Con il suo primo disco “The Sad Piano” Justin Martin ha cominciato la sua carriera con un botto. Come qualcuno che va a giocare a bowling per la prima volta e fa cinque strikes in fila, Justin non poteva davvero sperare in un migliore esordio. Traendo energia dalla scena underground di San Francisco ed avendo quale mentore ed amico il super produttore Claude VonStroke, Justin é stato profondamente coinvolto nello sviluppo della Dirtybird Records, apparendo sulle prime quattro uscite della label. La realizzazione di una serie di EP a proprio nome gli ha fatto guadagnare il rispetto tra i colleghi djs e i pezzi grossi della scena. Nel 2010 l’invito a mixare per il famoso “Essential Mix” di Pete Tong e la copertina di DJ Mag ne hanno suggellato il successo. Justin ha fatto uscire altri due fortissimi EPs su Dirtybird in collaborazione con il suo protetto Ardalan. A questi é seguito poi il brano “Lezgo”, una produzione dall’appeal trasversale che ha trovato posto nelle valigie di un mucchi di djs durante tutto il 2011. Assieme al formidabile arsenale di produzioni originali, Justin è anche conosciuto per le sue colaborazioni con il fratello Christian sotto lo pseudonimo di Martin Brothers, producendo hits dalle influenze hip-hop quali “Duckface”, “Stoopit” e “Dum”. Justin ha anche lasciato il segno remixando classici come “Nude” dei Radiohead, “Mushrooms” di Marshall Jefferson e “Revox” di TG, oltre ad aver prodotto remixes per etichette del calibro di Fools Gold e Greco Roman, confermandosi come l’uomo a cui rivolgersi per far diventare delle grandi tracce ancora piu grandi. In occasione dell’uscita del suo album di debutto “Ghettos And Gardens” lo abbiamo intervistato per voi.
Ci racconti qualcosa riguardo al tuo background musicale ed i tuoi inizi come dj e produttore?
Beh, ho sempre raccontato che ho iniziato suonando pentole e padelle a due anni… ed é vero! Vengo da una famiglia molto musicale. I miei genitori ascoltavano a tutto volume di tutto, dal rock alla classica e la collezione di vinili di mio padre era pazzesca. Era un collezionista e possiede praticamente ogni singolo album di classic rock esistente sulla faccia della terra. I miei genitori hanno fatto prendere lezioni di piano a me ed a mio fratello quando eravamo ancora molto piccoli. Sono passato poi al saxofono ed ero molto appassionato di jazz fino a quando non mi sono innamorato della drum and bass all’età di 15 anni e sono entrato nel mondo del djing. Per molti anni è stato solo un hobby da cameretta, fino al 2002 quando ho comprato il mio primo computer ed ho cominciato a produrre musica house. Nel 2003 ho avuto un gran colpo di fortuna ed ho firmato con la label Buzzin’Fly, di proprietà di Ben Watt, per il brano “The Sad Piano”.
Nel 2005 hai realizzato il tuo primo EP su Dirtybird. Ci racconti degli anni passati tra quell’uscita e il tuo album di debutto “Ghettos And Gardens”?
Sai, negli ultimi sette anni ho cercato di trovare il mio sound e maturare come artista. Sono stato molto in tour e prodotto un sacco di singoli e remixes, ma per una ragione o l’altra non sono stato in grado di raggiungere l’obbiettivo di scrivere un intero album. Non ho mai voluto ripetere la stessa cosa due volte e quando realizzi un album devi tenere d’occhio il quadro generale, non solo ogni singola traccia. Mi ci é voluto un pó prima di essere in grado di padroneggiare tutte le tecniche di studi e trovare la disciplina necessaria a scrivere un long player e contemporaneamente essere in giro in tour. Ho dovuto aspettare fino al 2010 per sentirmi sicuro del mio sound ed essere pronto per mettermi al lavoro per “Ghettos & Gardens”.
C’è una storia in particolare o un concetto dietro al titolo del tuo album?
Amo fare musica che abbia una doppia personalitá. Il mio sound è sempre stato definito “duro ma tenero”, così il titolo è il riflesso di questo fatto. È rudezza contro grazia, bellezza contro basso. In realtá il titolo dell’album mi è venuto in mente dopo un litigio con la mia ragazza. Dopo un discussione ci siamo lasciati per darci entrambi una calmata… Io sono passato dal negozio dietro l’angolo e mi sono subito comprato una bottiglia di birra ad alta gradazione alcolica mentre lei è andata a comprarmi dei fiori per scusarsi. Dopo che lei mi ha portato i fiori ed abbiamo fatto pace, mi sono accorto che di non avere un vaso per mettere dentro i fiori cosi li ho messi nella bottiglia di birra. Più tardi mi sono messo a fissare questa bottiglia con i fiori dentro e mi è sembrato che questa immagine rappresentasse in qualche modo il mio suono, qualcosa di bello che nasceva da qualcosa di brutto. Questa immagine di bellissimi fiori che crescevano fuori da una brutta bottiglia di birra a buon mercato ha portato al titolo dell’album ed è servita ad indicarne il tema generale.
