La Detroit che scalpita, quella orgogliosa di non essere solo culla e fucina per la techno ma più in generale scena allargata che ama lasciarsi contaminare da stili e tendenze diverse. La stessa romanticamente omaggiata ad arte giusto poco tempo fa da Derrick May, nel disc 1 della consigliatissima compila “We Love Detroit”, dove son stati messi in risalto i diversi centri di energia che animano la Motor City oltre la techno, quindi house e funk, ambientalismi e innesti tribal, world music, electro e tutte le microschegge del mondo dance. E Kyle Hall che da questo fermento emerge come uno dei producer più talentuosi della nuova generazione, coi suoi ventidue anni, le presenze a festival come Dimensions, Club To Club, Insomnia, Movement e Eastern Electrics e la selva di uscite brevi che han già affilato le armi nel segno di un eclettismo armonico in bilico tra house e techno.
“The Boat Party” è l’album di debutto e Kyle sceglie di gestirselo da un lato rispondendo alle normali aspettative circa il “ragazzo prodigio della nuova Detroit”, dall’altro confermando la diversità delle proprie ispirazioni con astute ibridazioni e architetture a sorpresa. Le conferme techno sono “Dr. Chunk” e “Spoof”, metalliche, autoritarie e poco disponibili al compromesso, magari non esattamente classificabili come campioni di novità d’estetica ma pezzi funzionali allo scopo e misurati sul club. Gli spunti più interessanti sono invece negli housey flavours di “KIXCLAP$CHORD$NHAT$” così ben tagliati su orizzonti ambient/lounge, nell’orgia alle drum machines di “Flemmenup” e nelle distensioni soul virate deep di “Crushed”, intrise di un classicismo liberatorio che ti riconcilia con il mondo.
Se aggiungi certe frenesie autistiche votate a mandar su di giri la pista (“Finnapop”) ed equilibri tanto funky che è quasi pop (“Measure 2 Measure”), l’album pare coprire un raggio ampio in grado di rispondere a tutte le attese, rifiutandosi di procedere a senso unico verso qualsivoglia esigenza di nicchia: c’è il groove, il ritmo, forza e morbidezza, severità e conciliazione, la sfida richiesta all’orecchio è spaziare oltre il singolo percorso a tappe obbligate. Raccomandato a chi ama la diversità e il fascino della scoperta.