Autore di “Mercurio” per la sua stessa label Ultramajic (che divide con l’amico Travis Stewart aka Machinedrum), Jimmy Edgar ha indubbiamente tutta la mia stima nel portare avanti un’idea di suono carica (a tal punto) di una varietà di sintetizzatori che è quasi impossibile cercare di catalogarli. Trovarsi difronte a generi così particolari, quando si è intenti a scrivere un pezzo per spiegarne e/o analizzarne le intrinseche evoluzioni, lo trovo sempre molto stimolante. A onor del vero occorre del tempo per capire che quei suoni non sono il frutto di schizofrenici istanti passati dall’autore, ma forse questa può essere considerata solo una giusta contropartita all’estensione del proprio (nel caso specifico, mio) know how. Allora basta ascoltare, per chi non l’avesse ancora fatto, qualche pregresso come il precedente Ultramajic “Inside Hot” e “Majenta“, debut album sull’inglese Hotflush (quella di Scuba, FaltyDL, Mount Kimbie, Benga e Boxcutter per intenderci).
Un percorso “metafisico e spirituale”, all’insegna di ciò’ che per Jimmy è senza ombra di dubbio il giusto cammino e che si riflette sugli alti obiettivi di Ultramajic. Meditazione e magia rituale, passioni ben note di Jimmy, forniscono forse un sesto senso per lo sviluppo di un suono tanto curioso quanto personale (e diciamocela tutta: forse forniscono un quadro più completo per capire i suoi lavori). “Mercurio” è un’irrequieta energia suddivisa in tre brani taglienti. Tra “Mercurio” e “Qlinda” vivono campioni vocali spezzati, bulbose basse in un crescendo di composti modulati che definiscono un suono robotico. “Qlinda” è forse quella che più richiama la mia attenzione nell’EP, rotolando in una melodica che le da più profondità rispetto alle altre. “Ultraviolet”, terzo brano della release, mette in luce un aspetto diverso, “un’abilità speciale” che ci regala l’ascolto di una sintesi modulare di macchine sull’orlo del collasso. Fuor di dubbio uno sgargiante Electro-Tinged che personalmente non trovo così visionario. “Robot” (2007) firmato AudioJack, forse meno elegante e pulito, regalava un analogo suono pur non avendo avuto alle spalle meditazioni visionarie e concetti costruiti sulla base di una “vita viziata da innumerevoli avvenimenti”.
Ma Edgar non è solo suono, non lo è mai stato a quanto pare. Con i disegni di Pilar Zeta, Jimmy Edgar continua a giocare con le nuove filosofie esoteriche che confezionano i lussuosi packing artigianali di Ultramajic. Il disco è negli store, ascoltare e toccare per credere.