Un programma di musica modello copia/incolla può essere un gioco divertente, ma se c’ è di mezzo la passione, quella si, ti può portare ben oltre. Jonas Kopp. 31 anni. Di base a Buenos Aires, nonostante nome e cognome rievochino gli spazi freddi del nord Europa. Probabilmente si tratta solo di questioni genealogiche, ma a mio modo di vedere, il Dna non mente mai: il tango lo conosce, ma è come un eco lontano, la musica elettronica è invece la sua espressione. Diciannovenne si è legato a doppio filo a questo mondo, passando per la produzione, il dj set nei club più underground del suo paese, poi l’Europa, il mondo, la creazione di una sua etichetta (Traut), le produzioni su altre importanti label (Stroboscopic Arfefacts, Curle, Ostgut Ton, Spectral Sound, e ultima la Deep Rooted House), senza contare le sue performance all’interno del collettivo tutto argentino, Tangent Live Jam, in cui sprigionava tutta l’adrenalina da improvvisazione di cui si nutre tutt’oggi. House, techno, Chicago, Detroit, warehouse, ambient, non sono parole messe a caso, ma le tante sfaccettature del suono che crea, al momento, durante i suoi live: potenti, ruvidi, mentali ed emozionali, ma sta tutto nelle sue atmosfere più rarefatte, chill e cosmiche, il rischio di perdersi e, come fa lui, librarsi in volo.
Ciao Jonas, come hai passato queste feste inanzitutto?
Ciao, grazie a voi per avermi concesso di fare un’intervista per un magazine così interessante. Ho passato delle tranquille vacanze di Natale in famiglia con alcuni amici, assaporando ottimo cibo e vino incredibile.
Il tuo ultimo EP Reforce, per la Deeply Rooted House, oltre ad avere buoni riscontri, a mio parere è significativo, perché concentra in solo 4 tracce, quelle che sono le tue influenze e orizzonti musicali. Ci racconteresti brevemente come sono nate ciascuna delle quattro traccie dell’uscita.
Grazie anche per l‘interesse verso l’ EP. E’ sicuramente stata un’uscita molto importante per me: sono decisamente in linea con le sonorità e il concept proposto dall’etichetta DRH, per me è stato un grande onore; rispetto Dj Deep sia artisticamente che umanamente. Sono sicuro possa essere suonato sia dai dj techno che house, è una sorta di mix tra i due stili… Reforce è la traccia più oscura, riflette in qualche modo le mie influenze sonore proveniente da Chicago. Le melodie di Green Fingers, mi toccano nel mio emotivo. Ho ricercato i suoni warehouse più tipicamente Detroit e la traccia è il risultato di tale idea di partenza. Con Proteus 81, mi sono invece ispirato al futuro e al cosmo, e come spesso accade, sono andato in una direzione musicale piuttosto mentale. L’ultima. Light, è molto funky e più house.
Hai iniziato giovanissimo a produrre, solo 19enne. Già in quel momento avevi capito che la tua strada sarebbe stata nella musica? Quali sono stati i tuoi primi passi?
Si ho iniziato quando avevo circa 19 anni. Ricordo che al pc usavo solo Sound Forge creando musica in stile copia/incolla fino all’arrivo della prima versione di Reason. Così creai il mio primo album, Area 64. Poi ho continuato cercando materiale di qualità raggiungendo un certo standard di sicurezza, ma chiaramente, ancor oggi, sto scoprendo nuovi strade e tecniche di produrre.
Non più di 3 mesi fa ha proposto un ottimo podcast per Eggbox: un ora di pura musica elettronica ambient. Atmosfere scure e rarefatte, quasi mistico/cosmiche, che si ritrovano comunque spesso nelle tue produzioni e dj set, unite però a linee di bassline deep, grezze e potenti. Dove nasce il tuo interesse per questi orizzonti elettronici più pacati e purtroppo spesso ignorati dal mondo del clubbing?
Amo i suoni chill out, mi riconnettono a me stesso e mi sento bene ascoltando questo tipo di musica, riesco a a volare…
In una precedente intervista, mi ha colpito che, oltre ad essere ovviamente impegnato come dj e producer, racconti di seguire infrasettimanalmente una classe di studenti che aspirano a produrre musica elettronica. Raccontaci brevemente come è partita e si sviluppa questa tua iniziativa.
La scena Argentina mi stava annoiando, e quindi decisi di condividere la mia conoscenza con qualcuno che volesse sia imparare la maniera di creare un suono unico, come, usando pochi input sonori, arrivare comunque ad un loop interessante, e come rapportarsi in generale al mondo musicale. Negli ultimi mesi ho lavorato con 20 ragazzi e senza ombra di dubbio tra loro ci sono dei nuovi talenti emergenti. Mi rende molto orgoglioso che qualcuno quest’anno uscirà sulla mia etichetta Traut.
