Esplorare i confini dell’underground – e scusate il termine generico&inflazionato – è sempre una attività che va tenuta in considerazione. Noi non siamo e non saremo mai fra quelli che decide aprioristicamente che il mainstream è cattivo e l’underground buono (…anche perché dove comincia il mainstream? Per un lettore di Soundwall Loco Dice è mainstream, per uno di Tv Sorrisi & Canzoni è totalmente underground), ma è oggettivo che non fermarsi ai soliti nomi ma cercare di esplorare, cercare, visitare le frontiere dello stile e della percezione sia un’attività bella, salutare, necessaria, benefica per tutti. Ecco che quindi è stato bello poter stringere una partnership con Thalassa: un festival che da tre edizioni, sotto la definizione/gonfalone “Italian Occult Psychedelia”, fa un bel lavoro di ricerca sulle cose più strane, sperimentali, “antipatiche” (nel senso migliore e più interessante del termine).
La quarta edizione, che si tiene come sempre al Dal Verme quest’anno dal 31 marzo al 2 aprile, ha un taglio più “elettronico” del solito (perché di solito si spazia molto, tra blues, rock, apocalissi, psichedelie strane e quant’altro), anche perché è disegnata come un omaggio alla Boring Machines per il suo decennale: una delle etichette di casa nostra più interessanti nel sottosuolo elettronico più irregolare, anti-piacione, anti-mode, anti-compromessi; anzi, probabilmente è proprio l’etichetta-guida, ed è rispettata su scala europea. Qualcosa che abitualmente non passa per le pagine di Soundwall o nelle programmazioni del vostro club preferito, chiaro, ma non per questo non è un mondo da scoprire, da esplorare, da approcciare con curiosità.
Abbiamo allora voluto fare le cose per bene, in collaborazione con gli amici di Thalassa (che ci regalano anche un sapido SNTLS firmato Toni Cutrone, alias Mai Mai Mai): abbiamo chiesto allo stesso Onga, deus ex machina della Boring Machine, di presentare la sua label con dieci brani fondamentali. Li ha scelti, li ha pure commentati: è davvero il modo migliore per entrare in un universo estetico molto particolare, pieno di stile e personalità. Ovvero qualcosa di cui veramente si sente il bisogno, oggi che con due software e la voglia di arrivare subito al “successo” in tanti, troppi si attaccano alla club culture e al suono dance del momento sperando di svoltare, confondendo il fare musica col partecipare ad un programma di Maria De Filippi.
My Dear Killer – A May Afternoon (dall’album “Clinical Shyness”)
2006 – Boring Machines, Madcap Collective, Under My Bed, Eaten by Squirrels, Shyrec
E’ cominciato tutto da qui: un concerto organizzato con un po’ di amici, una nuova conoscenza, le canzoni cantate con un filo di voce e i denti digrignati, l’incapacità di andare a tempo perchè l’emotività prende il sopravvento e detta nuove cadenze. La vita è una merda e adesso ve la canto. Abbiamo detto di lui: è come se i Sonic Youth cercassero di soffocare Nick Drake.
Satan is my Brother – First Path (dall’album “They Made Us Climb Up Here”)
2014 – Boring Machines
Straight outta Milano, Satana ha dapprima girovagato di notte per le tangenziali della città alla ricerca di una notte infinita, poi è sceso all’inferno a raccontare le storie dei dannati per poi rifugiarsi su un’altura, seguendo cinque diversi percorsi. Questo è l’ultimo di tre dischi che ho pubblicato per questa band che riassume benissimo alcune delle cose che cerco nella musica: buio, tensione, disagio.
Punck – Piallassa (red desert chronicles)
2008 – Boring Machines
Nel 2008 ho fatto uscire un disco di Adrianno Zanni, a nome Punck, intitolato “Piallassa ( Red Desert chronicles )”. Il disco era ispirato da una coincidenza che coinvolgeva Adriano ed il film “Il Deserto Rosso” di Michelangelo Antonioni. Il film è stato girato nel 1964 a Piallassa, la parte a nord di Ravenna dall’aspetto spettrale ed evocativo, tra natura selvaggia ed industrializzazione selvaggia. Adriano Zanni è nato nel 1964 a Piallassa, ed ha dedicato al capolavoro di Antonioni ed alla zona dove è cresciuto, il suo disco più personale e romantico costruito su registrazioni ambientali dei luoghi a lui cari manipolati elettronicamente. Sono passati otto anni da allora, nel frattempo con Adriano abbiamo fatto uscire un box fotografico che aggiunge la parte visiva a quella sonora del disco. Sono immagini e suoni che non riesco mai a togliermi dalla testa.
