Quando si parla di una personalità come Juan Atkins le introduzioni dovute sono davvero poche. Che lo si conosca sotto i nomi di Cybotron, Model 500 o Infiniti, la sostanza non cambia. Quello che gli interessava da ragazzo, agli esordi, era solamente fare musica, creare, ricercare… Da lì si è poi costruito un pezzo di storia. E in un certo senso la sua città, Detroit, è la seconda protagonista di questa storia, proprio questa gli ha dato la spinta attorno alla quale costruire la sua musica.
Ciao Juan, benvenuto su Soundwall, come va?
Qui tutto bene grazie, voi?
Bene, cominciamo a parlare della tua città, Detroit. La sentiamo nominare continuamente in questo ambito musicale, ma qual’è il tuo rapporto con la città?
Questa è una domanda molto interessante, perchè ovviamente la città in cui cresci ti influenza, quindi posso dire di essere molto legato ed affezionato a Detroit, del resto ho passato lì la mia infanzia.
Tuo padre era un organizzatore di concerti e tu da piccolo hai imparato a suonare la batteria, la chitarra e il basso, quindi possiamo dire che sei sempre stato vicino alla musica…
Beh sai sono sempre stato a contatto con la musica, fin da quando ero molto piccolo. Suono e compongo da quando ero ragazzo, mi sono avvicinato alla chitarra elettrica grazie a mio padre. E’ una cosa che ha sempre fatto parte di me posso dire.
E per quanto riguarda i tuoi primi contatti con la musica elettronica? Hai detto che per te è stato come ascoltare un “atterraggio UFO”. E’ una descrizione curiosa…
Hehehe sì, posso affermare di essere molto affascinato dall’elemento spaziale, che ricorre spesso nei mie lavori, dai suoni ai titoli. Il primo strumento elettronico con il quale venni a contatto era un Korg, mi ricordo che mi divertivo molto a suonarci e a sperimentare suoni strani.
Com’è stato per te passare dagli strumenti che eri abituato a suonare ai sintetizzatori?
Per me si trattava sempre della stessa cosa: fare musica. Era come un’abitudine. Per i miei primissimi lavori usavo l’attrezzatura che potevo permettermi, ed era appunto il sintetizzatore Korg.
Agi inizi sperimentavi molto con diversi suoni e stili e ti presentavi sotto diversi nomi, Cybotron, Model 500, Infiniti. Cosa ricercavi e cosa tentavi di esprimere?
Non avevo un obiettivo preciso, qualcosa che volevo esprimere, non ricercavo niente, non avevo formule. Ai tempi la mia era pura curiosità, quello che mi interessava davvero era fare musica, tirare fuori un qualcosa di mai sentito, per questo tentavo continuamente nuovi abbinamenti di suoni.
Come si è evoluta poi la tua strada musicale?
Volevo suonare, comporre musica, quindi mi esercitavo a mettere insieme i suoni elettronici con questo mio sintetizzatore. Il mio primo disco era fatto interamente di suoni elettronici, e c’era questo dj in radio che io e i miei amici seguivamo, Electrifying Mojo, a cui proposi il disco e lui lo passò nel suo programma radiofonico.
E che ci dici dell’atmosfera dei club ai tempi?
Detroit non era una città facile nella quale vivere e crescere, non si respirava una bella atmosfera. Così la gente, suppongo, cercava rifugio nei club. Erano ragazzi giovani, entusiasti della musica, che era una musica nuova.
In un’intervista di molti, molti anni fa hai detto: “La musica non è per tutti. Alcune persone si accontentano semplicemente del pop quotidiano, non hanno una mentalità abbastanza aperta per prendere in considerazione le novità”. Oggi come la pensi?
E’ passato molto tempo da allora, oggi viviamo in tempi diversi, le persone si sono abituate a questo tipo di sound, sono anche più vicine alla tecnologia, quindi adesso la situazione è migliorata, qualche passo avanti l’abbiamo fatto.
Europa e America, due mondi diversi, due culture diverse, due modi di vivere diversi. Come confronti questi due continenti e la loro musica?
Europa e America si sono influenzate e si influenzano a vicenda. L’America è un paese molto grande e riesce a dividere le correnti musicali. Come ho già detto quando ero giovane non era per niente facile vivere in una città come Detroit, ma c’era una bella atmosfera per fare musica. L’Europa è notevolmente più piccola, quindi le cose si mescolano più facilmente tra di loro. Lì le città e i paesi sono ben distinti, ognuno ha la sua cultura, il suo modo di vivere. Ho un bel rapporto con l’Europa, la apprezzo molto, è sempre bello andare in tour lì. Ogni volta che sono stato lì mi sono divertito, mi piace davvero tanto.
Cosa ricercano oggi le persone nella musica elettronica?
Questa è una domanda difficile, davvero non saprei che dire.
Qual’è il futuro della musica elettronica? Credi che sia una scena ancora in evoluzione?
Sicuramente ancora oggi vogliamo e stiamo cercando dei suoni nuovi, è una ricerca che faccio io per primo. Il futuro di questa musica lo vedo in modo positivo, inserito in un contesto evolutivo.
Grazie a Juan Atkins
English Version:
When it comes to Juan Atkins, well, he needs no introduction. Maybe you know him as Cybotron, Model 500 or Infiniti, but there is no difference, the genius does not change. When he was very young, starting out, he was interested in making music, creating, experimenting… And so the story goes. We can say that Detroit, his city, is one of the main characters in this story, giving him the inspiration to create his music.
Hello Juan and welcome on Soundwall. How are you?
I am fine thanks, and you?
Well, let’s start talking about your city, Detroit. We hear a lot about it, especially in this musical contest, so what is your relationship with the city?
This is a very interesting question, because obviously the city where you grew up influence you a lot, so I can say that I am very bind to Detroit, after all I spent my childhood here.
Your father was a concert promoter and you learned to play drums, guitar and bass, so you have been always very close to music. How did this influence you?
Well, you know, I have always been close to music since I was a kid. I am playing and composing since I was very young, I approached the electric guitar thanks to my father. It is something that has always been part of me I can say.
And what about your very first contact with electronic music? You said that it was like listening to a “UFOs landing on records”. This is a funny description…
Hehehe yes, I can say that I am very fascinated by the space element, for sure. You can find it in my works, like sounds and titles. My first contact with an electronic instrument was a Korg, I remember that I had a lot of fun playing and experimenting with its weird sounds.
How was moving on from the instruments you played to synthesizers?
For me it was all about the same thing: making music. It was like a habit. For my first works I used an equipment that I could afford, and it was the Korg synthesizer.
At the beginning you were experimenting a lot with sounds and styles, and monikers like Cybotron, Model 500, Infiniti. What did you want to express?
I didn’t have any particular goals, something that I wanted to express, no formulas. In those days I was only curious, I was very interested in making music, I wanted to create something never heard before, so I was constantly trying new combinations of sounds.
And how did this path evolved?
I just wanted to play, to compose music, so I practiced with putting together electronic sounds with my synthesizer. My first record was made entirely of these electronic sounds, and there was this DJ on the radio that my friends and I were listening to, Electrifying Mojo, so I took the records to him and he began to play it on his radio show.
What was the atmosphere in clubs during the beginning of your career?
It wasn’t easy to live and to grow up in Detroit, there wasn’t a great atmosphere. So people, I suppose, went to clubs to take refuge. There were young people, hot for and crazy about music, because it was a new kind of music.
In an interview many years ago you said: “The music is not for everybody. Some people are perfectly content with the everyday pop, they don’t have an open enough mind to consider something new”. What do you think today?
Well, it is been a long time ago, times are different now, so people have become more familiar with these sounds and technology, I think, so the situation has now evolved, we made good steps forward.
Europe and America, two different worlds, two different cultures, two different ways of life. How do these continents and their music differ from each other?
Europe and America influenced and are still influencing each other. America is a very big country and usually it divides musical genres and industry. As I said before, when I was young I was not easy to live in cities like Detroit, but there was a nice atmosphere for making music. Europe is considerably smaller, so things here are mixed more easily with each other. There cities and countries are quite different, every country has its own culture, its ways of life. I have a good relationship with Europe, I like it very much, it is always nice to be on tour there. Every time I was there I had a lot of fun, I really like it.
What are people looking for today in electronic music?
This is a hard question, I really don’t know what to say.
How do you see the future of electronic music? Do you think that is a scene still in progress?
Definitely. We still want and we are still looking for new sounds, and so do I today. I see the future of this kind of music in a positive way, in a development context.
Thanks to Juan Atkins