Per anni, a chi scrive sono spesso state poste domande un po’ assurde relative alla ex Jugoslavia. Oltre ad avere una reputazione non particolarmente chic, a differenza di altri paesi europei, a lungo è stata vista come una terra “regredita”, tanto povera quanto rozza: ci credete se scrivo che da piccola, mentre ero alle prese con un’altalena al parco giochi, mi è pure stato chiesto se nella mia terra d’origine avessimo le posate?
Poi, nei primi ’90, è arrivata la drammatica e insensata guerra civile che ha fatto la sua parte, inducendo i più a vedere ogni singolo slavo all’estero o come profugo, o come sfigata creatura proveniente da una terra dilaniata da sempre.
Negli ultimi tempi – e mi darete sicuramente ragione – la Croazia è divenuta invece sinonimo di mare incredibile, misto a cibo e natura da urlo, oltre al fatto di essere alla portata di qualsiasi tipo di budget, dai più ristretti ai tronfiamente limitless.
Ed è divenuta anche sinonimo di festival danzereccio estivo, per chi bazzica la faccenda. Il lato oscuro, se mi permettete il termine, sta nel fatto che i festival più conosciuti e di maggior caratura non sono affatto organizzati da autoctoni, ma nascono tutti da capitali ed investimenti esteri. E dunque, il ritorno sia economico che di immagine, purtroppo finisce su altri fronti – parliamo nella fattispecie della “colonializzazione” inglese. Sia ben chiaro, non nutriamo nessun rancore verso i coloni festivalieri britannici, a cui siamo più che grati di organizzare, da una decina d’anni, festival di spessore notevole come il Dimensions, l’Outlook o il Soundwave, per citare i più illustri.
La verità che un po’ ci infastidisce è che esistono ottime realtà organizzative croate: non è che non ci siano. Anzi. Spesso però non hanno la forza economica per tirare su eventi importanti dalle line up internazionali a grande impatto; o non hanno semplicemente la forza (ma anche qui si tratta spesso di pecunia, ahimè) per trattare con la burocrazia locale – se pensate che la burocrazia italiana sia folle, non avete idea di cosa ci si ritrovi in Croazia o nei Balcani in generale… pare quasi fantascienza, da quanto fuori da ogni regola e logica.
C’è anche tutto un altro discorso a cui teniamo in particolare, ovvero “le radici”, e per ritrovare le radici in terra croata di un movimento “dance”, fatto di rave, festival e clubbing, bisogna tornare alquanto indietro negli anni. Oggi la Croazia è forse il paese col maggior numero di festival estivi dedicati alla musica elettronica? Bene: è grazie al sudore e alla fatica di una decina di promoter croati che già agli albori degli anni ’90 si iniziano a costruire fondamenta più che solide. Fondamenta sulle quali, circa venticinque anni dopo, arriveranno poi i promoter stranieri a spartirsi la ricca torta a suon di investimenti – sperabilmente dagli ottimi ritorni.
Cercheremo di riassumere il più possibile il tutto grazie all’aiuto di Pero FullHouse, all’anagrafe Pero Brčić, il padre fondatore del Moondance Festival, una tre giorni a base di techno e house entro le mura della Fortezza Camerlengo, nella città costiera di Trogir, in Dalmazia. Festival che già abbiamo avuto modo di presentarvi.
(Pero FullHouse)
Pero ci ha gentilmente illuminato su molti aspetti della storia legata alla nightlife techno e house croata, di cui è stato uno dei protagonisti. Per farvi capire il tipo di personaggio, si tratta di uno che nei primi anni ’90 inizia la sua carriera di dj in discoteche locali per poi rimanere folgorato dalla techno in Germania dove, durante gli anni della guerra, si trasferisce per lavorare in un cantiere navale ad Amburgo – e per frequentare tutti i party possibili e comprare dischi al Container Records. Tornato nel ’94 in Dalmazia, decide di dedicarsi a tempo pieno all’attività di dj: non solo ci riesce, ma organizza anche alcuni tra i party più epici, come quello nei sotterranei del Palazzo Diocleziano a Spalato, o come l’after sulla paradisiaca spiaggia di Corno D’Oro (Bol), nell’isola di Brazza, sempre in Dalmazia, un luogo in cui, immersi nella pineta, si conservano ancora i resti di un’antica Villa romana con tanto di piscina. Il nome d’arte FullHouse nasce proprio dalla definizione di un amico riguardo al successo dei party di Pero che riempivano i locali – “full house”, a mò di festino casereccio impestato di gente.
