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[tab title=”Italiano”]Non saranno tipi loquaci ma certo Juju & Jordash sono attualmente tra i più validi live performers della scena elettronica in Europa. Un affiatamento senza eguali ereditato da un insolito background jazz, una miriade di strumentazioni (per lo più analogiche) e l’assoluta improvvisazione sono solo alcune delle componenti che hanno reso tutto più interessante all’orecchio di chi non li conosceva e di chi invece ha imparato a conoscerli e se n’è subito innamorato, chiedete per esempio ai ragazzi di Dekmantel. Chi si limita a considerarli fenomeni soltanto all’interno dei confini nazionali, forse non ha ancora avuto modo di sentirli dal vivo, magari sotto le veci di Magic Mountain High, il progetto con Move D nato dopo la loro prima apparizione al Dancity di Foligno nell’ormai lontano 2008. Tra una sessione e l’altra hanno parlato delle loro origini e della loro crescita.
Conosciamo ormai Juju & Jordash come realtà affermate ma non abbiamo molte informazioni di Gal Aner e Jordan Czamanski. Quando vi siete incontrati per la prima volta e come è nata l’idea di trasferirsi da Israele ad Amsterdam.
Jordan: Ci siamo incontrati a metà degli anni ’90 ed entrambi ci siamo trasferiti nei Paesi Bassi per diversi motivi personali.
Quando è nata l’idea di iniziare a produrre realmente musica elettronica? E’ stata la vostra prima reale volontà o qualcosa che è sfociato dopo? So ad esempio che qualche anno fa avete avuto modo di lavorare anche alla colonna sonora di un film.
Jordan: Facevo musica con roba elettronica fin da adolescente. Poi con Gal a fine degli anni ’90 ci siamo interessati al jazz. Pochi anni dopo, quando Gal ha iniziato ad interessarsi alla musica dance ci siamo dedicati completamente ad essa.
C’è chi sostiene che per produrre musica elettronica non è necessaria alla base alcuna conoscenza di teoria musicale. Basandovi sulla vostra stessa esperienza cosa rispondereste?
Gal: Credo che non avere nessuna base teorica possa funzionare per alcune persone molto appassionate e dotate di un buon orecchio. Nella peggiore delle ipotesi si può lasciare passare il del gatto sulla tastiera e vedere cosa ne viene fuori. Alcune basi di teoria musicale però possono solo aiutare e dare più idee, almeno inconsciamente.
Proprio in merito a quest’ultimo punto… L’EP “Unleash The Golem” non era un semplice disco fine a se stesso ma un progetto che in realtà ripercorreva il passato della vostra terra di origine, nel quale voi stessi vi siete identificati lavorandoci con grandissimo entusiasmo. Può considerarsi la vostra musica un mezzo per trasmettere qualche messaggio o per approfondire determinati temi?
Jordan: Non lo so, non è che vogliamo per forza insistere su determinati argomenti, ma capita che a volte ne tocchiamo alcuni che ci interessano.
Lavorare assieme molte delle volte agevola il tutto in termini di creatività, ma tante altre può creare anche accesi dibattiti. Ci sono state occasioni in cui non eravate d’accordo? In che modo riuscite a mantenere un equilibrio e armonia nelle vostre sessioni?
Jordan: Fin qui tutto bene… credo che le nostre personalità siano abbastanza differenti da permetterci di continuare a lavorare insieme per tanti anni.
Ascoltando il vostro disco di esordio su Dekmantel, “Deep Blue Meanies” esce un preciso ritratto di voi come artisti e performers. Ovvero artisti che amano sorprendere con dei colpi di scena all’interno delle proprie tracce, non con i soliti beat e bassline incessanti e pochissime variazioni. Queste interpretazioni a volte risultano però difficili da comprendere all’interno di un club. Come spiegate questo vostro particolare approccio e quali importanza date alle eventuali critiche?
Gal: Cerchiamo solo di fare musica emozionante per noi e non noiosa anche dopo molteplici ascolti, a casa o in un club. In realtà non abbiamo un piano di azione specifico.
Jordan: La musica dance non deve essere sempre noiosa e stereotipata, deve essere anche un po’ improvvisata.
Una domanda sorge spontanea, voi dediti in maniera ossessiva all’analogico, come avete reagito all’introduzione del mercato delle nuove Roland Aira. Voglio dire, già molti produttori noti si sono espressi elogiandone le potenzialità, altri invece sono rimasti piuttosto scettici ricordando l’animo digitale di queste nuove macchine. Qual è la vostra opinione in merito?
