Direttamente da Bristol, una delle realtà inglesi più giovani e culturalmente vivaci, conosciuta ai musicofili per l’omonimo sound già di inizio anni ’90 ma in realtà sempre in prima fila anche adesso, ritorna Peverelist con un nuovo lp in uscita ,“Tessellations”. Nella chiacchierata che ci siamo fatti con lui, una risposta inaspettata sul famigerato “gear porn” e una sua personale mappa (anti-?) concettuale e (anti-) metodica.
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Iniziamo con qualcosa di diverso dal solito: è appena uscito il tuo nuovo Lp, “Tessellations”. La sua copertina – un insieme di campi cromatici incastrati in semplici strutture geometriche semi astratte – pare quasi voglia essere la trascrizione grafica del titolo dell’album. Come mai ti interessa questo concetto di “tassellamento”? Cosa significa per te?
A dire la verità, non ho dato peso ad alcun particolare concetto per il disco. Ho solo realizzato la musica e il nostro grafico ed artista Tess Redburn ha fatto un ottimo lavoro con la copertina. Sta all’ascoltatore dare una propria qualsivoglia libera interpretazione. Ognuno può scegliere se ritrovarvi significati più profondi o semplicemente godersi il prodotto.
L’etichetta che hai fondato, Livity Sound, è in vita da 6 anni. Pensi qualcosa sia cambiato in questi anni e come?
Quando l’abbiamo fondata, è stato un po’ come improvvisare per tirare fuori qualcosa di nuovo, non sapendo bene a cosa saremmo arrivati. Non c’erano obiettivi precisi, come tutt’ora non ci sono, l’unico desiderio era quello di buttare fuori delle release. Il fatto che l’etichetta sia ancora attiva è testimonianza del fatto che abbiamo seguito la strada giusta. Sono da sempre stato convinto dell’importanza di andare avanti facendo ciò voglio, ignorando qualsiasi tipo di contesto o incasellamento.
Sappiamo che anni fa hai lavorato per un po’ in un negozio di dischi. Qual è il ricordo a cui tieni di più legato a quel periodo e qual è la situazione corrente a Bristol in relazione ai negozi di dischi?
Sì, ho lavorato al Rooted Records per una decina d’anni. Sono stato abbastanza fortunato a vivermi in prima persona la nascita e lo sviluppo di generi come la Grime o la Dubstep e ricordo l’esaltazione genuina provata nel vedere crescere ed esplodere entrambi i generi – fatto che ha direttamente coinvolto il negozio in cui lavoravo. Dopo che Rooted Records ha chiuso i battenti, la “scena vinilica” di Bristol si è fatta parecchio desolata. Quando mi trasferii a Bristol, nel 1997, la città sguazzava felice in un mare di negozi di dischi. Poi, col passare del tempo, lentamente si è ritrovata a contarne letteralmente un paio. Attualmente, è in stato di forte ripresa, ritornando più che in salute. Il negozio di riferimento per la dance community è sicuramente l’Idle Hands Records, ma ci sono altri numerosi record store specializzati in reggae, soul, jazz, vari ed eventuali…
Nel tuo sound si ritrova sempre un mix di generi dove i bassi fanno da padroni. Ci diresti cos’hai maggiormente ascoltato nell’ultimo anno e se i tuoi ascolti hanno influenzato il tuo nuovo disco?
Cerco sempre di non ascoltare troppa musica quando compongo perché su di me ha un forte ruolo distraente. Può portarti a dubitare di ciò che stai facendo, o farti pensare che qualcuno stia facendo meglio di te. Quindi mi limito ad ascoltare musica solo ed esclusivamente per selezionare le tracce con cui fare i miei dj set, qualcosa di imprescindibile per me. “Peverelist” è da sempre stato un progetto molto personale volto a riflettere il mio viaggio attraverso la musica e le modalità in cui ne sono stato ispirato. Quindi uno specchio del mio ritrovarmi a vivere in Gran Bretagna, entrando in contatto con un melting pot di stili, tratto tipicamente UK, e continuando comunque a subire influenze dalle produzioni americane ed europee.
“Tesseletions” è particolarmente adatto per gli ascolti notturni. Qual è il tuo rapporto con la notte e qual è, da un punto di vista emozionale, la traccia dell’album più “dark”?
Di questi tempi, penso di essere una persona molto più attaccata alla luce del giorno e ritengo che nessuna delle tracce sia particolarmente “dark”. Trovo, anzi, si tratti di un disco pieno di ottimismo. “Further Inland” è la traccia più buia, anche se poi i giri di synth finiscono per ammorbidirla parecchio.
Siamo molto curiosi riguardo alle tue modalità di scrittura: hai cabiato metodo negli ultimi anni? Sei un producer metodico o ti capita anche di imbatterti in improvvise ispirazioni che ti spingono a chiuderti in studio?
Per quanto riguarda la mia attività in studio, devo ammettere che sono molto caotico. Generalmente sono super pieno di impegni mi riesce difficile avere a disposizione tutto il tempo che vorrei per fare musica. Sono indubbiamente un tipo non metodico e non sono nemmeno un fanatico della tecnologia, tanto che preferisco provare a tirare fuori qualcosa per poi vedere se alla lunga si rivela roba buona. Il 90% del materiale solitamente viene cestinato, ma il 10% rimanente mi dà sempre molta soddisfazione.