Il suono del tuo album é molto ricco e stratificato. È esattamente quello che ti eri prefissato di ottenere? Qunado è durato il processo di scrittura e ancora, ci sono state difficoltá di qualche tipo?
Ho cercato di realizzare un album da ascoltare dall’inizio alla fine è lo ho voluto pieno di musica che potesse funzionare sia ascoltato con le cuffie che in un club. La parte piu difficile é stata il trovare il tempo per lavorare sulla musica mentre ero molto impegnato in tournee ma sono riuscito a prendermi un po di settimane libere qui e la per chidermi da solo in studio. Nell’insieme mi ci é voluto un anno, anche se ci sono tracce ed idee di piu di cinque anni fa.
Il tuo album include anche il tuo rifacimento di una traccia classica di Goldie, ci racconti qualcosa a proposito di questa scelta?
L’album di Goldie ‘Timeless’ é uno dei primi che mi hanno fatto interessare alla musica elettronica, ed il mio pezzo preferito da quel disco è sempre stata “Kemistry”. Fin dagli inizi sono stato massicciamente influenzato dalla drum and bass ed in particolare dal suono della Metalheadz dalle prime uscite in poi. Tutta quella drum and bass degli inizi che ascoltavo riusciva ad ipnotizzarti con melodie beatificanti per poi picchiarti sulla testa con i bassi più cattivi mai ascoltati… Questo è uno stile che ho sempre cercato di ottenere con la mia musica, cosi ho pensato che sarebbe stato figo fare un remake in chiave house di una delle prime canzoni di cui mi sono innamorato.
San Francisco gioca un ruolo importante nella tua musica. Com’è la scena musicale locale nel 2012 e più in generale, come vedi la crescente popolaritá di musica da club negli Stati Uniti?
È eccezionale! C’è qualcosa di divertente da fare quasi ogni sera della settimana a San Francisco. Amo i miei amici che vivono lì, e sembrano essere in grado di darci dentro con i party piu che in ogni altra parte del mondo nella quale sono stato! È stata anche una fantastica casa per la Dirtybird ed i nostri fans di li non hanno confronto con quelli del resto del mondo. In generale credo che la recente popolarità della dance music negli Stati Uniti sia una cosa grandiosa. Per me non c’è nulla di male se gente tipo Diplo o Skrillex riescono a rendere un intera generazione di ragazzi entusiasta per la dance music. Comunque la scena di San Francisco é profondamente radicata nell’underground. Mi piace pensarla come la Berlino degli Stati Uniti.
Che progetti hai per il futuro? Promuoverai il nuovo album come dj o in live set?
Ho un sacco di date per il tour di promozione dell’album… forse un giorno proveró la formula live ma per ora mi concentro sul djing. Riguardo a i progetti per il futuro. Ora che l’album è uscito stiamo raccogliendo remixes per uno speciale remix pack che uscirà in autunno. Quasi tutti i miei artisti preferiti sono a bordo e sono molto eccitato per questo. Una volta che il tour dell’album sarà concluso vorrei tornare in studio e cominciare il mio prossimo disco. Questi sono tempi molto eccitanti per me e sono veramente galvanizzato per essere arrivato dove sono ora. Arrivare alla fine della realizzazione di un album é stato molto soddisfacente e per ciò vi posso garantire che non sarà l’ultimo.
English Version:
With his first record ‘The Sad Piano”, Justin Martin started his career with a blast. Like someone that goes bowling for the first time and gets five strikes, Justin couldn’t really have hoped for a better entrance. Feeding off the energy of the San Francisco underground and mentored by fellow super producer Claude VonStroke, Justin was intrinsically involved with the development of Dirtybird Records, appearing on its first four releases. Releasing a string of solo EPs he gained the respect among fellow djs and heavyweight’s of the scene. In 2010 an invitation to dj mix Pete Tong’s infamous “Essential Mix” series and the front cover of DJ Mag sealed his success. Justin continued to roll out two further killer EPs on Dirtybird, which were collaborations with his protégée Ardalan. What followed was “Lezgo”, which knocked down the genre walls and pretty much remained a firm fixture in every dj’s box throughout 2011. As well as his formidable arsenal of original productions, Justin is now equally known for his collaborations with his brother Christian as Martin Brothers, producing such hip-hop influenced hits as ‘Duckface’, ‘Stoopit’ and ‘Dum’. Justin has also made his mark remixing such classics as Radiohead’s ‘Nude’, Marshall Jefferson’s ‘Mushrooms’, TG’s ‘Revox’ and remixes for labels such as Fools Gold and Greco Roman, firmly establishing himself as the man to make big tracks even bigger. We interviewed Justin in occasion of the release of his debut album “Ghettos And Garden”.
