Spesso in questo lavoro si ha l’opportunità di parlare con persone che hanno scritto davvero una piccola, personale pagina della storia del clubbing, senza però fare troppo “rumore”. Sono coloro che “muovono i fili” e che spesso preferiscono lasciare la luce dei riflettori alle proprie creazioni piuttosto che a loro stessi. E’ il caso della famiglia Arnau, autentici antesignani di un certo tipo di clubbing in terra iberica e proprietari di locali rinomati come Florida135 e Row14, per non parlare dell’ormai celeberrimo festival di Monegros, che si tiene annualmente nel deserto e che è diventato un punto di riferimento per tutti i clubbers d’Europa. Solo un anno fa migliaia di fan, artisti ed addetti ai lavori si sono stretti intorno alla famiglia per la scomparsa ad 85 anni del suo decano, Juan Arnau Ibarz, chiamato anche amichevolmente “El abuelo del techno” proprio per l’innovazione che ha portato con le sue intuizioni nella scena spagnola. Abbiamo avuto l’occasione di fare quattro chiacchiere con Juan Arnau Lasierra, che ha da tempo in mano l’eredità di famiglia e che si è raccontato a tutto tondo: partendo da un’altra (riuscita) edizione di Monegros e del ventennale alle porte, fino ad arrivare alle sorti del Row14 a Barcellona, ultimo gioiello di famiglia, di cui purtroppo è stata annunciata per il 6 Ottobre la chiusura definitiva, dietro la quale ci sono grandi interrogativi e moltissimo rammarico, soprattutto da parte di chi quel posto l’ha vissuto ed amato con vera passione.
Inutile che ti chieda come è avvenuto il tuo primo approccio con la musica. Basta il cognome che porti a raccontare la tua storia o c’è qualcosa di curioso che vorresti raccontarci riguardo alla tua crescita musicale?
Mi ricordo di quando mio padre mi portava al Florida135 (il nostro primo club) quando ero ancora giovanissimo e mi ricordo che ammiravo dalla finestra il parcheggio completamente pieno di macchine, bus e persone che venivano da ogni parte della Spagna. E’ stato allora che mi sono reso conto che ciò che abbiamo fatto a Fraga era molto innovativo per l’epoca e ciò che ha creato mio padre è stato quasi unico. Nessuno suonava techno in Spagna a quel tempo. Quando ho compiuto 14 anni ho cominciato a frequentare il Monegros e ad andare al Florida135 ogni sabato perciò fin da giovane sono stato a contatto con la musica elettronica e la techno!
Chiamarsi Arnau nell’intrattenimento notturno spagnolo non è una cosa da niente. Fare parte di una famiglia che ha fondato e diretto alcuni dei club più famosi del paese (nonché un festival come il Monegros) è un’eredità pesante da portare sulle spalle o facilita il tutto?
Ad essere onesti è un carico abbastanza pesante da portare sulle spalle. In fin dei conti si ha sempre maggior pressione che tutto vada per il meglio. Tu provi a fare tutto al meglio delle tue possibilità per dimostrare che sai fare le cose nel modo giusto. Personalmente continuo ogni giorno ad imparare e a migliorarmi in ciò che faccio, ma non è un’industria semplice. E’ tutto in costante evoluzione quindi hai l’obbligo di essere sempre al passo coi tempi.
E proprio l’ultima edizione del Monegros si è tenuta settimane fa, ottenendo un altro sold out annunciato grazie anche ai tantissimi nomi di richiamo tra cui spiccavano i live degli Underworld e dei Public Enemy. Quali sono state le performance che ti hanno coinvolto maggiormente?
Il live dei Bloody Beetroots è sempre un grande spettacolo. Credo che abbiano trovato un ottima maniera di suonare musica elettronica attraverso un live show. Oltre a loro cito Vitalic e Feed Me per i loro visuals e i Public Enemy perché sono un evergreen.
All’interno del festival c’era anche un area chiamata “Meet the Artist” dove era possibile farsi fare un autografo e fare una foto insieme ai propri beniamini in cambio di un’offerta per sostenere Bridges for Music. Come è nata la collaborazione fra voi e questa organizzazione?
Ho vissuto per un anno a Città del Capo in Sud Africa. Valentino (Barrioseta, direttore di BFM, ndr) che è spagnolo ma vive lì, è un mio grande amico e mi ha detto che stava creando questo grande progetto e che avrebbe avuto piacere a creare qualcosa insieme anche al Monegros. Perciò abbiamo fatto tutto il possibile per aiutarlo a contattare i vari artisti e vedere chi fra di loro si sarebbe prestato a questa iniziativa. Ad essere sincero non abbiamo avuto moltissimo tempo per organizzare la cosa perché avevamo così tante cose a cui pensare nella preparazione del festival, ma fortunatamente gran parte degli artisti è stata molto ricettiva e volenterosa di partecipare.
