Era semplicemente destino. La musica fin da sempre il suo chiodo fisso, i genitori i primi motivatori, i negozi di dischi la sua seconda casa, la scuola il luogo ideale per coltivare la sua passione. Così Kyle Hall ha bruciato le tappe ottenendo il le attenzioni anche dal grande Omar S con il quale a soli quindici anni ha avuto la fortuna di rilasciare il suo primo ep su FXHE. Guai però a dire che deve ancora crescere. Nonostante la sua giovane età infatti ha avuto già modo di ricoprire il ruolo di insegnante ad aspiranti talenti e lanciare la propria etichetta Wild Oats, collaborando con nomi altisonanti della scena elettronica di Detroit e producendo qualcosa di innovativo, non necessariamente catalogabile in un preciso genere. Nell’attesa di vederlo tra i protagonisti al Dimensions Festival, gustatevi la sua intervista in esclusiva per Soundwall.
Ciao Kyle! Benvenuto su Soundwall. A sette anni già giocavi con le prime tastiere, a undici con il computer. Insomma si può dire che non hai perso tempo. E’ sempre stata la tua aspirazione più grande quella di far musica o coltivavi anche qualche altra passione?
Fin da giovane ero affascinato dalla musica in qualsiasi forma. Quando ero bambino, la musica era ovunque: in classe, in auto prima di andare a scuola, dopo la scuola. Ero solito andare in studio con mia madre per le sue sessioni di registrazione vocale, vedevo tutte le attrezzature avanzate di quel tempo ed ero curioso di sapere come funzionavano. Mi rimaneva tutto sempre impresso in mente tanto che un giorno pensavo di poter essere in grado di fare musica elettronica per conto mio.
Come hai visto ho voluto puntualizzare le varie età per far capire come sei cresciuto. Quando frequentavi ancora la scuola superiore riuscivi ad abbinare gli impegni scolastici alla musica?
In realtà ho frenquentato il “Detroit School of the Fine and Performing Arts” (DSA in breve). Quindi, in questo liceo incoraggiavano i giovani a perseguire e praticare la propria forma d’arte regolarmente. Al DSA mi sono laureato in tecnologia musicale, perciò ho sempre avuto un sacco di tempo per lavorare alle mie produzioni durante le ore scolastiche in classe.
Come vivi il fatto di essere etichettato il più delle volte come un ragazzo ancora giovane, un teenager. Lo senti come un peso o come uno stimolo?
Non so se la gente pensa veramente che debba crescere. La maggior parte delle persone mi incoraggia a mantenere una prospettiva giovane e fresca della vita e della musica e io sono d’accordo con questo.
E pensare che già ricopri il ruolo di maestro a Youthville insegnando ai ragazzi come si compone attraverso i computer e vari hardware. Ti rivedi in qualche tuo alunno?
Attualmente a causa del mio tour non ho insegnato a Youthville regolarmente come vorrei. Ma di recente ho insegnato il beatmaking ad alcuni studenti delle scuole superiori in un apposito spazio chiamato Allied Media Conference Center a Detroit per il Detroit Future Project. E’ davvero gratificante vedere i giovani scavare in qualcosa che non è così familiare e avere un certo successo nel completamento di un progetto. Molti di questi ragazzi non avevano mai immaginato di aver la possibilità di produrre musica elettronica. Sicuramente mi tornano in mente i ricordi passati di quando avevo iniziato, ad esempio pensando al fatto di come molti di loro siano curiosi nel voler sapere come funziona il tutto e di come possano avere successo in quello che stanno facendo.
Vivere in una città come Detroit ti ha agevolato molto da questo punto di vista? Sappiamo la percezione dei grandi veterani (come Theo Parrish o Mike Huckaby) grazie ai quali abbiamo conosciuto l’evoluzione di questa città con gli occhi di chi ha vissuto da protagonista questa scena. Se dovessi domandare a te, come ascoltatore e poi dj, come descriveresti e come approfondiresti la scena Detroit negli anni in cui sei cresciuto?
A Detroit la scena musicale elettronica per i giovani non è così forte come un sacco di gente potrebbe pensare. La maggior parte dei giovani non ha idea della reale scena di Detroit. E neanche io in realtà. Non so nemmeno se sia giusto usare un termine di questo tipo perché a mio parere rende le cose artificiose e troppo classificabili, come appunto il sound di Detroit. Credo che gli europei utilizzino questi termini e classificazioni per rendere più facile l’inserimento nel mercato. Detroit è l’antitesi di questa mentalità. Non ci sono veri e propri compartimenti stagni nella musica di Detroit. Ognuno ha la sua impronta, mixa e condivide con l’altro tranquillamente. La città è molto piccola e quindi le influenze provengono da ogni direzione e si sentono attraverso tutti i musicisti di Detroit.
Tu stesso hai più volte dichiarato di non pensare ad un genere in particolare quando si tratta di comporre musica, ma avrai sicuramente in mente qualche artista che ha influenzato il tuo approccio nella composizione… anche tuo padre è stato fondamentale per la tua crescita, vero?
Esatto, quando faccio musica, non mi impongo limiti per quanto riguarda il genere. Faccio solo musica che mostra il mio stato d’animo nel tempo. Sono influenzato da artisti così diversi! In sostanza faccio tesoro di tutto ciò che ascolto in qualche modo e ciò a sua volta influenza la musica che faccio. Mio padre Briant ha contribuito sicuramente alla mia crescita musicale e il successo. Mi ha comprato il mio primo paio di giradischi per Natale e prima che potessi andare in giro da solo mi portava in tutti i negozi di dischi di Detroit. Sia mio padre che mia madre hanno avuto un impatto critico sulla mia educazione musicale, in particolare mia mamma, che era anche una cantante Jazz.
Quello che è certo è che ti piace svariare molto e sei aperto ad ogni tipo di collaborazione o remix; almeno vedendo le tue produzioni con Darkstar, Dennis Ferrer, Space Dimension Controller e Dirtbombs, artisti molto differenti tra loro. Come riesci ad adattare il tuo sound a stili così differenti?
Quando mi occupo di musica e riesco ad avere un buon ritmo, il mio stile traspare naturalmente, non importa quindi il tipo di artisti con cui sto lavorando. E’ davvero bello avere la possibilità di collaborare con l’idea di un’altra persona. La collaborazione più recente è con il mio amico Stevie J Aka Funkineven. E’ facile lavorare con lui, il più delle volte mi sento come se viaggiassimo sulla stessa lunghezza d’onda musicale.
A quindici anni soltanto il tuo primo ep su FXHE, label di Omar S con il quale ormai hai un rapporto strettissimo. Vuoi raccontarci come sei riuscito a catturare l’attenzione di Omar e a rilasciare da lui?
Sì, il mio primo EP è stato “Plastik Ambash” su FXHE. Era un disco di un solo lato, in realtà abbastanza sperimentale, cosa che mi piaceva molto in quel momento. Omar aveva sentito parlare di me, grazie a Rick Wilhite e Marcello Pittman (2 dei “Three Chairs”). Frequentavo il “Vibes New and Rare Music” tutto il tempo, il negozio di dischi di Rick Wilhite. Andavo con i miei demo al negozio ogni volta; attraverso il passaparola tramite persone diverse Omar ha sentito parlare di un ragazzino che faceva una musica abbastanza strana e diversa dal solito. Pochi mesi dopo l’ho incontrato al 3 Chairs DEMF afterparty, ci siamo scambiati il contatto e il resto è storia.
Poi comunque dopo diverse releases, hai creato la tua etichetta, Wild Oats. Come mai questa scelta?
In realtà subito dopo la mia prima uscita ho creato la mia etichetta, Wild Oats. Il primo EP è stato “Worx of Art Ep”. Ho preso questa decisione perché volevo essere in grado di controllare l’output della mia musica. Davo la mia musica anche ad altre persone, ma ero stanco di aspettare molto per le uscite. Ad esempio le tracce che ho fatto e che sono uscite sulla compilation “Vibes New and Rare music” erano tutte state composte quando avevo 15-16 anni (After Fall & ‘Microburst’) e sono state rilasciate soltanto circa un anno e mezzo fa.
Se dovessi descrivere te stesso con un disco, quale sceglieresti?