Con il collettivo Tangent, dal 2007 in poi, hai collaborato insieme ad altri esponenti della scena techno argentina (Andres Zacco, Franco Cinelli, Jorge Savoretti, Leonel Castillo, Lucas Mari, Nico Purman e Seph) sia in fase produttiva che in fase di live jam session. Potresti descriverci come è stata e cosa ti ha dato questa tua esperienza collettiva?
È stata un esperienza magnifica, ci sono poche occasioni in cui a lavorare, divertirti e condividere idee e pensieri con degli amici… Abbiamo fatto una serie di live shows chiamato Tangent Live Jam, dove suonavamo tutti insieme dal vivo appunto, servendoci di loop e suoni creati al momento, oltre che di tastiere e percussioni. Sicuramente ciascuno di noi ricorderà quell’esperienza per sempre. Abbiamo lasciato il segno con Tangent. Tuttavia fu difficile continuare col progetto, perchè viaggiavamo in Europa suonando in giro ogni singolo weekend. Di conseguenza abbiamo deciso di fermarci per un pò, ma mi piacerebbe molto ripetere un’ altra performance tutti insieme.
Dal 2012 sei impegnato sulla produzione del tuo primo album. Ci puoi raccontare qualcosa al riguardo?
Si, al momento sto lavorando per creare delle tracce all’altezza per il mio primo album, ma nulla è ancora definito. Sto cercando di finirlo in tempi non troppo lunghi, chiaramente mantenendo il livello qualitativo, elemento sempre imprenscindibile per me.
I tuoi dj set hanno forti connotazioni techno, ma ad un orecchio attento dimostri molta eccletticità e cultura musicale. Come ti comporti e dove ti lasci trasportare quando sei dietro all consolle?
Dipende dal mood quando mi metto dietro la consolle e anche da dove mi ritrovo a suonare. Posso mixare consecutivamente techno per più di 6 ore, ma adoro anche unire insieme ambient, house e techno in broken beat. In generale mi sento a mio agio quando riesco ad unire tutte le mie radici musicali.
Alcuni producer, tra cui Ricardo Villalobos, hanno più volte sottolineato il loro forte interesse, influenza e tributo verso la variegata musica tradizionale sudamericana. Condividi anche te questo pensiero?
Non conosco molto della musica tradizionale sudamericana, mi spiace. Ho comunque estremo rispetto per il tango.
Non ho ancora avuto occasione di sentire un tuo live set, ma ho letto che suoni per due ore circa; molto di più rispetto alla durata media d performance di altri artisti..non deve essere facile. Da dove nasce questa scelta?
Posso suonare 2, 3, 5 ore di live, questo perchè mantengo l’approcio da dj. Non uso mai sequenze pre-programmate, con me invece porto molti campionamenti, parti di tracce, loops, ma anche anche brani interi, su cui poi lavoro al momento. Puoi ascoltare un live diverso in ogni show. E’ qualcosa di veramente importante per me, mi piace sentire il sapore dell’adrenalina mentre improvviso.
Per il 2013 e oltre, cosa vedi di nuovo e interessante nel panorama della musica techno?
In questo momento trovo che sia, Semantica, come etichetta, che l’ucraino Stanislav Tolkachev, come artista, siano realtà fresche e interessanti.
English Version:
Playing with a copy/paste music software can be much fun, but when it turn into passion, then you can be pushed way further. Jonas Kopp, 31 years old. He is based in Buenos Aires, despite his name and surname recall the cold north European’ s landscapes. Probably, we are just talking about genealogical roots, but, as far as I know, Dna never lies: he knows Tango, but nothing can be further from him. His self expression belongs instead to Electronic music. Since he was nineteen he has been closed tight to this world, from first productions to dj sets in the most underground clubs of his country, then Europe and the world, the creation of a label on his own (Traut), the works on established labels (Stroboscopic Artefacts, Curle, Ostgut Ton, Spectral Sound, and last but not least, Deep Rooted House), not considering his performances with the collective, Tangent Live Jam, where he could explode all his potentional for improvisation and release the adrenaline he gets from that, which still “feed him” nowadays.
House, Techno, Chicago, Detroit, Warehouse, Ambient, these are more than just random words, but the several sides of his very personal sound which he creates live on stage: strong, rough, mental and emotional, but it is when he gets to more abstract, chilled and cosmic atmospheres, that you might loose yourself and, as he does, fly-away…
Hello Jonas, First of all, how you spent your Christmas holiday? Did you have a good time?