Dopo tutti questi anni qual è il segreto per mantenere il Monegros sempre al top fra i festival europei?
Continuare a cambiare e ad evolversi, cercare di sorprendere il pubblico non solo tramite i nomi annunciati ma anche attraverso la location e tutto ciò su cui si può lavorare al suo interno (decorazioni, design dei palchi, bancarelle, performance artistiche, ecc…). L’idea è di mescolarsi per 24 ore nel mezzo del niente con persone provenienti da ogni parte del globo e passare dei bei momenti. Sono le persone a rendere il festival incredibile, sono loro la parte fondamentale dell’equazione!
Il prossimo anno Monegros compie 20 anni. Quali sono le tue aspettative per il futuro del festival? Vi accontenterete del successo o proverete a perseguire qualche nuovo obbiettivo per migliorarlo?
Abbiamo intenzione di fare qualcosa di speciale. Cerchiamo sempre di fare le cose meglio e meglio ancora anno dopo anno. Cercheremo di sorprendervi nuovamente!
Per il terzo anno il vostro gioiellino, il Row14, ha avuto un palco dedicato al Monegros. Come siete riusciti a trasportare il grande spirito di divertimento e spensieratezza che pervade le mura del locale a Barcellona?
Al momento è difficile spiegarlo, anche perché Elrow è una location al chiuso perciò è più facile lavorare sulle decorazioni e sulle performance. Quando lo si traspone su un format più spazioso come un festival open air il tutto assume toni un po’ più complicati. Ma ad esempio abbiamo avuto la fortuna di incontrare un artista sudafricano che si occupa di decorazioni per palchi di cui ci siamo profondamente innamorati perciò lo abbiamo inserito per curare lo stage di Elrow al Monegros per dare un tocco personale al tutto. Inoltre credo che ciò che sia riuscito a rendere il palco Elrow così speciale siano stati soprattutto i resident del club, che per 4 anni hanno lavorato sodo per guadagnarsi la fiducia del pubblico.
Proprio riguardo al Row14, aperto nel 2009 e diventato ormai un punto fisso del clubbing europeo, purtroppo in questi giorni ne avete annunciato la chiusura definitiva il 6 Ottobre. Mi piacerebbe chiederti quali sono state le sue origini. E’ nato come after per il Florida135 o volevate creare qualcosa di alternativo in città?
La mia famiglia è arrivata a Barcellona 10 anni fa ed eravamo già in cerca di un posto speciale in città dove organizzare qualcosa. C’è voluto un po’ ma abbiamo trovato nel Row14 ciò che stavamo cercando. Qualcosa di un po’ magico che racchiudesse musica e performance teatrali, cercando di offrire ai nostri clienti un’esperienza unica nel suo genere. Ogni evento avrebbe dovuto differire in qualche modo da quello precedente, diventando ogni volta qualcosa di unico.
Quali sono le motivazioni di questa chiusura? Dalle tue parole nel comunicato sembrava più un arrivederci che un addio. Possiamo attenderci di rivedere il Row14 magari in un’altra location?
Si, forse. Non smettiamo mai di pensare, di creare e di mantenerci alla ricerca di qualcosa di nuovo da fare. Continueremo il nostro tour “Elrow On The Road” in giro per l’Europa (Regno Unito, Francia, Italia e Olanda) in occasione di eventi speciali e festival. Inoltre continueremo la nostra avventura estiva ad Ibiza. Purtroppo non potremo continuare a Viladecans (location del Row14, ndr) dove tutto ha avuto inizio.
Personalmente ho vissuto dei momenti bellissimi là dentro. Una volta sono addirittura arrivato direttamente in aereo la mattina presto e sono tornato la sera a casa. Ho notato tra l’altro la costante presenza di ragazzi che vengono anche da altri Paesi. Ricevere la visita di molti stranieri durante l’anno al locale vi ha reso orgogliosi di ciò che avete creato?
Si, è qualcosa di speciale ed unico. Devo dire che tutto questo è stato possibile grazie a tutti colori che hanno lavorato al progetto, sia in ufficio che sul campo. Un sacco di lavoro svolto da un sacco di persone. Non avremmo potuto ottenere nulla senza il grande gruppo che c’è stato dietro le quinte. Allo stesso tempo è stato bellissimo vedere persone arrivare da tutta Europa o addirittura da altri continenti per divertirsi tutti insieme sotto il sole in un posto solo.
