Venerdì 16 dicembre in Via Levanna 11, al Brancaleone si celebrava l’anniversario di una delle più grandi techno label del mondo, la Drumcode. Durante il set di Adam Beyer siamo riusciti a rubare per pochi minuti Joseph Capriati per un incontro che è stato veramente piacevole. Non c’è bisogno di alcuna presentazione per questo Dj, leggiamo piuttosto che cosa ha da dirci.
Ciao Giuseppe e benvenuto su Soundwall!
Sei una giovane stella della scena Techno e rappresenti l’orgoglio italiano: come ci si sente a festeggiare i 15 anni di un’etichetta importante come la Drumcode qui nel tuo Paese?
Drumcode è sempre stata la mia etichetta favorita da quando ho iniziato ad ascoltare e a suonare techno e ho iniziato questa collaborazione 2 anni fa con Adam Beyer e già, diciamo, ci troviamo in una solida collaborazione perché mi sta portando con lui a festeggiare questi 15 anni di Drumcode e sono comunque parte integrante dell’etichetta perché mi considera, fortunatamente dico, anche perché sono giovane, un suo coetaneo e un Dj come lui, come se avessi 20 anni di esperienza. Alla fine sono 6 anni che giro intorno ai vari continenti, quindi sono veramente contento. Per me portare Adam e Drumcode qui in Italia è una grande soddisfazione; a parte che ho sempre suonato solo all’estero fino a un paio di anni fà e poi in Italia sapete bene, sono molto schietto, si pecca di esterofilia. E’ sempre stato così: se uno viene dall’estero e costa molto in Italia lo portano; se invece è italiano, costa poco ed è un talento ovviamente non lo fanno suonare e io ho impiegato 6 anni per arrivare a suonare in Italia, tipo al Brancaleone a Roma, al Vola a Catania, al Tenax a Firenze…Quindi, sono molto soddisfatto e non me l’aspettavo! Sono cose che faccio spontaneamente! Non mi aspettavo di arrivare fino a qua, a Roma, al Brancaleone con Adam Beyer, 15 anni della Drumcode, finale in b2b…Per me è un altro mondo! Una cosa come se…è un sogno che si avvera!
Come ti è sembrato il Branca? Pro e contro, sinceramente.
E’ la prima volta che metto piede qua. Sinceramente, i pro sono che la gente è caldissima, c’è un’atmosfera incredibile. E’ da paura! I contro: un po’ magari per la legge l’impianto è troppo basso, cioè non è che è basso, ma qua ce ne vorrebbe uno da spaccare i timpani però purtroppo come sappiamo bene in Italia c’è questa situazione della legge e dell’orario, che secondo me qui dentro si potrebbe suonare tranquillamente 12 ore e invece non le possiamo fare. Ma alla fine i contro sono sempre dovuti alla legge e allo Stato, i pro sono dovuti tutti grazie al Branca e all’organizzazione.
Hai messo le tue mani sulla tua prima console a 11 anni e ora eccoti qua, uno dei Djs più brillanti del momento: pubblichi su grandi label e partecipi ai festival più famosi del mondo. Tutti ti vogliono e tutti ti cercano! Come convivi con tutto questo successo che ha sommerso la tua vita?
Guarda, ti dico… per me è una cosa che, credimi, non voglio fare il modesto, però veramente non mi sarei mai aspettato di arrivare fin qui. A parte che non sono arrivato da nessuna parte, sono solo all’inizio: mi manca ancora molta strada da fare e bisogna stare sempre con i piedi per terra ma naturalmente non far vedere che ci stai. Alla fine la musica va fatta con passione…tutti i giorni svegliarsi con quella voglia di fare perché altrimenti se credi di essere arrivato sei già finito. Comunque dagli 11 anni che avevo quando ho messo per la prima volta le mani su un piatto ad ora sono cambiate tantissime cose. Avevo 18 anni quando ho fatto il mio primo viaggio fuori dall’Italia come Dj, primo disco a 17: è stato tutto naturale. A scuola non ho mai voluto studiare e alla fine i miei genitori mi hanno sempre demoralizzato e ora sono super-fieri, queste sono cose veramente super-naturali. A volte sì, gli amici e le persone che mi sono a fianco mi fanno rendere conto delle cose che faccio, ma credimi, credetemi, non me ne rendo conto. E’ una cosa talmente naturale che quello che faccio…non lo so…ancora non so dove sono, ancora non so che sto facendo, forse fra qualche anno lo capirò. Per ora faccio solo quello che mi ispira e che quando mi sveglio la mattina mi piace fare…non saprei cosa dire…
La passione per la produzione musicale invece da cosa è stata dipesa? Cos’è che ti ha dato lo stimolo per iniziare questa dura carriera?