Gal: Prima di tutto non ci piacciono soltanto strumentazioni analogiche. Non usiamo laptops, ma c’è un sacco di roba digitale che usiamo dal vivo, la Yamaha DX11 o TR707 per citarne un paio. Non ho avuto ancora la possibilità di provare la Aira TR8. La TB3 sembrava abbastanza decente, ma non posso dire che ne sono alla disperata ricerca. Però, sono felice che questi strumenti siano sul mercato. Si potrebbe abbassare i prezzi degli originali o almeno dare a molte persone la possibilità di avere un’interfaccia drum machine/bassline facile da usare.
Live significa avere tutto sotto controllo, prima di esibirsi, specialmente per quanto riguarda l’acustica. Per questo il soundcheck è una fase fondamentale per la riuscita di buona esibizione. Quali sono i fattori a cui prestate maggiore attenzione e quali sono le precise fasi che solitamente seguite durante sound-check fino ad arrivare a “ok, siamo pronti”?
Gal: In realtà, non è sempre tutto così sotto controllo. Il nostro spettacolo è improvvisato, usiamo un sacco di attrezzature esterne e quindi possono succedere cose inaspettate in ogni serata. Quando arriviamo in un club per prima cosa ci assicuriamo di avere abbastanza spazio per esibirci comodamente e che tutta l’attrezzatura sia presente e funzionante. Poi è una questione di collegare e accendere ogni strumento, accertandosi che tutto suoni bene in maniera tale che possiamo sentire noi stessi in modo chiaro dalle casse. Da quel momento siamo praticamente pronti.
Senza scordare poi che in realtà siete anche molto richiesti come dj. Quali sono gli aspetti positivi che riscontrate quando vi esibite come dj?
Gal: Sicuramente facciamo un soundcheck più breve e possiamo svariare più liberamente tra diversi generi musicali.
Mi interessa approfondire con voi quanto di buono offre la scena elettronica olandese in termini di artisti e soprattutto di eventi tra festivals e serate. A vostro parere è cresciuto il movimento in questi anni e se sì, in che modo?
Gal: La scena elettronica in Olanda ha una lunga storia. Negli ultimi 2-3 anni sono nati un paio di nuovi clubs e ci sono sempre più persone giovani che conoscono e apprezzano questo tipo di musica, per cui forse si percepisce una sensazione di una club culture più vivace e attiva.
Non possiamo tralasciare Magic Mountain High, il progetto con Move D. Come è nata l’idea di collaborare assieme e come si è evoluta nel tempo.
Gal: Abbiamo incontrato David alcuni anni fa in un festival a Foligno (Dancity, ndr) in cui ci esibivamo entrambi e siamo diventati amici abbastanza rapidamente. Alcuni mesi dopo siamo andati per un paio di giorni nel suo studio. Poco dopo, i nostri amici di Dekmantel ne hanno sentito parlare e ci hanno offerto di ricostruire più o meno il nostro studio sul palco esibendoci dal vivo ad uno dei loro eventi. Quindi da quel momento siamo stati sempre da lui godendo ogni momento.
Cosa ci dobbiamo aspettare nei prossimi mesi da voi tra nuove releases, remix e progetti?
Gal: Attualmente stiamo lavorando al nostro prossimo album. Intanto usciranno alcuni remixes che abbiamo fatto recentemente, uno per Ultramarine (su Real Soon) e uno per Caswell James (su Sud Electronic).[/tab]
[tab title=”English”]They may not be really talkative but for sure Juju & Jordash are currently two of the best live performers of the electronic scene in Europe. Perfect compatibility inherited from an unusual jazz background, a lot of instruments (mostly analog) and the absolute improvisation are just some of the components that have made them more interesting to the ear of those who didn’t know and those who learned to know and fell in love with them, for example, ask to Dekmantel guys. Who is limited to consider them only inside their national borders, perhaps has not yet had the opportunity to hear them live, even as Magic Mountain High, the project with Move D born after their first appearance at Dancity festival in Foligno (Italy). During one of their music sessions, they spoke about their origins and growth.
Now we know well Juju & Jordash as artists but we do not so many infos about you guys, Gal Aner and JordanCzamanski. When did you meet for the first time? When and why do you decide to move from Israel to Amsterdam?
Jordan: We met in the mid ’90s. I guess we each moved to the Netherlands for different personal reasons.