E’ a Primošten, nella discoteca Aurora, che Pero, assieme all’amico e socio Ivan Podrug, inizia ad organizzare serate fisse con il suo nuovo progetto Omega Ritam. L’Aurora è un locale estivo dove dall’ampio terrazzo si ammira tutta la costa e le isole circostanti, e ancora oggi “chi c’era” ricorda splendide albe fatte di paesaggi magici, con colori indimenticabili e techno d’altissima qualità aleggiante nell’aria. Particolarmente affascinato dalle sonorità techno con impiantate sfumature funky, Pero inizialmente chiama a suonare all’Aurora dj del calibro di Gaetano Parisio, Marco Carola, Oxia; poi, dal 1997 al 2004 vengono ospitati giganti come Jeff Mills (che con il suo set richiama gente da tutta la Croazia, attirando più di 5500 persone e causando code infinite che intasano per ore qualsiasi strada porti al locale), Laurent Garnier (vedi qui), Luke Slater, Carl Cox (occhio qui), Stacey Pullen, Kevin Saunderson, Derrick May, Westbam e decine di altri nomi locali magari meno altisonanti ma accuratamente selezionati. Purtroppo, come spesso accade, l’idillio dura solo per un determinato periodo e la direzione artistica dell’Aurora prende via via pieghe più commerciali su diktat della proprietà, fino a cambiare totalmente rotta.
(L’Aurora Club)
Parallelamente all’attività di promoter all’Aurora, Pero inizia ad organizzare party anche nell’enorme Club F1 a Trogir dove, attraverso la serie di serate Technodrom, porta per la prima volta in Croazia Richie Hawtin, Laurent Garnier, Marco Carola, Samuel L Session e tantissimi altri. Pero lavora come un matto, suona quattro-cinque sere alla settimana, venendo chiamato a suonare anche alla mastodontica Love Parade a Berlino (1999), a due edizioni della Techno Parade a Parigi (1998-1999) e a Festival d’eccellenza come il Mayday o il Kozzmozz. A parte i suoi open air party da migliaia e migliaia di persone a Spalato, con la sua Omega Ritam – che quest’anno festeggia il suo ventesimo compleanno, celebrato con una sere di serate proprio all’Aurora – nel 2002 fonda un’omonima label per la quale incidono Oxia, Inigo Kennedy, Bryan Zentz. Esiste anche una etichetta “sorella”, l’Alfa Ritam, più orientata verso l’house. Così come è sempre Pero a pubblicare per la Dallas Records il primo mixato croato “ufficiale” sotto il nome di Mix@ Aurora, con gran successo e 3000 copie vendute, oltre a fondare l’ottima rivista cartacea Techno.Hr, la prima a parlare di certi generi elettronici e dance non mainstream in terra croata (…la mancanza di sponsor fa purtroppo fallire il progetto della rivista dopo sole quattro uscite).
Fino al 2004 per Pero e la scena croata in generale, procede tutto a gonfie vele, con una situazione ricca e abbondantemente frequentata; poi, dal 2006 circa, inizia una rapida discesa, con un calo drastico ed improvviso di promoter e locali di qualità. E’ dal 2010 che la scena riprende vita, in particolare in Dalmazia, soprattutto grazie al successo ottenuto dall’evento monumentale sulla riviera di Spalato, il Discotheque Riva, con ospite di punta Carl Cox e un pubblico di diecimila persone sul lungomare centrale della città dalmata. Questa serata ha come risvegliato l’interesse dei più giovani e di promoter internazionali, rendendo Spalato conosciuta in tutta Europa per questo evento, (ri)mettendole fra le mete strategiche del clubbing.
