Premessa: a Le Mura sono personalmente legato.
Ho messo i dischi alla loro festa di apertura e per anni sono stato uno dei tanti ad avere una serata fissa tra le mura – ehm, appunto – amiche di San Lorenzo.
Poi ho smesso, perché, come James Murphy insegna “I’m losing my edge“, ma ho continuato a seguire da più lontano le vicende di un club che ha senza dubbio avuto un’importanza centrale nella vita notturna e culturale di San Lorenzo. Ovvero, il quartiere di Roma che forse rappresenta proprio il centro nevralgico di un certo tipo di nightlife cittadina.
Le Mura sono state e sono ancora importanti proprio per il tipo di offerta presentata al pubblico. Un’offerta varia, volutamente inclusiva, e poco cristallizzata su un solo genere o su una tipologia specifica di pubblico.
Da lì sono passati molti degli artisti che ora riempiono le arene e i palazzetti, hanno avuto spazio con serate più o meno fisse alcuni nomi di punta della scena hip hop cittadina, sono state organizzati concerti di musica sperimentale ed elettronica e quel palco ha avuto l’onore di ospitare anche vari artisti di caratura internazionale (da Cody ChesnuTT in giù). Ma non solo. Perché Le Mura è stata anche una delle case della stand-up comedy romana, luogo scelto per alcune feste e presentazioni del mondo della letteratura e dell’editoria, ed è sempre lì che la redazione de L’ultimo uomo teneva le sue telecronache delle partite del campionato e della Champion’s League della A.S. Roma al limite tra i tecnicismi di Daniele Adani e la comicità più pura. Le Mura, insomma, era il genere di posto dove la curiosità aveva una vita facile e potevi andarci ogni sera senza sapere cosa sarebbe accaduto, ma con la certezza che alla fine saresti tornato a casa avendo partecipato a qualcosa.
Di tutto questo ne parliamo al passato proprio perché lo scorso venerdì, nel bel mezzo di una serata, dopo l’ennesima irruzione della polizia nel corso degli ultimi mesi, a Le Mura sono stati messi i sigilli. Il motivo di tutto questo pare essere la colpa di essere registrati come “Associazione Culturale” senza però fare davvero cultura.
Riprendiamo il comunicato dei gestori:
“È con enorme dispiacere che comunichiamo ai nostri amici e soci che tutte le attività dell’Associazione Culturale Byron Bay sono temporaneamente sospese. Lo scorso venerdì la Polizia Locale ha notificato una disposizione di chiusura con cessazione immediata delle attività, obbligandoci ad interrompere la serata e ad abbassare le serrande. Le motivazioni addotte ci sono note soltanto in parte: principalmente ci viene contestata la natura e la finalità culturale dell’Associazione. “Le Mura”, con una media di trecento concerti l’anno di sola musica originale, eventi teatrali, decine di presentazioni letterarie, eventi sportivi, iniziative di solidarietà e di divulgazione scientifica, NON è un’associazione culturale agli occhi dell’Amministrazione.
In seguito ai gravi fatti di cronaca avvenuti lo scorso novembre nel quartiere di San Lorenzo, i controlli sulle associazioni e le attività si sono fatti sempre più pressanti, arrivando alla media di uno a settimana, oltre la ragionevole e legittima necessità di accertamento. La linea repressiva adottata dall’Amministrazione, senza il benché minimo tentativo di aprire un tavolo di confronto, mostra ancora una volta la distanza che c’è tra le autorità e le persone e sottolinea come l’inquadratura sulla problematica sia ancora, volontariamente o meno, sfocata. Sembra esserci un intento specifico nel voler desertificare programmaticamente San Lorenzo, in un momento cruciale in cui la necessità dovrebbe essere quella opposta, quella di poter uscire e incontrarsi, vivere il quartiere, essere una comunità. Una realtà come “Le Mura”, unitamente a tante altre, dovrebbe essere preservata – non diciamo favorita – nella sua funzione di aggregante positivo e sano, per il suo ruolo sociale critico di catalizzatore culturale, di luogo di scambio dove si alimenta e coltiva la bellezza. Confidiamo che le autorità chiariscano gli intenti del loro operato e ci permettano di riprendere la nostra programmazione al più presto. Restate con noi, abbiamo bisogno del vostro sostegno più che mai.”
Eccoci qui, al vero nocciolo della questione.
Dopo quello che è accaduto alla giovane Desirèe Mariottini e la susseguente indignazione popolare con tanto di sciacallaggio effettuato dall’attuale Ministro degli Interni, è stato dato il via a una forte ondata repressiva messa in atto dall’attuale amministrazione cittadina a uso e consumo dei media che tanto hanno cavalcato l’agognato tema del degrado.
Come sempre più spesso succede nel nostro paese, si reagisce alle tragedie con provvedimenti che vogliono sembrare esemplari in superficie ma che non affrontano realmente i problemi
Parliamoci chiaro: che San Lorenzo sia un quartiere difficile è fuori discussione, ma non è facendo chiudere i locali e addirittura un certo tipo di negozi che le cose possono in qualche modo sistemarsi.
Come sempre più spesso succede nel nostro paese, si reagisce alle tragedie con provvedimenti che vogliono sembrare esemplari in superficie ma che non affrontano realmente i problemi, anzi li circumnavigano alla maniera di certe barche che svolgono le vele in un mare colmo di ipocrisia. È successo dopo Piazza San Carlo, è successo e sta succedendo dopo Corinaldo ed è successo e sta succedendo ancora a Roma.
Non è rendendo San Lorenzo meno viva e spingendo la gente a stare chiusa in casa che si risolve il problema dello spaccio. Anzi: chiunque abbia confidenza con la zona sa che certe cose in quel quartiere sono sempre successe al di fuori dei locali e, di fatto, continuano ad accadere solo leggermente (ma leggermente leggermente…) meno indisturbate di prima.
Ci si fa scudo sempre di più della bandiera della legalità per giustificare una voglia sempre maggiore di immobilismo. Un conservatorismo spiccio che pensa di risolvere i problemi proponendo “il niente” come alternativa alla vita.
C’è poi di fondo un disprezzo costante per tutto ciò che viene racchiuso sotto l’ombrello della cultura, e che non passa per le accademie, e che per le attuali amministrazioni di città come Roma e Torino (ma in realtà vale anche per il resto dell’Italia) viene vissuto più come un problema da arginare che come un sistema, anche economico, da sostenere e cavalcare.
Ci si fa scudo sempre di più della bandiera della legalità per giustificare una voglia sempre maggiore di immobilismo. Un conservatorismo spiccio che pensa di risolvere i problemi proponendo “il niente” come alternativa alla vita
Perché il messaggio di fondo che si vuole dare è proprio questo: far passare un certo tipo di attività, i concerti, i dj set, gli spettacoli teatrali, come roba da perdigiorno che vivono i loro privilegi lontani dai problemi reali del paese.
“Dobbiamo occuparci delle cose serie, invece di perdere tempo con le vostre cazzate, dobbiamo occuparci del degrado“, dicono.
E nel farlo, ne diventano i più feroci promotori.