La scena campana da sempre è la patria della musica. E chiaramente chi meglio di Rino Cerrone e Markantonio non potevano rappresentarla al meglio? La coppia che scoppia: i Junction Hands. Su di loro si trova ben poco scritto, ma non c’è neanche molto da leggere visto che basta solamente ascoltarli per rimanere stupiti a bocca aperta! Un’intreccio di groove, loops e sana techno hanno incantato i clubbers di tutto il mondo con i loro intrighi tra vinili (prima), traktor (oggi) e mixer. Insomma, con tutta quella roba su un tavolino non ci si raccapezzerebbe molto, ma sembra che il livello di conoscenza e la destrezza del duo italiano sia abbastanza alto da potersi permettere una bella tavola imbastita di cavi, jack, canon…e musica!
Com’è nato il progetto Junction Hands e quali cambiamenti ha subito nel corso del tempo?
R: Il progetto è nato nel 2004, con lo scopo di cercare di fare qualcosa di diverso dal solito back-to-back, e cioè di creare un unico suono con 6 Technics e due mixer, cosa che ci riusciva molto naturale avendo un buona affinità musicale e passando molto tempo insieme in studio. A quei tempi suonavamo con il nostro amato vinile e con velocità che a volte superavano i 140bpm! Oggi suoniamo con il traktor cosa che magari è meno spettacolare da vedere, ma che ci da molta qualità in più sul sound che riusciamo ad ottenere, grazie al supporto di loops, samples ed effetti che rendono ancor di più i nostri set unici ed irripetibili.
M: Il progetto è nato quasi per gioco nel 2004. C’era e c’è molta affinità con la musica e decidemmo di provare a suonare assieme. All’epoca suonavamo con i vinili. Oggi usiamo Traktor ed i controller ma il divertimento per me è aumentato perché non dovendoci concentrare troppo sul mettere a tempo la musica riusciamo a prestare più attenzione sul come ottenere un sound unico fatto da due teste e 4 mani.
Siete parte importante della scena musicale partenopea ormai da molti anni. Come mai nella vostra area si è sviluppato un tasso così alto di producer techno? Non è da ieri che la Campania sforna grandi artisti di tutti i generi…
Questo crediamo sia dovuto ad una serie di cose: degli esempi di dj’s di successo da seguire, dei buoni promoter che organizzano grandi eventi, delle buone etichette, un ottima scuola che forma i futuri producer con degli insegnanti molto competenti. Ed ecco molti bravi producers.
Come si spiega tutto questo ammasso di giovani che si buttano nel mondo del djing tralasciando molte volte il fatto che il suonare senza il produrre è quasi inutile e poco redditizio? E poi perché tutta questa moda? Rovinano la scena musicale, il troppo storpia.
Onestamente non sappiamo bene perché gli altri iniziano a cimentarsi con il mixing. Però crediamo ci siano due tipi di figure in questo mondo. Il dj che per farsi conoscere al grande pubblico ed espandere la sua fama si mette a produrre e il producer che per guadagnare più soldi si mette a fare le serate. Riguardo alla moda, la risposta è una sola, oggi i big dj’s sono delle persone ricche e privilegiate che postano il loro jet privato o la villa con la piscina sui social e dunque per un ragazzo è facile desiderare tutto questo, senza sapere che però non tutti riescono, anzi in pochissimi.
In che modo impostate i vostri live/set? Gira voce che siete fenomenali!
R: Diciamo che la nostra impostazione e solo preparaci un buon intro in studio, poi l’energia che ci trasmette la gente nei clubs fa il resto.
M: Hahah, non è che impostiamo molto. Già dalla prima volta che entrammo in un club e suonammo con i piatti, non abbiamo mai programmato nulla eccetto i primi due dischi. Però in compenso ci scambiamo molta musica e di conseguenza conosciamo bene i gusti l’uno dell’altro.
A proposito di esibizioni. Il 21 luglio siete stati presenti al “Make Some Noize” insieme a Boys Noize, Alan Fitzpatrick, Mark Broom, Gaiser, The Advent, Speedy J e Len Faki. Una line up da far paura anche ai più audaci: impressioni?
R: Cool!! Ci siamo divertiti molto!
M: E’ stato un bel festival con un bel numero di presenze e una ottima line up. Colgo l’occasione per ringraziare i tanti fan di Napoli che ci hanno seguito nella capitale.
Qualche parola sull’altro.
R: E’ un grande!
M: Un grande Artista, che si supera come persona.
A produzioni (come Junction Hands) come siete messi?
Maluccio ma quest’inverno ci daremo da fare.
NuT Academy.
R: Una realtà napoletana che ci rende fieri di essere napoletani!
M: Uno degli elementi fondamentali per la città a far si che nascano producer che sanno tecnicamente cosa fare. E molte volte quando il binomio tecnica-arte si unisce si ottiene una qualità eccellente nel campo delle produzioni.
Dateci qualche anteprima prima di lasciarci!
Più che un anteprima vi facciamo una promessa: ci daremo da fare per far uscire nuove produzioni al piu presto.
Ciao e a presto!
Un saluto a tutti gli amici di Soundwall! Ciao!