Come troppo spesso accade in Croazia e nei Balcani tutti, il progetto pur con tutto il successo guadagnato non ha potuto avere seguito a causa di problemi burocratici e incomprensioni tra i vari partner. Peraltro, è stato proprio questo progetto a gettare le fondamenta per l’Ultra Europe Festival a Spalato. Un festival di tutt’altra tipologia e obiettivi (parliamo di un festival EDM, apertamente mainstream e dalle proporzioni pachidermiche, filiazione per niente ridotta dell’Ultra americano).E’ allora nel 2013 che Pero dà vita al Moondance Festival, nella torre a cielo aperto della medievale Fortezza Camerlengo a Trogir, investendo tutte le sue forze creative in questo piccolo gioiello. Un festival decisamente techno, privo di qualsiasi velleità kitsch o modaiola, fondato solo su musica di qualità, ottimi dj, super impianti e un’organizzazione affiatata ed efficiente. Riviste come Forbes o Spaces hanno inserito il Moondance tra i migliori festival in Europa, nonostante le sue dimensioni relativamente modeste. Non una cosa da poco.
Tornando però al discorso delle radici della scena croata, non possiamo non raccontarvi qualche aneddoto sull’andazzo a Zagabria, la capitale (decidendo di tralasciare tantissimi eventi ed episodi storici relativi alla scena presente nel resto della Croazia, visto che facendo diversamente ci toccherebbe scrivere un libro o rischiare di fornirvi un frettoloso Bignami sin troppo zeppo di informazioni e dunque poco eccitante). Saltiamo quindi a pie’ pari la scena istriana (i numerosissimi party intorno a Pola, tipo quelli al celebre Fort Bourguignon, oppure il Valkana Beach, il pioniere di tutti gli altri festival di grande portata in zona durato dal 1997 al 2004), stessa cosa facciamo con Fiume (stracolma di club decisamente interessanti e dj validi come Ivan Matermix, Vanya e Virgin Helena) o con Spalato e tutta la Dalmazia (impossibile però non nominare il leggendario Enter-Exit, nel 1994, il primo techno party spalatino, così chiamato perché le porte si chiudevano alle 21 di sera per riaprire solo alle 6 del mattino, ergo dopo le 21 non si poteva più entrare). Se volete divertirvi a respirarne l’atmosfera, guardate qui sotto:
Saltiamo anche il capitolo Pag, isola trasformatasi in un’Ibiza croata (dai tratti però prevalentemente truzzi, diciamolo) a partire dalla fine degli anni ’90, decisamente conosciuta anche dal giovane pubblico festivaliero italiano. Basandoci su testimonianze in loco – dato anche che chi vi scrive vive da quasi un paio d’anni proprio a Zagabria – e sulle informazioni forniteci gentilmente da Pero, cercheremo di farvi un mini sunto.
L’elettronica inizia a diffondersi nei club della capitale alla fine degli ’80, esattamente in seguito alla Summer of Love inglese, con hit come “Voodoo Ray” e “Break 4 Love” e con molta elettronica post punk e industrial alla Husker Du o Front 242. Un pioniere assoluto in fatto di diffusione dell’elettronica è sicuramente Dj Maminho (Zdravko Mamić), dj allo storico club Kulušić e conduttore su Radio 101 di Deep FM, la prima trasmissione nazionale a trattare sonorità elettroniche. Sarà lui a spingere Dj Kiki (Damir Cuculić) e Dj Frajman (Dario), nomi fondamentali per quanto riguarda il club Aquarius e la mitica serata culto del giovedì, a cui presto si unisce Felver, altro storico dj della zona. Daranno vita a serate con artisti pazzeschi, tra i quali Sven Väth, nel 1994 in una nottata ricordata ancora oggi come epica. Ed è tra l’altro il fratello maggiore di Maminho ad aprire la discoteca Mungos, appena fuori Zagabria, dove si terranno party leggendari e dove inizierà la sua carriera Dj Dario, diventato poi stella della scena rave.
(Il flyer della famigerata serata con Sven)
Vogliamo ricordarvi che tutto questo ribollire di energie, party e creatività si è avuto in concomitanza con la disastrosa guerra civile in ex Jugoslavia (1991-1995), anni in cui qualsiasi cosa era difficilmente raggiungibile o ottenibile, internet non c’era ancora e le informazioni riguardanti le novità musicali si trasmettevano a voce. Ma la forza di questo popolo, la cocciutaggine e anche un forte edonismo hanno permesso ai giovani di viversi a pieni polmoni tutto ciò che di positivo poteva esserci, spingendoli alla creatività anarchica, alla ribellione e al DIY – tratti tra l’altro caratteristici della filosofia balcanica.
