Molti di voi se lo ricorderanno, appunto, come “il ragazzo con la maschera e con un nome finto”. John Talabot, punta di diamante della club scene spagnola, non ha un vero nome e non vuole nemmeno avere un volto. Dietro a questa sua decisione si cela un ragazzo che vuole essere conosciuto solo per la sua musica, e niente di più. Il suo ultimo album “fIN”, è un capolavoro di chill-techno da ascoltare in loop senza risultare mai noioso. Abbiamo avuto l’accasione di farci quattro chiacchere. Ecco che cosa ci dice John del suo amore/odio per stampa e notorietà, dei dj da stadio e della sua ultima creazione.
Hey John, prima di cominciare devo assolutamente farti i complimenti per il tuo ultimo album. Hai fatto davvero un ottimo lavoro. E non lo dico solo per dire…
Grazie mille! Non avrei mai immaginato che potesse ricevere così tante attenzioni, è stata una sorpresa! Quando è uscito l’album mi trovavo in Australia ed ho vissuto il tutto un po’ come se osservassi dall’esterno. Si, è stato piuttosto insolito. Mi sono perso il giorno della release, mi sono perso i negozi a Barcellona che vendevano il disco, e le radio che lo mettevano. Quella parte, insomma, me la sono un po’ persa tutta…
Per quel che hai sentito fino ad adesso, “fIN” sta andando molto bene in Spagna?
Mmm, non sono sicuro. Sta andando molto bene con la stampa e con il pubblico in generale. Ma non so se questo avrà un impatto diretto sulle vendite. La Spagna è un paese difficile per vendere dischi. E ancora di più se la musica in questione è musica elettronica.
Lasciamo perdere le vendite per un secondo e parliamo di musica live. Qual’è il tuo concerto preferito tra quelli fatti fino ad ora? Dove e quando è stato, e perchè lo ritieni speciale?
Non è facile sceglierne uno, ma direi che quello al Panorama Bar è stato decisamente un concerto speciale. Sono venuti a vedermi un sacco di miei amici e non ero mai stato lì prima, nemmeno da clubber. Ho suonato con Pional ed i ragazzi della Permanent Vacation quindi tutto era abbastanza familiare. Mi piace molto quel genere di concerto un po’ più intimo, quando vedi tutti i tuoi amici che si divertono insieme. Non è roba che accade spesso!
Vero, deve essere davvero emozionante. Mi aspettavo che parlassi del Panorama! Mi ricordo di aver visto sulla tua pagina di Facebook che fu una serata spettacolare. Ora, parlando di stampa, ho letto da qualche parte che non ti senti molto a tuo agio quando si tratta di farsi promozione e di interviste. Eppure la copertura stampa è di importanza cruciale per ogni musicista. Le cose sono un po’ cambiate ultimamente o ti senti ancora a disagio?
Già, non è per niente facile. Con l’uscita dell’album la cosa è stata ancora più strana, dato che sta ricevendo una grande copertura ed io non sono abituato ad essere così esposto. A volte mi va bene ed altre volte mi sembra che la mia vita personale e quella di John Talabot si stiano accavallando. Ho sempre cercato di tenere le due cose separate ma l’impresa si sta rivelando sempre più difficile. Quando parli ad un’intervista non ti comporti come un robot. Parte della tua vita personale viene rivelata poichè la tua musica è parte della tua vita. Allo stesso tempo però, le interviste fanno parte del business e ci sono persone che lavorano per dare visibilità alla mia musica ed al mio album. Apprezzo quello che fanno per me, ma come vedi è quasi come se ci fosse sempre un conflitto interno tra la mia persona e quella di John Talabot. Comunque, sono davvero felice di avere la possibilità di parlare con la stampa e di essere intervistato. E’ un modo di creare una relazione diretta e di parlare della mia passione con persone che ascoltano la mia musica, e questo è molto importante per me.
Ho provato a cercare qualche foto tua su internet e, se togliamo quelle in cui indossi una maschera, non ne rimangono certo molte. Direi che hai fatto un buon lavoro nel proteggerti dalla giungla della stampa musicale…
Lo so, non è facile trovarne. Ma il mio viso non è la parte importante della mia musica e non sono certo bello abbastanza da poter apparire su tutte le riviste come un modello! Preferisco che le cose siano così, posso andarmene in giro nei negozi di dischi senza problemi…
Sono felice che tu abbia toccato l’argomento, visto che volevo proprio chiederti che nei pensi di tutti i “superstar djs”. Alcuni di loro sono ovunque, e la maggior parte delle volte è più a causa della loro persona che della loro musica. E’ un po’ quello che accade anche in alcuni gruppi musicali…
Credo che il fascino per lo stile di vita di un musicista alcune volte ottenga più attenzione della sua stessa musica. Posso capirlo, ed è vero specialmente per i dj superstar che sono come giocatori di calcio che vedi nelle pubblicità dello shampoo. E’ quello che vogliono e che sono pronti a fare. Se vuoi diventare una star devi fare quel genere di cose e trasformare il tuo nome in un marchio. Quando il tuo nome è un marchio solido si possono fare veramente tanti soldi. Ed alla fine tutto ruota intorno ai soldi. Direi che a tutti noi piacerebbe farne un bel po’.