Above the Tree – Silent Song (dall’album “Mimimal Love”)
2009 – Boring Machines, Marinaio Gaio, Brigadisco, Untouchable Woman, About a Boy, Shipwreck, Stonature
Above the Tree ha percorso nella sua vita mille milioni di chilometri, arrivando a suonare in posti di cui quasi non conoscevo l’esistenza. Incarna il cocciuto spirito del DIY che a botte di qualità ed impegno arriva anche a conquistare nuove quote di pubblico mano a mano che passa il tempo. Giusto per capirci, nel video qui sopra sta suonando in uno sgabuzzello (cit.) in un tour chissà dove, forse la Spagna. C’è sempre bisogno di uomini così.
FaravelliRatti – Bows and Arrows (dall’album “Lieu”)
2010 – Boring Machines, Coriolis Sounds
Attila e Nicola sono parte di un più largo gruppo di sperimentatori italiani che hanno saputo farsi apprezzare in giro per il mondo in più di una occasione. In questo disco collaborativo che ho fatto uscire assieme agli amici francesi di Coriolis, si respira un romanticismo non didascalico che mi è entrato subito nel cuore. Non occorre sussurrare dolci parole per rendere l’idea.
Luciano Maggiore & Francesco Brasini – Chàsm Achanés (dall’album Chàsm Achanés)
2011 – Boring Machines
Storia vera: un giorno stavo ascoltando questo disco, poco prima di farlo uscire, in macchina mentre davo un passaggio ad collega. Ad un certo punto lui attira la mia attenzione, indicando verso il cruscotto e mi dice che c’è un rumore strano e che dovrei far vedere la macchina perché potrebbe essere qualcosa di grave. In quel momento ho deciso che avrei fatto uscire il disco.
Mamuthones – Ota Benga (dall’album “Mamuthones”)
2011 – Boring Machines
Dopo un paio di dischi meditabondi, uno dei quali uscito su Boring Machines un paio d’anni prima, esplode la violenza. Mamuthones diventa una full band ed incastra il kraut rock dentro una chiesa in fiamme mentre Sun Ra celebra una messa aliena. E’ stato più o meno quando qualcuno ha cominciato a parlare di Italian Occult Psychedelia, riconoscendo proprio in Mamuthones uno dei gruppi più rappresentativi del concetto.
Heroin in Tahiti – Sartana (dall’album “Death Surf”)
Adesso che finalmente hanno concesso l’onore dell’Oscar al maestro Morricone, si può fare chiarezza sulla genesi di tante altre colonne sonore western che lo hanno reso popolare nel corso degli anni. E’ evidente l’influenza che questo duo romano ha avuto sul noto compositore, che si è limitato a ripulire le loro idee, dandogli una patina un po’ più accettabile per il grande pubblico. E’ un peccato che alla cerimonia abbia pensato di ringraziare la moglie e non i suoi maestri.
La Piramide di Sangue – Jetem (dall’album “Sette)
2014 – Boring Machines, Sound of Cobra
La Piramide di Sangue, ovvero come salire sulla Mole e guardare all’orizzonte, verso sud-est. Il Medio Oriente che penetra nelle trame della città e si sparge in mille rivoli psichedelici. Gianni Giublena Rosacroce, ha dato vita a un progetto che sa di folklore mediterraneo e tè speziati. Musica rilassata che asseconda i ritmi delle dune di sabbia. Un viaggio fatto di arabeschi di clarinetto, psichedelica kraut e suoni meditativi, che dalle sponde del Po vi trasporta sulle rive del Nilo a bordo di una feluca. Ma attenzione! Perché i viaggi nel deserto sono pieni di pericoli e l’unica maniera di uscirne vivi è tenere salde le redini del cammello e menare dei gran fendenti.
DuChamp – A Worship (dall’album Nar)
2013 – Boring Machines
Dimenticate la casalinga di Voghera, le ragazze dell’Oltrepò Pavese fanno i drones (e molto altro). Tra il lavoro di ricerca scientifica diurno e i mille progetti musicali, DuChamp trova il tempo di sganciare un disco di drones senza compromessi, molti dei quali girano attorno alla sua amata chitarra baritona, con aggiunta di fisarmonica, voci, sitar. In questo pezzo la voce è di Brian aka Ensemble Economique.