Hello, thanks for having me in this amazing site and for thinking in me to do an interview. I spent the Christmas holiday with my family and some friends , it was really quite , we enjoyed the food and amazing wines.
Your last EP Reforce, for Deeply Rotted House records, had good feedback, and personally I find it very interesting, because in these four tracks you managed to focus all your music influence and horizons. Can you tell us briefly what’s the story behind each one of them?
Thanks for your words about this EP, it’s a very important EP for me, because I’m really into the DRH sound and concept and I respect Dj Deep as artist and person , so it´s a honor been released on his label. This EP can be played by techno or house dj’s , it has a mixture between those styles… Reforce is the most darkest track of the EP, this track reflects my Chicago influences. Emotive feelings comes when I listen to Green Fingers melodies, I tried to make a detroit warehouse jam and this was the final result of that idea. I was motivated by the future and the cosmos while I was making Proteus 81, I usually like to go on the mental way. Light is the last track of this EP, a very funky warehouse track, oriented to the house heads.
You started producing very young, you were just 19. Already there you realize your way would have been in music? Which were your very first steps?
Yes, I started when I was 19 years old, I remember I only used Sound Forge with PC, so I could make music with the copy/paste process till the first version of Reason came out. I made my first “album” on this way, it was called Area 64. Then I kept on working trying to get quality stuff and trying to get the my own security. I still discovering new ways and tricks to produce my stuff.
Not longer than 3 months ago, you published a very nice podcast for Eggbox. One hours of pure electronic ambient music: dark and abstract tracks, almost mystic and cosmic, in other words the kind of atmosphere can be found quite often in your productions and dj sets, there mixed with rough, hard and deep bassline. Where does your interest for these electronic sound, definitely more “chilled out” and unfortunately kind of ignored by the club scene?
I love this chilled out stuff, it connects me with myself and I feel better when I listen to this kind of music, I can fly in other words.
Reading one previous interview, I was impressed that, of course, on top of being a dj and a producer, you are also teaching during the week, in a class of students who aim to produce their own music. Please, tell us, how everything started and it’s developing.
As I getting boring of the Argentinean scene, I decided to share my knowledge with people who want to learn about how to get a unique sound, how to use a few sounds and make a good loop with them and how to think about the music business in general. During the past months I was working with around 20 guys and I can say that there are some new talents coming up, I will release some of them on my label Traut this year, I’m really proud of that.
Inside Tangent collective, from 2007 on, you collaborate together with other artist from the Argentinean techno scene (Andres Zacco, Franco Cinelli, Jorge Savoretti, Leonel Castillo, Lucas Mari, Nico Purman e Seph), both in production than in jam live sessions. Could you describe us how was this team work experience and what did you get from it?
It was an amazing experience, in few opportunities you can work with friends, sharing concepts and ideas and having fun playing all together live. We made a series of shows together called Tangent Live Jam, where we were playing all together LIVE, playing loops and sounds in real time, playing keys and percussions too. All of us will remember this experience for ever I’m sure of that, we put a mark with Tangent. But it was difficult to keep ahead with the project, because each of us have been traveling to Europe or playing around every weekend, so we decided to stop for a while. I would like to have another show all together again sometime.
From 2012 you are busy on producing your first album. Can you tell us something more about it?
Yes, I’m working to get proper tracks for my first album at the moment, but nothing defined yet. I’m trying to get it done as soon as possible but keeping the quality, that’s a really important thing for me.
Your dj set are deeply influenced by techno sound, but a good ear can get your eclecticism e massive music culture background. How you feel and let you loose yourself behind the decks?
It depends of my mood at the moment to play, also depends where I’m playing… I can play straight forward techno for 6 hours or more, but also I love to play and mix out ambient, house and broken beat techno, I feel comfortable mixing up all my roots.
Some producers, also Ricardo Villalobos, underlined more than once their interest, influence and tribute toward the variegated South American traditional music. Do you also share this thought?
I don’t have idea about South American traditional music… sorry! I do respect tango only.
I still have the chance to listen to one of your live set, but, I read you are playing for about two hours; way longer compare to the average of other artists’ performances. I don’t think is that easy…How you end up to?
I can play 2, 3 or 5 hours of live set, it’s because the dj head is involved on it… I’m not playing pre-programmed sequences, I have a lot of samples, parts of tracks, loops and entire tracks also, so I’m switching along them in real time… You can listen a different live PA in each show, that’s really important for me I like to feel the adrenaline of the improvisation.
For 2013 and beyond, what you see as fresh, new and interesting in techno scene?
The label Semantica and Stanislav Tolkachev from Ukraine are the new and fresh of techno at the moment.