Can you tell us a little about your musical background and your beginnings as a dj/producer?
Well, I’ve always said that I started playing the pots and pans at the age of 2… and it’s true! I come from a very musical family. My parents used to blast everything from classic rock to classical music and my dad’s vinyl collection was pretty insane. He was a vinyl collector and has pretty much every single classic rock album under the sun. My parents had me and my brother both taking piano lessons from a very young age. I eventually moved on to play the saxophone and was really into jazz growing up. But it wasn’t until I fell in love with drum and bass at age of 15 that I was introduced to the world of djing. It was just a bedroom hobby for many years until 2002 I bought my first computer and started producing house music. In 2003 I caught an extremely lucky break and signed first record “The Sad Piano” to Ben Watt’s Buzzin’ Fly label.
In 2005 you made your first EP on Dirtybird. Can you give us a brief history about the years between that release and your debut album “Ghettos And Gardens”?
You know, the last 7 years have been really all about finding my sound and maturing as an artist. I have toured a lot, and released a lot of singles and remixes, but I for some reason I was never able to achieve my goal of writing a full length album. I never wanted to make the same thing twice, and when making an album you really need to look at the bigger picture, not just each individual track. It took me a while to get my studio chops down, and find the discipline to write a full length between touring. It wasn’t until 2010 that I really felt like I had settled into my own sound and was ready to make “Ghettos & Gardens”.
Whats the story behind the album’s title? Is there any kind of concept behind it?
I love making music that has split personalities. My sound has always been described as “tough but tender”, so the title is a direct reflection of that. Its grit vs grace, and beauty vs bass. I actually thought of the album title after a minor lovers spat with my girlfriend. After an argument we split ways to cool down… I went to the corner store and bought myself a 40 oz beer, and she went and bought me some flowers to make amends. After she brought me the flowers and we made up, I realized I didn’t have a vase to put the flower in so I put them in the 40 oz bottle. Later I was staring at this bottle with the flowers in it and I kinda felt like this image represented my sound in a way something beautiful coming out of something ugly. This image of beautiful flowers growing out of an ugly bottle of cheap ghetto beer eventually led to the name of the album, and ended up serving as the overall theme.
The sound of your album is very rich and multi-layered. Is that what you set out to achieve? How long was the whole writing process for you and did come up against any difficulties?
I wanted to make an album that you can listen from start to finish, and I wanted it to be full of music that can work either in the headphones or in the club. The most difficult part was finding the time to work on music during my busy tour schedule, but I took a few weeks off here and there to lock myself away in the studio. Overall it took about a year to right, although there are tracks and ideas on there from over five years ago.
Your album includes a remake of a classic Goldie track, can you tell us a little about this choice?
Goldie’s album ‘Timeless’ is one of the first albums that really turned me onto electronic music, and my favorite track from that album has always been Kemistry. I have been majorly influenced by drum and bass and particularly the Metalheadz sound from the very beginning. All of the early drum and bass I listened to had a way of hypnotizing you with blissfull melodies only to bash you over the head with the nastiest bass you have ever heard. This is a style I have always tried to achieve with my music, so I thought it would be really cool to do a house remake of one of the first songs I fell in love with…
San Francisco plays a big role in your music. How is the local scene doing there in 2012 and more in general, how do you see the increasing popularity of club oriented music in U.S.A.?
It’s amazing! There is something fun to do almost every night of the week in San Francisco. I love my friends here, and they seem to party harder here than anywhere else I have been in the world! It has also been a great home for Dirtybird and our hometown fans are like none other in the world. I think the recent popularity of dance music in the US is an awesome thing. If people like Diplo and Skrillex can get a whole new generation of kids excited about dance music than there is absolutely nothing wrong with that in my eyes. However San Francisco’s scene is deeply rooted in the underground. I like to think of it as the Berlin of the US.
What about your future plans and releases? Will you promote your album touring as dj or live-act?
I’ve got a crazy tour lined up to promote the album… maybe someday I will try a live act but for now djing is my thing. As far as future plans, now that the album is out we are getting remixes done for a very special remix pack to come out in the fall… Pretty much all of my favorite artists are on board for this so it’s very exciting. After the album tour settles down I would really like get back into the studio and start my next album. These are really exciting times for me and I am so stoked to be where I am at… Finishing an artist album was a very satisfying feeling so I guarantee you it will not be my last.