E’ un po’ banale come cosa. Vicino casa mia c’era una festa di piazza, un festa d’estate e c’era un parco dove abitavano i figli degli americani della NATO, quelle famiglie che erano in Italia in missione, e c’è una festa a Luglio che sarebbe la festa del Ringraziamento e gli americani stessi organizzarono questa festa, pagando tutto loro. Ovviamente erano già avanti per quello che era ed è il mio paese, io abito in una piccola frazione di Caserta che si chiama Falciano: un paesino, che se chiedi ad un vecchio cos’è la techno dice “Ma…cos’è, una lavastoviglie o una lavatrice?”. Perciò per la prima volta ho visto un Dj suonare e da lì mi ha affascinato questa figura di questa persona che passando questi semplici dischi faceva ballare le persone. Alla fine era musica commerciale, però mi affascinava questa mano sul disco, sul vinile, mixare…non sapevo neanche cosa fosse un mixer, poi col tempo mi sono informato chiedendo un po’ in giro da quelli che ne sapevano di più e tutto è iniziato così diciamo, quella scintilla che mi ha fatto scattare questa voglia e questa passione.
Non è facile accontentare tutti e restare sempre sulla cresta dell’onda, ma sembra che tu ci riesca e anche bene visto che si sente parlare solo che bene di te. A questo punto rivelaci il tuo segreto!
(ride) …non c’è un segreto. L’unica cosa è che devo veramente ringraziare tutte le persone che mi hanno supportato fino ad ora e che mi hanno dato consigli fin dall’inizio che sono in primis Rino Cerrone, Markantonio e Marco Carola che comunque sono sempre persone che mi hanno sempre aiutato e consigliato, poi Mauro Picotto… tutte persone che dall’inizio mi hanno messo sulla retta via. Poi sono stato fortunato a collaborare con delle persone a fianco come Adam Beyer, Chris Liebing, Dave Clarke che sono tre delle persone con le quali collaboro e con i quali mi piace lavorare, sono molto fortunato. Il segreto principale è quello di non essere “cheap”… di non fare tutto quello che ti chiedono. Cioè, all’inizio è normale che un Dj/producer mandi fuori tanti dischi, tante produzioni sulle etichette che accettano i suoi pezzi, però quando poi si arriva ad un certo punto che dici “Io sto collaborando con varie etichette importanti, partecipo ai migliori festival, suono nei migliori club…”, il segreto è mai fare tante cose così, lì messe per caso: per i remix, bisogna selezionare gli artisti che remixi, selezionare le tracce che vuoi far uscire e scegliere le etichette dove vuoi rilasciarci…pochi dischi e remix all’anno, per quanto riguarda i club, mai suonare in tanti club nella stessa città, sempre uno o due, i migliori e mai far combaciare le date, essere sempre selettivi, questo è il segreto. Da lì in poi c’è sempre la buona musica e se fai buona musica con buona qualità vai avanti.
Parlaci un po’ della techno in Italia in generale.
La techno in Italia, al Sud soprattutto tra Roma e Napoli, siamo sempre stati avvantaggiati, siamo sempre stati avanti. Anche al Nord c’era la progressive mi ricordo, quando ero piccolo, c’era la Metempsicosi, il Cocoricò, Insomnia… Col tempo ovviamente anche noi ci siamo commercializzati (tra virgolette), perché sai, seguiamo molto questi Djs che fanno questa tech-house, che alla fine non è nulla di nuovo. Sono revisioni delle tracce che produceva Dj Sneak e altri produttori negli anni ’90. Però credo che in Italia siamo molto avvantaggiati e l’unica cosa che chiedo ai promoter e a tutte le persone è di non essere troppo esterofili perché alla fine, non parlo di me, perché sono veramente fortunato ora ad entrare nel giro italiano; ma c’è questa cosa di peccare tanto con l’esterofilia e paghiamo molto Djs che non vale la pena pagare, solo perché suonano ad Ibiza, solo perché suonano in questi locali “fighi”… Non paghiamoli, perché ci sono tanti talenti anche in Italia che veramente spaccano il locale, chiaramente non ti parlo di me, ma ce ne sono veramente tanti da scoprire e bisogna educare il pubblico italiano a queste cose, ché se noi li educhiamo con queste charts, con questi “Djs cool” e “fashion” roviniamo solo la scena…questa è la situazione.
Per i giovani clubbers ormai sei diventato un punto di riferimento, una sicurezza. Cosa ti senti ti dire a tutte questi “fedeli” che ti seguono?
Ai clubbers posso dire solamente grazie, perché veramente siete mitici! Soprattutto la mia città, Napoli, perché è la numero uno al mondo e lo dirò molto fiero per sempre. Napoli è la numero uno al mondo veramente! Mi vengono i brividi a parlare di Napoli, visto che è la città dove si trova il mio cuore e nella quale ho iniziato e ogni volta, tipo stasera al Branca, ci sono centinaia di napoletani con bandiere che urlano il mio nome e credetemi, è una sensazione che auguro a tutti, è incredibile. Grazie!