Jazz:Re:Found anno 2021 è alle porte. Un’edizione che vi abbiamo già raccontato come, sulla carta, bella come non mai (controllare qui, per credere). E in collaborazione col festival abbiamo allora voluto offrirvi un contenuto davvero speciale: le giornate del festival presentate e commentate da uno dei migliori giornalisti di settore italiani, Matteo Roma (lo leggete spesso dai colleghi di Dj Mag Italia), e ad arricchire queste presentazioni testuali delle playlist di extralusso. Ma extralusso davvero: per intenderci, in questo primo slot – dove si parla della prima e seconda giornata del festival, giovedì 2 e venerdì 3 – a selezionare i brani per voi c’è il grandissimo Lefto. Eh, tanta tanta roba.
C’è una domanda che si è fatta largo nelle nostre menti, un dubbio che da un lato spaventa e dall’altro apre la porta al cambiamento, quello profondo, quasi epocale, da raccontare alle generazioni che verranno. Un prima e un dopo in cui si può scegliere se essere tristemente nostalgici o abbracciare il futuro.
È in atto una rivoluzione?
Quando i vecchi stilemi non funzionano più e non possono essere più applicati bisogna trovare il coraggio di guardare oltre. Ascoltare il mondo che ci circonda come faremmo con il nostro corpo. Evolvere le nostre abitudini, evolvere le nostre passioni. Per anni molti di noi hanno abbracciato la musica nella sua forma più istintiva ed ora siamo chiamati ad una prova di maturità e consapevolezza. Non basta più ballare, ma è fondamentale capire, esplorare e condividere. Contaminarsi come gli universi paralleli del suono dei Torino Unlimited Noise, in precario equilibrio nel loro high tech jazz, che costruisce un ponte tra passato e futuro, riportandoci per un istante al presente, spazio che la mente umana raramente abita. Quel presente in cui è possibile spogliarsi della serietà, ricordandoci dei nostri limiti ed affrontandoli con la necessaria autoironia. L’accettazione dell’essere imperfetti, esorcizzata con il sorriso che allontana ogni angoscia.
Un’arte che Valerio Lundini padroneggia sapientemente e che trasforma il circostante in surreale, alleggerendo il peso delle difficoltà. La storia della vita vista in ogni sua singola giornata, nella quotidianità raccontata da LNDFK, nei ricordi che si possono trovare frugando in una tasca o negli sguardi incrociati per strada, così vividi da farci cogliere la loro anima. Una semplicità che diventa stile di vita, spensieratezza contro la frenesia moderna, un sorriso chiaro come il sole che splende sul mare anche se il mare non c’è. I Nu Genea si fanno alfieri di queste vibrazioni positive, di uno stato mentale in cui le preoccupazioni scivolano come fossero onde, perché l’importante è esserci, tutti assieme, in questo presente.
Leggeri ma non frivoli, capaci di riflettere e concentrarsi, di andare a fondo nei sentimenti come fa Marta Del Grandi, tra melodie avvolgenti che catalizzano i nostri pensieri e li ricongiungono alle emozioni. Scenari che scorrono rapidi passando da suggestioni sudamericane, a beat fumosi, rime rabbiose del rap delle periferie francesi, mescolanze etniche che pochi unirebbero con la lucidità di Lefto, tastemaker nell’animo, alla ricerca costante della comprensione dell’incomprensibile.
Incastri che si fanno chirurgici nel conscious rap degli Studio Murena, in cui emergono funk, jazz, fusion ed una visione tanto cruda quanto elegante di una vita a volte violenta ma non per questo meno poetica o meritevole di essere vissuta. Un vuoto testamento che è molto più ricco di tante opulente promesse mai mantenute.
Ma dopo l’impeto è necessaria anche la contemplazione e lo studio, l’ossessione ritmica che spinge Khalab a viaggiare verso terre lontane, alla ricerca dell’origine del suono. Un percorso che attraversa deserti e distese incontaminate scoprendo suoni primordiali da ibridare al contemporaneo, in quello che è il racconto sonoro della storia dell’uomo plasmato dalle sue mani di testimone vagabondo, ascetico e trascendente.
Un back to basic che si trasforma nella celebrazione dell’analogico tra le mani di Whodamanny, che di queste sonorità fa il suo vessillo e messaggio, perfettamente distinguibile in un meltin’ pot, quello odierno, dove mantenere la propria personalità integra risulta essere impresa straordinaria, se non eroica.
Infine la summa di oltre una decade di gioie e dolori, tornando a quella vita vera, vita vissuta, che è propria di chi può essere definito artista. Danilo Plessow conosce meglio di altri un percorso così tortuoso, dove a volte si è in cima ed altre sul fondo. Motor City Drum Ensemble, l’enfant prodige, che dieci anni fa conquistava il mondo, prima di scontrarsi con il prezzo della fama, con l’obolo di una mente vivace e per questo estremamente ansiosa. La gloria eterna dei suoi primi dischi, quei Raw Cuts che hanno lasciato un segno profondo, poi la stanchezza mentale ed il buio di una vita frenetica e troppo schematica. Rivederlo sul palco con il sorriso è forse il più grande degli insegnamenti, del cambiamento che vogliamo abbracciare, perché la rivoluzione della consapevolezza parte dall’equilibrio, ed ognuno degli ingredienti citati in precedenza si fa dunque fondamentale nel nostro percorso. Assieme.
Playlist by Lefto: