“Love is in the air, everywhere I look around”
In queste ore, complice il lavoro straordinario compiuto dai ragazzi di Be@TV per agevolarne la fruizione anche a coloro che non sono stati così fortunati dal viverlo sulla loro pelle, le nostre bacheche social traboccano delle istantanee di ciò che è stato l’ultimo capitolo di un’epopea lunga ben ventisette anni, quella di uno dei locali che hanno scritto la storia della club scene mondiale. E’ un continuo rimbalzare di “Imagine” di John Lennon suonata di fronte alla folla oceanica del parcheggio, passando per il remix dei Pound Boys di “Wish I Didn’t Miss You” di Angie Stone fino alle parole di Pepe Rosellò che con “Il vostro amore rimarrà qua dentro, per sempre.” ha fatto sgorgare lacrime agrodolci sulle guance di molti dei presenti (Carl Cox incluso) prima di ricevere un dovuto scroscio di applausi per quanto la sua creatura ha saputo regalare a chi ne ha vissuto il mito. Ma ciò che nessuno (ad eccezione di coloro che erano fra le mura della cattedrale di Playa d’en Bossa lunedì mattina) potrà mai rivivere è accaduto a pochi metri da dove Carl Cox e Nic Fanciulli convogliavano gran parte dell’attenzione. Precisamente nella Sunset Terrace, appendice parzialmente all’aperto voluta nel 2007 per ricreare l’ambientazione della Terrazza originaria prima che fosse costruito il tetto nel 1999. Un ambiente che in realtà evoca pochi ricordi anche per chi dello Space è un stato un frequentatore regolare in quanto da sempre i volumi (proprio per il fatto di essere in parte open air) sono stati piuttosto contenuti, facendole preferire le due sale principali, meglio equipaggiate per offrire un’esperienza dovutamente euforica. Forse l’ambiente da cui ci si attendeva meno e per assurdo quello che (almeno a chi scrive) ha regalato le maggiori emozioni prima che l’ultimo rintocco di campana scandisse la parola fine sulla storia dello Space. Ma partiamo dall’inizio.
Come previsto entrare al Closing è stata una mera questione di pazienza e tempismo. Appurato che di prevendite in giro per l’isola (come invece solitamente accade) non se ne sarebbero trovate, restava solo da mettersi in fila alla porta e sperare di non dover tribolare troppo. Sin dalle tre del pomeriggio si sono registrate code di una certa rilevanza all’esterno del locale, con tempi di percorrenza che sono andati da pochi minuti fino anche a 3-4 ore durante la notte quando la chiusura dell’area esterna (che ospitava la maggior parte dei presenti) ha “costretto” migliaia di persone a confluire nelle non altrettanto capienti sale interne. Il racconto dei presenti a quelle ore è più vicino ad un bollettino di guerra che ad una festa in discoteca. Personalmente non avevo il cuore di fare venti ore di festa (e di calca) così ho deciso di arrivare il più tardi possibile in modo da godere a pieno delle ore finali, quelle che sicuramente avrebbero regalato le maggiori emozioni. Ho girovagato per un po’ intorno al locale durante la notte per capire la situazione ma il cartello COMPLET torreggiava sopra tutti gli ingressi ed una folla piuttosto contenuta attendeva pazientemente da un paio d’ore che qualcosa si smuovesse, invano. Appurata l’impossibilità di avere accesso senza perdere un sacco di tempo, ho preferito addurre qualche ora di sonno alle mie batterie e sono tornato quando il sole aveva già fatto capolino da sotto il mare. Qualche minuto di coda, 100 Euro nelle mani di una sorridente ragazza ed in un attimo ero dentro.
Ciò che mi ha accolto una volta varcate le porte del “tempio” è stato come un tuffo di testa nella sua storia: la già citata Sunset Terrazza, piena di gente festante baciata dal sole che ballava “Right On, Right On” dei Silicon Soul sparata a decibel degni delle sale interne. Per la prima volta (e paradossalmente è dovuto succedere alla sua chiusura definitiva) ho potuto testimoniare ciò che era la Terrazza dello Space prima che venisse coperta. Sono stato investito, in maniera decuplicata rispetto alla mia esperienza diretta degli ultimi dieci anni, da quel mood che ha reso Ibiza un paradiso della libertà espressiva negli anni ’80 e ’90. Mi sono sentito libero come non mai, ma allo stesso tempo legato mani e piedi a qualcosa che andava oltre il semplice andare a ballare. Una sensazione di vera appartenenza come poche volte mi era capitato nella vita. E’ stato come essere al centro del mondo, mentre Paul Reynolds (volto noto della scena ibizenca e padrone di casa della sala) sviscerava in un set lungo ben 8 ore, uno dopo l’altro, tutti i dischi che per molti degli over 30 e 40 presenti semplicemente rappresentavano la colonna sonora delle tante avventure ibizenche. Una dietro l’altra, senza un attimo di pausa: “Big Love” di Pete Heller, “You’re The One For Me” di D-Train, “Superstylin'” dei Groove Armada e poi ancora “Miura” dei Metro Area e “The Funk Phenomena” di Armand Van Helden, il remix di Dimitri from Paris di “Lost In Music” dei Sister Sledge e “Starlight” di The Supermen Lovers.
L’ultima traccia è stata “All Night Long” di Lionel Richie ma il momento catartico è avvenuto prima, attorno alle 10, quando dagli speaker è uscita la voce di John Paul Young e della sua celeberrima “Love Is In The Air” e tutta la sala ne ha cantato il ritornello a squarciagola con le mani al cielo. Uno dei momenti più onirici che questa ultima lunga cavalcata abbia saputo regalare. Un vero peccato che un set così perfetto non possa essere (almeno per ora) a disposizione di tutti. Anche se c’è un video che può aiutarvi a capire cosa abbiamo vissuto.
Tutto il resto della storia già lo avete visto o ve l’hanno raccontato. Ma se l’ultimo set di Carl Cox e Nic Fanciulli e le grandi emozioni provate dentro la Discoteca nelle ore successive resteranno per sempre nella memoria collettiva del popolo del clubbing grazie alle riprese, quelle vissute nella Sunset Terrace saranno per noi pochi fortunati testimoni il più indelebile dei tesori. Da conservare con cura nello scrigno dei ricordi più cari. Nella speranza di ritrovarci nuovamente, prima o poi, dentro quelle quattro mura di pietra. Come se di tempo non ne fosse passato affatto, come se il nostro amore fosse ancora nell’aria. Là dove Pepe ha detto che lo abbiamo lasciato, sotto il sole di una mattina d’autunno che ha messo la parola fine su una storia d’amore lunga ventisette meravigliosi anni.