Avete anche creato una serata fissa El Row al Privilege di Ibiza. Come è nata questa collaborazione?
Abbiamo iniziato a collaborare 2 anni fa. Il direttore del Privilege ci chiamò e ci offrì la loro nuova sala per una residency settimanale. L’ambiente ci piaceva molto ed era adeguatamente spazioso, né troppo grande né troppo piccolo. Era ideale per dare il via ad una meravigliosa avventura sull’isola blanca.
I dj resident del Row14 sono diventati famosissimi ed ora suonano in tutto il mondo. Vi sentite orgogliosi di aver offerto spazio a talenti locali rendendoli delle autentiche star della consolle?
Abbiamo fatto il massimo per aiutarli dandogli l’opportunità di mostrare il loro talento nel nostro locale su base settimanale. Gli abbiamo offerto un palcoscenico per esprimersi, ma il resto l’hanno fatto loro attraverso il duro lavoro. Hanno faticato prima a casa, nei loro studi, per conquistare il pubblico settimana dopo settimana.
Ovviamente oltre ai resident al locale suonano anche molti guest internazionali. Ho notato che non c’è un vero e proprio target musicale, perciò quali caratteristiche deve avere un dj per essere chiamato a suonare al Row14?
Al Row14, cerchiamo di aprire la mente dei nostri clienti, musicalmente parlando. Non vogliamo limitarci ad un solo stile musicale. Siamo alla ricerca di tutti quegli artisti che possano riconoscersi col nostro pubblico in modo da farli divertire e ballare.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? C’è qualcosa che vorresti svelarci a riguardo?
Ci sono sempre nuovi progetti, qualcosa in mente lo abbiamo. Questa è la vita del promoter in questo ambiente. Non ci fermiamo mai, bisogna sempre cercare nuove idee e vedere che succede. A Barcellona abbiamo avviato un nuovo progetto, un club chiamato KER che sarà un po’ diverso dal solito. Ci abbiamo lavorato per un po’ di tempo e fortunatamente per ora procede bene. Vedremo come andranno le cose in futuro!
English Version:
Often in this business we have the opportunity to talk with people who have written their small, personal page of history, but without making too much “noise”. They are those who “pull the strings” and often they prefer to leave the spotlight to their own creations rather than to themselves. It ‘s the case of the Arnau family, true forerunners of a certain type of clubbing in the Iberian peninsula and owners of renowned venues such as Florida135 and Row14 and, last but definitely not least, the famous Monegros festival, which is held annually in the desert and has become a reference point for all the european clubbing scene. Just a year ago thousands of fans, artists and experts gathered around the family for the death of its dean, the 85 years old Juan Arnau Ibarz, also friendly called “El abuelo techno” because of the innovation that has brought with its insights into the Spanish scene. We had the opportunity to have a chat with Juan Arnau Lasierra, which has since a long time the family inheritancein his hands and that has well-rounded told about his life and projects: starting from another (successful) edition of Monegros and his twentieth anniversary coming next year, up to the fate of the Row14 in Barcelona, Arnau family’s most recent gem, which, unfortunately, has announced its final closure on October 6, behind which there are big questions and much regret, especially by those that have lived and loved with passion that venue.
Can just your surname tell much of your story or is there something interesting that you want to tell us about your musical growth? Which was your first encouters with music and business?
Juan Arnau Lasierra. I remember my father taking me around Florida135 (our first club) when i was really young, and I remember seeing from my window the carpark from the club completely full of cars, buses and people coming from everywhere around spain (thats when I realize that what we had done in Fraga was much ahead of its time and what my father had done was quite unique. No one was playing techno in Spain at that time…) When I turned 14 I started going to Monegros and Florida135 every Saturdays so from a very early age I got exposed to electronic music and techno!
Being called Arnau in spanish night’s entertainment is not a small thing. Being part of a family that founded and directed some of the most famous clubs in the country (as well as festivals like Monegros) is a heavy legacy to carry on your shoulders or it facilitates the whole job?
To be honest its quite difficult, its quite a heavy load on your shoulders . In the end you feel much more pressure to do things right, you try to do everything the best you can to show that you can do things well. I try to keep on learning and making things better, but its not an easy industry. Its constantly evolving so you have to be very always on point.
The latest edition of Monegros took place a few weeks ago, getting another announced sold out thanks to the many names which featured live acts like Underworld and Public Enemy. Which were your favourite performances?
The Bloody Beetroots Live is always quite a show – I think they found a great way for an electronic band to do a live show. Vitalic and Feed Me for their visuals and Public Enemy cause its a classic.