Ma in questo modo potresti finire per dimenticarti della musica e potresti perdere i tuoi veri fans, quelli che sono stati con te fin dall’inizio, non credi?
Si, quando è così chi ci rimette è la musica. Ma allo stesso tempo sono sicuro che questi grandi dj vivono ancora per questa. Hanno suonato per anni ed anni in piccoli club prima di arrivare agli stadi. Diciamo che arrivi ad un punto in cui devi decidere che cosa vuoi fare e chi vuoi essere.
Quand’è che hai iniziato a fare musica e come? Diresti che il tuo stile è cambiando con la produzione del tuo ultimo album?
Ho iniziato a fare musica quando ero più giovane, suonando in varie discoteche qui a Barcellona, più come un hobby che come un lavoro. Lavoravo anche da altre parti allo stesso tempo, quindi smisi di fare musica e suonare per un po’. Direi che più che altro mi mancava l’ispirazione perchè non sapevo come tradurre in musica quello che volevo fare. Più tardi ho iniziato con la musica di John Talabot e ho realizzato che quella era la musica che avevo sempre voluto fare. Un giusto mix del mio gusto personale, equilibrato fra tutti gli stili ed i generi che mi piacciono.
C’è una traccia che preferisci alle altre all’interno di “fIN”?
No, direi di no. Dipende dal giorno, dal tempo che fa, e dal posto in cui mi trovo.
Capisco, anche io non riesco a decidermi. Sono tutte veramente ottime. Ti sei dato all’ascolto di alcuni gruppi o dj in particolare durante la creazione dell’album?
No, non mi sono concentrato su nessun gruppo o dj in particolare. Ho cercato di essere me stesso in questo album. Sapevo alla perfezione il tipo di album che volevo fare, e lo ho riempito con il mio gusto personale. Ho prodotto un album che vorrei ascoltare a casa. Ascolto raramente musica house o elettronica. Volevo qualcosa che avrei potuto gustare se avessi dovuto comprarlo.
Già, posso tranquillamente pensare al tuo album come ad una cosa che vale la pena conservare. Da queste parti stiamo aspettando la stagione dei festival come dei disperati. Ho letto che parteciperai ad alcuni di essi nei prossimi mesi…
Si, non vedo l’ora!
Come biasimarti. Quale credi sia il miglior festival sulla scena europea (di musica elettronica e non)?
Purtroppo non sono stato ancora a molti di essi, conosco principalmente quelli spagnoli. E’ il primo anno in cui suonerò a così tanti festival.
Scommetto che sarà una bella sfida suonare per quel genere di pubblico. Adoro andare ad un festival, ma spesso preferisco una location calma ed intima. Ed ho scoperto che spesso è lo stesso anche per l’artista. Tu che ne pensi?
Un festival è una grande occasione per un artista. Si conquista una grande visibilità e si viene pagati bene. Tuttavia, devo ammettere che hanno un po’ cambiato il modo di guardare alla musica.
Ok signor Talabot, ultima domanda per lei. Cosa possiamo aspettarci da John Talabot per il futuro? C’è qualche progetto o collaborazione di cui vorresti parlarci per caso?
Umh, direi di si. Sto lavorando su un po’ di roba nuova con Pional e sto preparando il liveshow. Ho sempre sognato di fare un liveshow veramente degno, il quale possa essere amato e percepito dalla gente come vero. Uscirà anche materiale nuovo, ma non prima della fine dell’anno.
English Version:
You might know him as “the guy with the mask and a fake name”. John Talabot, a gem of the spanish club scene, doesn’t want to have a name and doesn’t want to have a face either. Behind this decision there’s a guy that wants to be popular for his music, and for nothing else. His last record “fIN”, is an extremely enjoyable chill-techno masterpiece that you can listen on loop without ever getting bored of it. We had the chance to have a few words with him. Here’s what he has to say about his love/hate towards press and notoriety, about the stadium djs, and about his last outstanding piece of work.
Hey John, I have to say before we start that I am absolutely in love with the new album, and not just saying. It’s huge, massively cool!
Oh thanks so much! I never thought it would have had so much attention, it’s a beautifil surprise! The thing is that I was in Australia when it came out and I just observed how everything was going like an external observer. Yeah it was quite strange. I missed the release date, the stores in Barcelona selling it, the radios playing it. I missed a bit all that part…
From what you’ve heard so far, is it going very well in spain?
