Non è un club techno o house (anche se ci abbiamo visto dei monumenti della club culture, negli anni). Ha radici che vanno ben al di là della cultura-da-dancefloor, ed è prima di tutto un santuario della musica live che non è mai realmente appartenuto alla nostra “scena”. Eppure, tutta la comunità di appassionati clubbing – non solo quella toscana – oltre a quella degli appassionati di musica a trecentosessanta gradi dovrebbe in questo momento stringersi attorno alla venue fiorentina Auditorium FLOG. La notizia è deflagrata ieri dopo un’intervista trasmessa sull’ottima e storica emittente radiofonica Controradio: nel momento in cui tutte le venue stanno riaprendo (in città per dire lo hanno fatto anche due gemme come il Tenax e la navicella Tropical Animals), la FLOG – la Fondazione Lavoratori Officine Galileo, qui la storia in breve, merita di essere letta – ha deciso di tenere (temporaneamente?) chiuse le porte del suo Auditorium. Ecco qui la conversazione:
Quella che è amichevolmente “la FLOG” per i fiorentini (…e “il FLOG” per i foresti) sin dal giorno della sua apertura – nel lontano 1972 – è un punto di riferimento assoluto, da prendere ad esempio. Si tratta infatti di un posto che ha sempre avuto un’anima e una direzione, che ha avuto negli anni spesso un coinvolgimento “orizzontale” di vari attori e volontari culturali, che ha fatto da “culla” per alcune serate storiche – come non pensare a Vibranite, un’autentica colonna in Italia per chiunque ami la musica giamaicana e le sue declinazioni, da quelle roots a quella futuristiche – così come ha ospitato concerti importanti ed anche momenti toccanti (come ad esempio questa serata, l’ultima volta probabilmente che un Andrea Mi arrivato quasi in incognito ha visto dei live).
E’ molto più di un contenitore, la FLOG, e chi l’ha frequentata lo sa: è molto più di quattro mura che puoi affittare per farci una serata, o di un luogo di eventi e concerti dove macinare fatturati. E’, sotto molti punti di vista, una “idea”. Ecco: speriamo che questa “idea” si riesca a tenere alta, perché perderla significherebbe diventare tutti un po’ più poveri. Tutti, nessuno escluso. Nulla in contrario contro posti che fanno onestamente il loro lavoro, agendo professionalmente per ospitare ed organizzare live e dj set; ma chi lo fa mettendoci quel quid in più di idealismo, di riconoscibilità, di voglia di orizzontalità, di “senso di responsabilità” nell’ospitare musiche non convenzionali o – altra faccia della stessa medaglia – manifestazioni “dal basso”, beh, merita un po’ di attenzione e di affetto in più. Anche perché spesso la fatica è maggiore e i risultati, almeno quelli monetari, sono un po’ minori.
Ne approfittiamo per sottolineare una volta di più che oggi chiunque organizzi qualcosa e/o ospiti un evento è comunque un po’ un eroe: le difficoltà si sono moltiplicate, i costi di gestione sono decisamente aumentati per le misure anti-pandemia, il (potenziale) pubblico è comunque un po’ preoccupato un po’ impigrito, quindi ancora più difficile da raggiungere e convincere. Ma proprio per questo oggi diventa ancora più importante che qualcuno si preoccupi di cavarci fuori dal divano di casa e dal binge watching delle serie TV, che non possono diventare la nostra unica prospettiva di intrattenimento (…mentre l’unica prospettiva di socialità diventano il luogo di lavoro o il web). Se poi lo fa con un'”anima”, non solo per imprenditoria pura, il merito è doppio.
La FLOG non deve morire. Anche perché, dal 1972 ad oggi, ha reso migliore la vita di molte persone.