Non è certo faccia o nome sconosciuti per chi segue spesso Soundwall, Tommaso Cappellato. Non a caso. Perché quello che è prima di tutto per background e formazione un batterista jazz, è in realtà una mente musicale apertissima verso le declinazioni black più danceflooriane e sofisticate, siano quelle di Motor City Drum Ensemble (con cui ha pure collaborato) che quelle più rallentate in chiave Stones Throw (e se Tommaso vive a Los Angeles da qualche anno, è anche perché è in quel giro lì), passando per il meglio delle declinazioni gillespetersoniane ovvero club culture jazzy e sofisticata (un nome su tutti, per le sue collaborazioni strette: Mark de Clive-Lowe). Ascoltare e saccheggiare il suo Bandcamp per credere. E sì: anche lui è nella galassia aurea di collaborazioni legate a “La commedia”, il disco uscito venerdì di cui vi abbiamo lungamente parlato e di cui vi parleremo ancora, perché non sono finite le collaborazioni di spessore che vi ruotano attorno e che hanno ispirato questa serie di interviste. Parola a Tommaso, allora. E, per felice coincidenza, oggi cade anche il suo compleanno: fategli gli auguri!
Quando per la prima volta il Quadro di Troisi – o qualcuno dei suoi fondatori individualmente – ha incrociato la tua vita? Che ricordi hai di quei primi incontri?
Ho incontrato Dozzy nel 2014, presentato da Rabih Beaini in occasione di una loro performance a Venezia; conoscenza poi consolidata da qualche giorno trascorso assieme poco tempo dopo a Terraforma nel 2014, dove feci da apripista in quella prima edizione del festival. Da quel momento io e Donato non abbiamo mai smesso di sentirci e di collaborare, seppur a distanza, nei propri progetti o semplicemente scambiandoci dei pareri sui reciproci lavori. Ho conosciuto Eva qualche anno dopo in concomitanza della nascita del Quadro. Con lei c’è stata fin da subito un’affinità a livello spirituale e di visione musicale. Ci siamo sempre tenuti in contatto negli anni, condividendo punti di vista sulla direzione artistica dell’una e dell’altro. La nostra ultima collaborazione risale a un paio di mesi fa, un suo fantastico remix del pezzo “Furgonauta” di Rosa Brunello tratto dal disco “Sounds Like Freedom” sulla mia etichetta Domanda Music.
(l’ottimo lavoro di Rosa Brunello; continua sotto)
Com’è stato lavorare a questo disco? Quale è stato il tuo apporto – e soprattutto, quali sono state le indicazioni che hai avuto?
Questo è il mio secondo lavoro per il Quadro. Nel primo disco le mie batterie erano state usate in 4 pezzi, quindi la direzione e l’approccio mi erano già molto chiari. Quando mi sono state mandate le tracce, Eva e Donato mi hanno spiegato bene quali atmosfere cercassero ed è stato piuttosto semplice sintonizzarsi sul loro mondo. Per la registrazione della traccia “Lo Smeraldo Sotto Zero” ho utilizzato uno studio qui a Los Angeles che opera esclusivamente registrazioni su nastro analogico.
Che rapporto hai con le atmosfere wave / anni ’80 che caratterizzano molto “La commedia”? Perché uno tendenzialmente ti vede su altri lidi sonori, sia come musicista che come ascoltatore…
Questa è una domanda molto interessante in questo contesto, perché non sono in realtà un grande conoscitore della new wave, ma chiaramente avendo trascorso la mia infanzia durante gli anni ’80 le sonorità mi sono comunque familiari. L’ambientazione stilistica del Quadro, grazie alla voce meravigliosa di Eva con i suoi testi interessanti e profondi, combinati con la sofisticatezza sonora della produzione, mi hanno fatto riscoprire e amare questo stile che vorrei approfondire di più nel mio percorso di ricerca. Sono molto grato e orgoglioso di essere stato chiamato a far parte di questo progetto, sicuramente una delle stelle di diamante all’interno della mia discografia da sideman.
(ecco un gioiellino a tre confezionato da Mark de Clive-Lowe, Tommaso ed Andrea Lombardini; continua sotto)
Tu non sei certo uno che appartiene alla scena del deejaying e del clubbing, ma per vari motivi è un mondo che hai sempre potuto osservare da non troppa distanza – oltre ad essere da un po’ di tempo dj tu stesso. In che stato di salute è il clubbing, oggi? E puoi rispondere sia da prospettiva californiana che da prospettiva italiana/europea…
Come ben dici, il clubbing lo vivo per la maggior parte dalla parte di chi crea. Non ho un quadro ben chiaro della scena “dance” in generale, ma percepisco che il clubbing consapevole sia duro a morire, o almeno questa è la percezione che sto avendo da 3 anni a questa parte da quando mi sono trasferito a Los Angeles. Noto anche, grazie ai social media, che una cultura musicale più profonda si stia sviluppando capillarmente in varie fasce di età. Penso che ci sia molta curiosità da parte di un pubblico sempre maggiore di espandere i propri gusti e cercare di scoprire musica nuova. Il clubbing secondo me ha un ruolo fondamentale in questo effetto. Una decina di giorni fa Theo Parrish ha suonato una traccia del mio progetto jazz-funk Collettivo Immaginario, registrata in collaborazione con Danilo Plessow un anno fa a Parigi, il che la dice lunga su che tipo di cultura e di potere culturale abbiano i DJ di un certo tipo.
(eccolo, il lavoro assieme a MCDE; continua sotto)
Ti sei infatti trasferito a Los Angeles da qualche anno. Com’è? Quanto è stato complicato farlo? È una scelta temporanea o inizia ad avere le sembianze di una scelta definitiva?
Avendo già trascorso dieci anni a New York qualche anno fa, non mi è stato difficile instaurare una nuova vita in America. Sono venuto qui già con molte amicizie e contatti nell’ambiente musicale, avendo bazzicato LA sin dal 2015. Sto correntemente vivendo un periodo molto positivo, in cui mi sento estremamente appagato a livello artistico, quindi non mi verrebbe da dire che è una scelta temporanea, poi ovviamente non si sa mai… Per ora qua sto molto bene!
Quanto stai mantenendo i rapporti con la scena musicale italiana? Quanto ne hai il tempo – e quanto ne senti l’esigenza…
I miei rapporti con l’Italia sono soprattutto legati alla mia etichetta Domanda Music e alle artiste ad essa affiliate, come Rosa Brunello, Alessia Obino e Collettivo Immaginario. Magari in futuro anche Eva e Donato??? Pur essendo basata a Los Angeles a livello burocratico, Domanda Music si concentra su un’identità stilistica prettamente italiana ma con un taglio estetico musicale ben preciso, il legame con varie tradizioni musicali legate soprattutto a varie espressioni del jazz e della black music, ma non solo, combinate con una spiccata dose di originalità e profondità esecutiva.