Mmm, I’m not sure. It’s going well with press and people in general. But I’m not sure that this will have a direct relation and impact on the sales. Spain is a hard country to sell records. And even more when it comes to electronic music.
Let’s forget about sales for a second and let’s talk about live music. Which one is your favourite gig amongst the ones you’ve played so far? When and where was it and why was it special to you?
It’s not easy to pick one but I would say that Panorama Bar was definitely a special one. A lot of my friends came to see me and I’ve never been there before, not even as a clubber. I played with Pional and the Permanent Vacation guys so everything was familiar. I really like that kind of intimate gig when you see your friends having fun all together. It doesnt’ happen that often!
True, must be awesome. Thought you were gonna say Panorama! I remember reading on Facebook that you enjoyed it a lot, great. Now, talking about press, I’ve read somewhere that you don’t feel totally at ease when it comes to self promotion and interviews. Even though press coverage is crucial for musicians. Why is that and has this changed a little bit recently?
Yes, it’s not easy at all. It’s been really strange with the release of the album. It’s getting a lot of coverage and I’m not used to be so exposed to the press. Sometimes it’s fine and sometimes I feel that my personal life is crossing with John Talabot’s life. I’ve always wanted to keep the two separate but it’s getting harder and harder. When you talk at interviews you don’t act like a robot. Part of your personal life gets revealed because your music is part of your life. On the other side, interviews are part of the business and there are people working to promote my music and my album. I appreciate their work, but as you see it’s like a kind of internal fight between my person and John Talabot. Anyway, I’m really happy to be interviewed and to have the chance to talk with press people. It’s a way of having a direct relationship and talking about my passion with people that listen to my music, and this is really important to me.
I tried to find pictures of you on the internet and, if you don’t consider the ones with the mask on, then there are hardly any. I guess you did quite well protecting yourself from the press jungle…
I know, it’ s not easy to find some. But my face it’s not the important thing of my music and I’m not handsome enough to appear in all the magazines as a model! I prefer it this way, I can shop in record stores with no problems.
Glad you mentioned it as I wanted to ask what is your personal opinion towards all the “superstar djs”. Some of them are everywhere in te media and most of the times it’s more about the person than about the music. It’s often the same with bands…
I think that the fascination for the lifestyle of a musician sometimes gets more coverage than his own music. I can understand that, and it’s true especially for that kind of superstar djs that are like football players who do shampoo campaigns. It’s just what they’re up to and ready to do. If you want to become a superstar you have to do that kind of things that turn your name into a brand. And when your name is a solid brand you can make lot of money. In the end it’s all about money, and everybody likes to earn a lot I guess.
But then you might end up forgetting about music and losing your true fans, the ones that cared about you and your music in the first place, do you not think?
Yeah when it’s like that the thing you talk less about it’s music. But at the same time I’m sure that these big djs love and enjoy good music. They have been playing for ages in small clubs before reaching those huge stadium acts. It’s just that there’s a point in which you have to decide what you want to do and who you want to be.
When did you start making music and how? Has your style changed much with the release and the producing of the album?
I started making music when I was younger as I was playing in some clubs here in Barcelona, more like a hobby than as a job. I was working in some other places and I stopped making music and playing for a while. I was just not inspired because I didn’t know how to translate in music what I wanted to do. So later on I started with the John Talabot music and I felt that this was the music that I’ve always wanted to make. A good mixture of my taste, balanced between all the styles and the genres I like.
Is there a track in particular that you prefer among the others in the album?
No, not really. It depends on the day, the weather and the place where I am.
Fair enough, I can’t make up my mind either. They’re all really good. Have you been listening to some bands or djs in particular while making it?
Nope, I didn’t focus on any particular band or dj. I tried to be myself with the album. I knew exactly the kind of album I wanted to make, and I filled it with my taste. I made the album I would like to listen at home. I barely listen to housey albums or just electronic ones. I wanted something that I could enjoy if I had to buy it.
Yes, I could think about your album as a “keeper” with no problems. I’m so looking forward to the festivals season it’s unbelievable! I’ve read you’re doing some festivals in the next few months…
Yes, very excited!
SAME. Which one do you think is the best festival in the european scene (electronic and not only)?
I haven’t been to many yet, I just know the spanish ones. It’s the first yar I will be playing in so many festivals.
Guess it’ll be a nice challenge to play for festival crowds. I enjoy festivals a lot, but still I think I prefer small and intimate venues. I’ve discovered that is often the same for the artist, is it the same for you by chance?
Fetivals are good for artists and I like them, many people can see you and you get well paid. But I must admit that they have changed a bit the outlook on music.
Right Mr Talabot, last question for you. What is to expect from John Talabot for the future? Any projects or collaborations you’d like to tell us about?
Umh, yes. I’m working on some new stuff with Pional and preparing the liveshow. I’ve always wanted to do a really good liveshow that people can feel and enjoy as a real one. I will release some new stuff too, but not before the end of the year.