Pensi che la dubstep abbia un futuro o è forse giunta a un punto di sovraccarico?
Non sono molto aggiornato riguardo all’attuale scena dubstep. Di certo so che non ha la forza creativa di una decina di anni fa e quindi non le presto molta attenzione. Generalmente, poi, non mi sono nemmeno mai interessato troppo alla categoria “generi”. Ciò che più mi interessa sono le idee che portano alla nascita delle tracce, nonché il tentativo di creare una vibra in modi inusuali.
Parlando di gear porn, segui la filosofia “less is more”, o?…
Se hai soldi da spendere, “more is more”, ma non è il mio caso. Mi basta il portatile. L’attrezzatura so bene quanto possa essere stimolante, divertente, una fonte di ispirazione; ma non trovo sia essenziale per fare ottima musica.
Chi sono gli artisti con cui sogneresti di collaborare, anche se magari non più tra noi, e perché?
Ciò che più amo è collaborare con gli amici, penso sia il modo più divertente di fare musica. Se dovessi provare a collaborare con qualche mio eroe musicale, la cosa finirebbe molto male perché mi ritroverei troppo intimidito da tale grandezza!
Progetti futuri? Hai in serbo qualche spoiler per Soundwall?
Usciranno presto altri 12” per la Livity Sound e si tratterà di ottima musica, ve lo garantisco!
ENGLISH VERSION
Let’s start with something different: you’ve made a new Lp, “Tessellations”. Its cover – made of different color fields assembled in a simple geometrical and semi-abstract structure – seems to be the graphical transcription of the album title. So, why were you interested in such “tesselated concept”? What does it mean to you?
Don’t read too much in to a concept for the record. I just make the music and our artist Tess Redburn does a great job with the covers. It’s up to the listener to read in to it whatever they want. You can find something deep and meaningful if you choose, otherwise just enjoy it.
Livity Sound has been going now for 6 years. Do you find that anything has changed in these years and if so how?
When we started, we were just trying something out and didn’t really know where it would lead. There was, and still is, no grand plan, just taking each release at a time. The fact that the label is still going means we must be doing something right. I’ve been pretty determined to just plough ahead and do what i want with it and try and ignore any context.
Years ago you used to work at a record shop. What’s your favorite memory about that period and what is Bristol’s current situation regarding record shops?
I worked for Rooted Records in Bristol for a decade. I was lucky enough to witness the era of the birth and development of both Grime and Dubstep during that time and it was genuinely exciting to see those two genres develop so organically from the ground up, something that Rooted was directly involved in. After Rooted Reords closed the vinyl scene in Bristol was looking pretty bleak. When I moved to Bristol in 1997 the city was swimming in record shops and that slowly dwindled down to literally a couple. It’s picked up a lot again now and is looking really healthy again. Idle Hands Records is the hub in the city for the dance community but there is also quite a few specialist shops for reggae, soul, jazz etc etc
In your sound there’s always a mixture of genres and basses playing a key role. Could you tell us what have you been listening the most in the last year and did it influence your new album?
I try not to listen to too much music when I am trying to write because it can be really distracting. You can start to doubt what you are trying to do, or think some one else is doing it better. So I try not to listen to music other than checking for new tracks to dj with, which is an ongoing task. The Peverelist project has always been quite a personal project about my own journey through music and how it’s inspired me, being in the UK and listening to that UK’s melting pot of styles and the influences of US and European music too.
“Tesseletions” is particularly appropriate for late night listening. What’s your relation with the dark and which is the darkest track of this Lp for you, emotionally speaking?
I’m more of a daytime person these days. I don’t think any of the tracks are particularly dark, I think its quite an optimistic record. ‘Further Inland’ i guess is the darkest track on there but even that gets resolved by the strings.
We’re curious about your composing habits: have they changed in the last few years? Are you a “methodical producer” or do you also enjoy unespected inspirations that push you back in studio?
I’m very chaotic in the studio, I am generally really busy and don’t have much time to make music, so it tends to be a spare hour here or there that I get a chance to write. I’m definitely not methodical, I’m not a ‘techie’ person, I prefer just trying stuff out and seeing what sounds good. 90% of the time it is discarded but its worth it for the 10% that is good.
Do you think dubstep has a future or has it somehow come to an overrated point?
I don’t have any connection to contemporary dubstep. It’s not the creative force it was ten years ago and I don’t pay it much attention. I’m not that interested in genres generally, I’m much more interested in ideas and different ways of creating a vibe.
Talking about gear porn, do you think less is more? Or?…
If you have money, more is more, but I don’t, so a laptop is just fine. Gear is fun and can inspire, but it is not necessary to make great music.
Who are the dream artists you’d like to collaborate with, even if they’re not still alive and why?
I like collaborating with friends most, I think it’s fun to make music that way. If I was to try and collaborate with a musical hero I’d find it way too intimidating.
Next projects? Do you have any spoilers for Soundwall?
Just more 12″s on Livity Sound, keeping it rolling. Some great music coming up.