuovo all’interno della musica, che trovo ancora decisamente poco visibile nei nostri standard.
Chi è Jimmy Edgar fuori dai club e dallo studio? Intendo quando non fa musica, foto e video?
Oltre al fatto che faccio praticamente sempre musica oppure progetto qualcosa, vorrei solo staccare il cervello e immaginare che l’universo sia solo una sorta di computer olografico.
Ok… ho capito. M’interessa anche un altro aspetto che abbraccia la tua vita privata: hai detto in diverse interviste, che hai avuto una condizione familiare difficile e hai cercato una fuga dalla realtà aiutato anche dallo studio sull’ipnosi, il quale ti ha portato ad esperienze mistiche. Ce ne vuoi parlare?
Allora, i miei antenati sono piuttosto ambigui e misteriosi e posso contare il numero dei miei parenti sulle dita di una mano. I miei genitori hanno avuto un’infanzia piuttosto turbolenta ed io ho riflettuto la loro storia. Purtroppo questo è fin troppo comune ai nostri giorni e, a volte, queste cose possono trasformarsi in catalizzatori di profondi cambiamenti. Così ho iniziato a studiare l’ipnosi perché, fondamentalmente, ero dubbioso, ma alla fine questa mi ha guidato in una singolare traiettoria rettilinea fatta di spiritualità, magia e fisica quantistica. In quel periodo cercavo semplicemente i mezzi per creare dal nulla della pura ispirazione. Mia madre s’interessava molto al paranormale e agli extra terrestri e avevamo regolari esperienze di questo tipo. Penso che questo sia un periodo interessante per parlare di cose del genere, perché tutto ciò che è metafisica non è più così tabù oggi. Voglio dire, soltanto dieci anni fa non se ne sarebbe parlato, ma io avevo già allora esperienze di questo tipo. Credo che molto di quello che genera le esperienze metafisiche dipenda dalle tue credenze, quelle più genuine, le quali ispirano la tua intera percezione del mondo, tutto ciò che vedi e, potenzialmente più importante, quello che non vedi. O meglio, quello che non vuoi affrontare.
Si dice che ci sia stato, in passato, del disappunto da parte di qualcuno che ha cresciuto il suono “Detroit” fino a farlo diventare un’icona e poi se lo è visto esportare e “rimaneggiare” in Europa. E’ uscito anche il tuo nome.
La maggior parte della gente ha una visione distorta di Detroit ed è quasi inutile parlare ancora di questo argomento. Io ci sono cresciuto e non puoi immaginare quanto sia incredibilmente strano quando vai via per poi tornare e scoprire quella sorta di magia che solo Detroit può darti. Ho vissuto sulla 8 Mile Road, la periferia di Detroit e molta gente sparge realmente terrore per la città a causa dell’alto tasso di crimine. Io stesso vedevo regolarmente prostitute che camminavano lungo la strada. Questa non è una grande cose, se ci pensi. Posso capire perfettamente perché Detroit è stata così influente, voglio dire, ha avuto una grossa influenza anche su di me, ma forse non l’ho mai realizzato completamente. Mentre i miei amici erano ossessionati da Kevin Saunderson e Plastikman, io ero impegnato a cercare registrazioni jungle e ad imparare dalla techno europea. Ora Detroit è diventato un marchio sfruttato da persone raccomandate che hanno baciato il culo di qualcuno che nemmeno conosco. Per me quella città è una sensazione, non m’interessa quanto si ritiene che la Detroit Techno suoni abbastanza Detroit. Non è questo il punto. Solo le persone che ci sono cresciute hanno quel qualcosa di particolare che li lega imprescindibilmente a questa città e lo potete comprendere ascoltando Drexciya, Dopplereffekt, Juan Atkins, Theo Parrish, Moodymann, Direct Beat, Stingray e gli incredibili Djs locali come Mike Servito, Carlos Soufrount, Ectomorph, etc.
Potremmo definirti un berlinese a tutti gli effetti ormai, anche se consideri la tua vera casa Detroit, quindi come giudichi il disappunto di cui parlavamo?
Le persone che curiose di scoprire davvero Detroit lo faranno, gli altri possono anche continuare a battere sul ferro con le loro associazioni di genere. Non sto cercando di rivendicare la città, dunque non mi considero per nulla un berlinese. Ho viaggiato troppo per credermi uno che vive a Berlino, anche se è stata la mia base. Ad ogni modo, seguo solo la corrente. Ho preso la residenza a Berlino a causa del molto lavoro di djing in Europa, ma ora abbandono, non voglio assolutamente prendere in considerazione il fatto che Berlino diventi la mia casa, c’ho vissuto per quattro anni ed ora è tempo di provare qualcosa di nuovo.
Ultima domanda, torniamo alla musica. Abbiamo assistito ad alcune delle date del tour estivo insieme al tuo amico e co-fondatore di Ultramajic, Travis Stewart aka Machinedrum, parlaci del progetto JETS. Come siete organizzati quando producete e quando suonate, considerando che, si dice di voi, siete un po’ pazzerelli?