Non sono sicuro di aver capito bene la domanda, in ogni caso amo i dischi e credo che siano il miglior formato del mondo per ascoltare musica. SUPPORTATE I VENDITORI DI DISCHI LOCALI!
Tra i vari eventi in Europa ti ritroveremo anche al Dimensions Festival. Che effetto ti fa vedere il tuo nome nella lineup assieme a tanti altri dj di fama internazionale?
E’ davvero bello ed emozionante! Il Dimensions Festival sarà davvero fantastico, ho sempre desiderato suonare in uno dei Festival in Croazia, è la nuova frontiera per le migliori feste!
Troveremo nuovo materiale in uscita firmato Kyle Hall nei prossimi mesi?
Sì, la prossima uscita su Wild Oats sarà di un altro giovane talentuoso produttore di Detroit, nonché mio grande amico, Manuel Gonzales. Sarà disponibile solo su vinile con alcune chicche bonus per compiacere gli affamati appassionati di musica elettronica di Detroit. Sarà pronto per il DEMF! Poi ci saranno anche alcune collaborazioni future tra me e Funkineven… Oltre la musica, c’è anche nuova merce firmata Wild Oats: abbigliamento baby, camicie, t-shirt e canotte per ragazze saranno presto disponibili!
Grazie Kyle! E’ stato veramente un piacere! In bocca al lupo per il futuro!
Grazie a voi. Il futuro è ora!
English version:
He has always been fascinated with music, his parents were his first motivators, record stores his second home, high school an ideal place to practice his art-form. So Kyle Hall has forged ahead; at fifteen years old he released his first ep “Plastik Ambash” on FXHE, Omar S label. Don’t say he needs to grow. In fact, despite his young age he has already taught to young aspiring talents and run up his own label Wild Oats, working with friends and big names of the Detroit electronic scene and producing something new, not necessarily categorized in a specific genre. While we are waiting to see him at the Dimensions Festival, enjoy his interview for Soundwall.it!
Hi Kyle! Welcome on Soundwall. The first keyboard at seven years old, the first computer at eleven years old. So we can say you have not lost time. Is it always been your greatest aspiration to make music or you grow up with some other passion?
Ever since youth I’ve been fascinated with music in some form. Music was always around as a child Music classes, Music in the car before school, after school, everywhere. I used to go to studios with my Mother to her vocal recording sessions and see all the advanced studio equipment of that time and wanted to know how it worked. So that always stuck in my mind in some form that some day I might be able to make music electronically on my own.
As you saw I wanted to point out various steps of your age to better understand how you grow up. How did you manage schoolwork and music while you were attending high school?
Actually the High school I attended was called Detroit School of the Fine and Performing Arts (DSA for short). So at this High school they encouraged young people to pursue and practice their art form regularly. Also at DSA I majored in music technology so I always had plenty of time to work on my productions during school hours in class.
How do you feel when people say “you’re still young and you have to grow up”? Do you live it as an insult or as incentive to do always better and show people your skills?
I don’t really feel that people say that “I have to grow up”. Most people encourage me to stay young and maintain a fresh perspective music and life. I agree with this.
I read you have already teaching kids in Youthville how to make music with computer and various hardware. What are your feelings as a teacher? When you are looking to students do you remember your past memories?
Currently because of my tour schedule I haven’t been teaching Youthville as regularly as I’d like to. But Recently I’ve been teaching some classes to some high school students on Beatmaking at a space called the Allied Media Conference Center in Detroit for the Detroit Future Project. It feels really rewarding to see youth delving into something that’s not so familiar to them and having some success in completing a project. A lot of these kids never imagined that they could even have the possibility to produce music electronically. I definitely get taken back to the time when I first started, just the fact of how inquisitive a lot of them are in wanting to know how everything works and how they can be successful at what they are doing.
We already know perceptions of leading actors as Theo Parrish or Mike Huckaby who has lived this scene from the beginning, but how is living in Detroit for a young with a settled passion for electronic music? If I were to ask you, first as a listener and then as dj, how would you describe in deep Detroit scene during your teenage?