When the idea to start producing electronic music was really born? Was it your first real desire or something thatmatured later? I know you were part of a jazz trio in the past and i also know your appreciation for film soundtracks…
Jordan: I’ve been recording music with electronic stuff since I was a teenager. Gal and I were jamming jazz stuff in the late 90s (?) and and a few years later when Gal got into dance music we started doing like that together as well.
There is who claims that for electronic music production is not necessary any knowledge of music theory. Basing on your own experience what is your reply?
Gal: I guess it can work for some people that have a good ear and are passionate enough about it. Worst case scenario – let the cat step on the keyboard and see what will come out. Some basic music theory can only help and give you more ideas though, at least subconsciously.
Referring for example to “Unleash The Golem” EP. It was not a simple record but a real project that actually retraced the past of your motherland, in which you have identified yourself working on it with great enthusiasm. Can yourmusic be considered a way to convey some message to the listeners or to focus on specific topics?
Jordan: I don’t know… it’s not that we are trying to push a specific agenda. Sometimes we touch upon topics that interest us.
Working together many times facilitates all in terms of creativity, but it can also create some clash due to different ideas. It never happened that one of you did not agree? How do you manage the harmony in your sessions?
Jordan: So far so good… I guess our personalities are different enough to allow us to keep working together for so many years.
Listening to your debut album on Dekmantel, “Deep Blue Meanies” comes an accurate portrayal of you as producers and artists who like to surprise the listeners, not with the usual beats and basslines. Not really and only “club” interpretations. How do you explain your way of producing? What could you say to people who don’t understand this music side?
Gal: We just try to make music that is exciting to us and not boring also after multiple listens, either at home or in a club. We don’t really have a specific game plan.
Jordan: Dance music doesn’t have to be so boring and formulaic. Live a little.
We know and we see it. You are obsessively devoted to analog sequencers and synthetizers, how did you react to the introduction of new Roland Aira stuff. I mean, many well-kwown djs and producers have praised their potentials, while others remained more skeptical recalling the “digital soul” of these new machines. What is your opinion?
Gal: First of all it’s not only analog gear that we like. We don’t use laptops but there is a lot of cool digital stuff we use live, the Yamaha DX11 or TR707 to name a couple. I haven’t had a chance to play with the Aira TR8 yet. The TB3 sounded pretty decent but I can’t say I’m desperate for one. I’m happy that this stuff is on the market though. It might lower the prices of the originals or at least give many people the chance of an affordable, user friendly drum machine/bassline interface.
“Live” means have everything under control, before you perform, especially regarding to the acoustics.So, soundcheck is a crucial step for the success of good performance. What are the things to which give more attention and what are the exact steps that you usually follow during soundcheck until you say “ok, we’re ready”?
Gal: Actually, it’s not always so under control. Our show is improvised and we use a lot of outboard equipment, so many unexpected things can happen every night. When we come to a club we first make sure that we have enough room to play comfortably and that all the gear is there and working. Then it is a matter of connecting it all to the board, tuning, making a rough balance that sound good on that specific PA and making sure we can hear ourselves clearly on the monitors. By that time we are pretty much ready.
Sometimes you are also playing as djs. What are the positive aspects that observed as djs that you don’t find as live perfomer?
Gal: we can have a way shorter soundcheck… and more freely jump between musical styles.
I’m really interested to go deeper with you talking about the Dutch electronic music scene in terms of artists and especially of events including festivals and gigs. Is the electronic movement grown in recent years (especially in Amsterdam) and if so, in what way?
Gal: The electronic movement in the Netherlands has a very long history. In the last 2-3 years there are a couple new venues, and more young people in the crowd that knows and appreciate the music so there is maybe a feeling of a more lively club culture.
We can not leave out Magic Mountain High, the project with Move D. How was born the idea of working together andhow it has evolved over time?
Gal: We met David a few years ago in a festival in Foligno, Italy in which we both played, and pretty quickly became friends. Some months later we came for a few days of jamming in his studio which was great as well. Soon after ,our friends at Dekmantel heard about it and offered us to more or less build our studio on stage and jam it out in one of their events. We’ve been at it ever since and enjoying every moment.
What can we expect from you in the upcoming months? Any plan for new album, releases, remixes and projects?
Gal: We are currently working on our next album. A couple of remixes we made recently will be out soon, one for Ultramarine (on Real Soon) and one for Caswell James (on Sud Electronic).[/tab]
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