Sì, risultiamo un po’ matti, ma perché viaggiamo molto. Quando invece io e Travis lavoriamo in studio c’è un silenzio magico, componiamo quello che sentiamo fiatare e le tracce vengono fuori all’istante. JETS non è un progetto organizzato, è organico. Non abbiamo in programma nulla, infatti c’è molto materiale inedito che vorremmo finire, ma ovviamente dobbiamo preoccuparci anche dei nostri progetti solisti e della label. Quando il tempo ce lo permetterà, continueremo, ma è molto probabile che non faremo ci saranno molti show nel futuro prossimo. I nostri live set sono una sorta di uno contro uno a chi seleziona le tracce più fighe, adoro quando io metto su una traccia e Travis mi guarda come a dire “ma che cazzo…”, oppure quando accade il contrario. Per non so quale motivo i JETS funzionano estremamente bene, forse perché quando siamo in studio ci piace giocare ad impressionarci a vicenda, per via dell’immenso rispetto che abbiamo l’uno verso l’altro. Abbiamo un modo di lavorare semplice, corretto e comprensivo.[/tab]
[tab title=”English”]Jimmy Edgar, the strange guy. He is an artist who doesn’t like speak about art, but who knows them perfectly. You can think about his ecletic talent about music, videomaking and photography. Jimmy grows up on the 8 Mile road of Detroit and he “export” his ability and his odd conception of the life in all over the world. A rush “in the saddle” of label like Warp, !K7, Hotflush, Semantica, Detroit Underground and his label, Ultramajic, whereof founder togheter Machinedrum. We chatted with him, tried to dig up his story. The story that lead Jimmy to be a most important producer of the last ten years.
The point is that your style is incredibly heterogeneous, as well as your artistic path (not only about music, but also in photography and video making).
The process I go through to achieve my idea of perfection and my new found integrity that goes into it. This applies to music as well. The lead up to this question was pretty good and then you left me with “say anything”, not much to work with there. This year is all about my label Ultramajic, so all of my focus is going into this… no longer do I care about anyone else’s label as much as my own. I like to think of it as a virtual community, a kind of artist collective. I dislike saying “art” so much because it has its connotations but we are focused on bringing a fresh visual element to music; which is, for the most part, unseen today by our standards.
Who is Jimmy Edgar out of the club, I mean when he is not playing, no photographing, no video making?
I am almost always making music, designing something, or scheming ideas with friends. Without these things I would just be talking my head off about the potential of our universe being some sort of holographic computer.
Ok… I understand. I’m more interested on another aspect, that goes beyond the music for a while and embraces your private life: you said you had a difficult family situation and that you have sought an escape from reality also helped by the study on hypnosis, which led you to mystical experiences. Would you talk about it in more details?
Well, my ancestry is quite mysterious and ambiguous. I can count my family members on one hand, but yes my parents had quite turbulent childhoods and I caught the tail end of that. Unfortunately its all too common these days, but sometimes these things can be catalysts for great change and awakening. I started learning hypnosis because I didn’t believe it, which led me on a strange path straight into spirituality, magic, and quantum physics. Mostly around this time I was simply looking for the means to create raw inspiration from nothing. My mother was really into paranormal and extra terrestrials, we regularly had experiences. I think its an interesting time right now because anything metaphysical is not so taboo anymore, this wouldn’t have been a topic ten years ago yet I was still having experiences. A lot of what makes the experiences what they are has to do with your genuine belief, in my opinion. Belief dictates your entire perception of the world, what you see, and potentially more importantly, what you don’t see; or more accurately, what you don’t wish to deal with.
It is said that there was in the past some disappointment on the part of someone who has grown the Detroit sound until it becomes an icon, and then he saw it being exported and also “recast” in Europe (London, Berlin over all). Is it true?
Most people have such a warped vision of what Detroit is that its almost useless to even talk about it. Growing up in Detroit, you don’t imagine how incredibly strange it is until you leave and only after going back you find some kind of magic. I grew up around 8mile, which is basically the border of Detroit and a suburb. A lot of people also instilled fear about the city because of all the crime, I regularly saw prostitutes walking down my street whatever no big thing. I can understand why Detroit has been so influential, I mean it had a huge influence on me and I didn’t even realize. While my friends were obsessed with Kevin Saunderson and Plastikman, I was busy trying to find jungle records and learning about European techno. Detroit is now a brand. A Brand that has been quite beaten up from people referencing it to the kiss ass of someone they don’t even know. To me Detroit is a feeling, I don’t care how much you think your “Detroit Techno” sounds Detroit, it doesn’t. The city is something only people from Detroit have and you can hear this in Drexciya, Dopplereffekt, Juan Atkins, Theo Parrish, Moodymann, Direct Beat, Stingray; and all the amazing local Djs like Mike Servito, Carlos Soufrount, Ectomorph, etc.
We can say that you are Berliner 100%, even if you consider your true home Detroit, how have you judged that disappointment?
The people who really want to discover Detroit will and all the rest can beat it with their genre names and associations. I’m not trying to claim a city, therefore I am not any way a Berliner. I travel way too much to even consider myself living in Berlin even though its my base. Whatever I am just going with the flow.
Last questions: we have been at some dates of your Summer Tour, accompanied along side your friend Machinedrum. Tell us about the project JETS. How are you organized when you produce and when you play live, whereas, it is said, both of you are a bit crazy.
Yes we are a bit crazy because we travel so much but when Travis and I are in the studio it’s silent magic. We just do what we feel without thinking, we hardly talk and shit gets done really fast. JETS is not organized, its organic. We don’t plan on anything. We have lots of unreleased stuff that we want to finish, but we also care very deeply for our solo projects. As time and resources permit, we will continue on. It is unlikely that we will play any more shows in the near future though. Our live sets are sort of dual against who can play the coolest new tracks. My favorite is when I drop a new track of mine and Travis looks at me like “what the fuck” and vice versa… For some reason JETS works so well, we genuinely love to impress each other in the studio because of the amount of respect we have for each other as producers. The way we work is very forgiving, raw, easy, respectful and accommodating to each other.[/tab]
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