E’ da ricordare il legame con Zagabria di un personaggio storico come Westbam, portato in città dall’amico Mate Galic, (famoso personaggio della scena, di origini croate ma residente in Germania dove ha condotto per anni una trasmissione musicale su Viva Tv), che nel 1993 suona imperterrito ad una serata nonostante in città la tensione fosse crescente per l’avanzata serba nei territori della vicina Karlovac e l’elettricità giocasse qua e là brutti scherzi a causa dei cortocircuiti.
(Mate Galic)
Zagabria è una città misteriosa, con un che di alchemico, ed è attraversata da una serie di fascinosi tunnel sotterranei, costruiti durante la seconda guerra mondiale, dove proprio negli anni ’90 sono stati organizzati dei veri e propri rave party. Il primo in assoluto è il fantasmagorico Under City Rave, nel tunnel Grič, in pieno centro. Gli organizzatori dell’evento – Irena Šćurić, che ai tempi conduceva ”Top Dj Mag”, una delle rare trasmissioni televisive sul clubbing a livello internazionale, Dinko Bežadona e Damir Cuculić – si aspettavano arrivassero sulle trecento persone. Ne sono arrivate tremila. I tunnel in seguito sono stati chiusi e ristrutturati a lungo, per riaprire l’anno scorso e ridare alla città un fascino ancora più misterioso (se capitate da queste parti, ve li consigliamo spassionatamente, soprattutto nelle giornate calde e afose).
Tornando a noi, è proprio questo il trio sopra citato ad aver dato vita poi al celebre Future Shock 2001 (1994 – 2002), un mega rave a base di techno, trance e hardcore, tenutosi per anni alla fiera di Zagabria e nato ispirandosi al tedesco Mayday
E per chiudere il nostro breve excursus sulla scena zagabrese anni ’90, non possiamo tralasciare il club Tvornica (“Fabbrica”), meraviglioso edificio industriale molto capiente e a due piani, con un corridoio sotterraneo che pare averne viste veramente tante. Per anni qui si tengono rave party chiamati “Stereo Studio”, a detta di tutti epocali, dalla cura estrema per ogni particolare (dal design al suono, passando per i costumi) e una folla di persone sempre presa benissimo, a creare un’energia indescrivibile a parole. Il locale è ancora oggi attivo, ma solo ed esclusivamente per concerti. L’unica cosa rimasta uguale al passato è l’ottimo impianto acustico.
Verso la fine dei ’90 apre invece il Best, sotto la guida di Maminho e Dj Dario, dove diventa super conosciuta e amata la serata Kraljevstvo (“Regno”), a cui partecipano nomi di punta nazionali ed internazionali e dove in seguito Petar Dundov, uno dei croati che “ce l’hanno fatta” anche col pubblico internazionale, darà il via al suo progetto “Perfection”. Ma ancora: Space Agressor, Kulušić, Gjuro 2, OTV… Sono anche questi i locali che hanno segnato la storia della club culture zagabrese e di cui è attualmente rimasto poco o niente.
Con questa infarinata di club culture croata abbiamo cercato di avvicinarvi un minimo ad una scena che, attualmente, è conosciuta più per i festival che per gli eventi minori e dove i festival in questione sono praticamente tutti organizzati e gestiti da stranieri (nella stragrande maggioranza dei casi, inglesi). Tutto questo mentre negli anni ’90 la Croazia aveva invece un ruolo alquanto forte e specifico in materia in materia di clubbing, attirando pubblico e artisti “selezionati” da tutta Europa.
(L’ingresso all’Under City Rave)
E allora, per chi volesse organizzarsi una vacanza fatta di relax, mare paradisiaco, posti incantevoli ma anche di ottime scorpacciate di techno, l’invito è quello di prendere in seria considerazione il Moondance, il primo festival di musica elettronica dal respiro internazionale totalmente croato, almeno da anni e anni a questa parte. Assaporare i frutti di un’organizzazione che è stata tra i grandi protagonisti della storia della club culture croata può essere davvero un’ottima fonte di ispirazione e una scelta sotto molti punti di vista “nobile”.
…sretan put!