Not sure exactly what you mean by this but in Detroit the Electronic music scene for youth isn’t as strong as a lot of people may think. Most youth In Detroit have no idea about a “Deep Detroit scene” LOL. and nor do I for that matter. I don’t even like to say a term like that because in my opinion that makes things kind of contrived and linear with classifications such as Deep Detroit scene or sound. I think Europeans use these terms and classifications to make it easier for them to copy and place the music in a marketable box. Detroit is the antithesis of this mindset. There is no true compartmentalized “scenes” in Detroit music. Everyone crosses paths, mixes and shares ideas with each other pretty evenly, whether artists choose to or not. The city is very small and therefore influences come from every which way and I feel you can hear that through all Detroit musicians.
You said several times you don’t think of a particular genre when you make music, but you’ll definitely have many artists who has influenced your approach to composition; also your father has been critical for your musical growth, isn’t it? Can you add something about it?
Correct, genre isn’t something I use as a control when I’m making music. I just make music that displays my mood of the time. I’m influenced by so many different artists! Essentially anything I listen to I take in some way and it in turn influences my music I make. My Father Braint Hall is definitely someone I cite as someone who has contributed to my musical growth and success. He bought me my first pair of turntables for Christmas and before I could get around on my own he would take me to all the record stores in Detroit to dig for records in my early years. Both my Dad and my Mother have had a critical impact on my musical upbringing, especially my mom with her being a performing Jazz Vocalist too.
What is sure, is that you love to work with different kind of producers and you are open to any kind of collaboration, at least, seeing your productions with Darkstar, Dennis Ferrer, Space Dimension Controller and Dirtbombs. How do you adapt your style to this such different music genres?
I think when I work on music and get into a good vibe, my style naturally shines through no matter what kind of style or artists I’m working with. It’s really great to have the chance to collaborate with another person’s idea. The most recent collaboration is with my friend Stevie J Aka Funkineven. It’s really easy to work with him as a lot of the time I feel like we are on the same wave length musically.
Your first ep when you were only fifteen years old on FXHE, Omar S label. Now you have a close relationship with Omar. Do you want to tell us how did you capture Omar’s attention and how you have the chance to release for him?
Yes my first ep was Plastik Ambash on FXHE. It was a single sided record, really experimental tape noise kind of music that I was really into at that time. Omar heard of me because of talking to Rick Wilhite and Marcellus Pittman (2 of the Three Chairs). I used to hang out at Vibes New And Rare Music all the time, which was Rick Wilhite’s record shop. So I used to come up to the shop with my demos all the time and I guess just through word of mouth through different people Omar heard about a young kid making some weird crazy music. A few months later I met him at the 3 Chairs DEMF after party and we exchanged contact and the rest is history.
Then after several releases, you run up your own label, Wild Oats. Why this choice?
After 1 release actually I started my own label, Wild Oats. The first Ep was called “Worx of Art Ep”. This decision was made because I wanted to be able to control the output of my music. And I was giving other people music but I was tired of waiting for it to come out. Example being the tracks on the Vibes New and Rare music comp that I did were all done when I was 15-16 years old (‘After Fall’ & ‘Microburst’) and they just got released about a year and a half ago.
If you have to describe yourself with a record, which do you choose? Why?
I don’t understand the wording of this question maybe because of Italian translation? But I love records and I believe they are the best format to listen to music on in the Planet. SUPPORT YOUR LOCAL RECORD SHOPS!
Among the various events in Europe we will find you at Dimensions Festival. How does it feel to see your name in the lineup along with many international renowned djs and some of Detroit’s finest?
It’s really cool and exciting! Dimensions Festival should be really great, I always love playing Croatian Festivals its the new hot party spot!
Will we find out new releases in the coming months from you and your label?
Yes next release I have coming out on Wild Oats Is by another young talented Detroit producer and a really great friend of mine Manuel Gonzales. This Vinyl-Only release will come with some special bonus goodies to please the hungry Detroit electronic music enthusiast. It will be ready by Detroit Electronic Music Festival! Also some upcoming collaborations between Funkineven and Myself…Other than the music, there’s some new WILD OATS merchandise: Baby Apparel, Buttons, T-Shirts And Form fitting Tank Tops for the Beautiful Ladies will be available soon!
Thanks Kyle! It was a pleasure! Good luck for your future!
Thanks. The future is now!