Within the festival there was also a tent called “Meet the Artist” where people could get a autograph and take a picture together with their heroes in exchange for an offer to support Bridges for Music. How has the collaboration between you and this organization started?
I lived for one year in Cape Town South Africa. Valentino who is spanish but live in cape Town as well is a good friend of mine and he told me that he was creating this great project and that he wanted to do something at Monegros. So we tried to help him set up a stand and contact all the artists and see if they would be up for it. To be honest we did not have much time to organize it cause we had so much more stuff to deal with for the festival but luckily most of the artists were quite receptive and wanted to do it.
After all these years, what is the key to maintain Monegros always at the top of the European festivals’ scene?
Continuous change and evolution, the drive to surprise people no only regarding the artists that we are booking but also the venue and all you can do with it (decoration, stage design, stands), art performances etc…. The idea is to mix for 24h in the middle of nowhere with people from all over the world and have a good time. People make the festival incredible – they are the most important part of the equation!
Next year will be the 20th anniversary of Monegros. What are your expectations for the future of the festival? Will you keep the original format or you will seek some new aim to improve it?
We want to do something special, we always try to do thinks better and better every year, so we will try to surpise people again!
For the third year your absolute gem, the Row14, had a dedicated stage inside Monegros. How were you able to convey the great spirit of fun and light-heartedness that permeates the walls of the venue in Barcelona?
Actually its quite hard because Elrow is a closed venue so its easier for us to come up with a concept, decorations and performances.. so to take it to a much bigger format which is a festival it is quite hard… but for example we had the chance to meet this artist from South Africa who design stages decorations that we really loved so we included it to Elrow stage to give it a special feel… and we also get companies to perform as in the Row… I guess what also makes Elrow Stage special is the residents of the club, they worked hard for 4 years to get the loyalty of the crowd.
Just about the Row14, opened in 2009 and now become a fixed point in the European clubbing, in these days you announced its final closing on October 6th. I’d like to ask what were its origins. Was it born just as an after for the Florida135 or did you want to create something alternative for the city?
My family came to Barcelona 10 years ago and we were already looking for a special place to do something in the city of Barcelona. It took us a while but we found in Elrow what we were looking for something special, a little bit magic mixing music, theater, performances, just trying to give our clients the most unique experience… every event should be something different in a way…
Which are the reasons behind this end? Your words in the press that looked more like a “see ya” than a definitive goodbye. Can we expert to see Row14 maybe in another venue?
Yes, maybe, we never stope thinking, creating, and looking for specials things to do. We will continue “Elrow On The Road” outside of spain (Uk, France, Italy, Holland) for special events and at festivals and also every summer in Ibiza, this will continue. But unfortunately we won´t be continuing in Viladecans… where it all began.
I have personally experienced some wonderful moments in there. Once I even arrived directly by plane early in the morning and returned in the evening at home after the party. I have noticed the constant presence of clubbers coming from abroad. Being visited by so many foreigners during the year does make you proud of what you have created?
Yes its something special and unique. I have to say that this has been done thanks to all the people that have worked on the project – in the office and in the venue… A lot of effort by a lot of people. We could not have done it without the great team behind. But it was great to see people come from everywhere around Europe and sometimes all around the world and have fun all together in one place under the sun.
You have also created a weekly El Row night at Privilege, Ibiza. How did this collaboration come about?
We started 2 years ago, the director of Privilege at the time called us and offered the new room for a weekly event. We like the room a lot and it had a good capacity not too big not too small. Perfect to start a beautiful adventure on the white island.
The resident djs of Row14 have now become famous and they have played all around the world. Do you feel particullary proud to have offered space to local talents and making them world famous stars?
We did try to help them by giving them the opportunity to showcase their talents in our venue on a weekly basis, we gave them a platform to express themselves but the rest of the work came from them… they worked hard had home, in their studios, producing etc… and more especially every week to conquer the public.
Of course, in addition to the residents you also host many international guests. But I noticed that there is not a real musical target, so what requirements should have a dj to be invited to play at Row14?
At Elrow, we try to be open minded in terms of music, we don’t want to close ourselves to only one style of music. We look for any kind of artists that can connect with our public and keep their happy and dancing.
What are your plans for the future? Is there anything you would like to reveal to us about it?
We always have new projects, always have something in our heads, that’s the life of a promoter in this industry. You never stop, you always have to look for new ideas and see what is happening. In Barcelona we have started a new project, a new club called KER which will be a bit different. We have been working on it for a while – hopefully it goes well. Let´s see how it goes.