L’account dei Daft Punk su Spotify ha da poco pubblicato una playlist intitolata “Daft Punk Thomas Bangalter playlist”, contenente un elenco di tracce selezionate, si presuppone, da uno dei due robot in persona (avrà senso dire “uno dei due robot in persona”? in questo caso assolutamente sì): è noto che Thomas e G-Man hanno gusti musicali abbastanza bislacchi, e che varie volte tra le loro influenze hanno citato oscure produzioni italodisco completamente sconosciute ai più, un po’ come fa Tarantino quando parla dei suoi film preferiti, allora cosa ci sarà negli ascolti consigliati da Thomas?
Alcune scelte sono abbastanza prevedibili, come i cavalli di battaglia dei collaborators di Random Access Memories – su tutte, “Good Times” degli Chic e “The Chase” di Moroder, ma ci sono un po’ tutti, da Chilly Gonzales a Panda Bear – o come le tracce di artisti “affini” ai Daft Punk come i Phoenix, altre comprensibili ma, di nuovo, un filo scontate: ok, c’è sempre dietro Nile Rodgers, ma non bisogna essere supremi conoscitori della disco anni ’70 per apprezzare “The Greatest Dancer” delle Sister Sledge (l’ha campionata persino Will Smith) o “I’m Coming Out” di Diana Ross, ma quando si è lì lì per liquidare la playlist come una semplice cassa di risonanza per le produzioni di amici e collaboratori sparsi con qualche concessione all’hipsterismo indiesnob (James Blake e Bon Iver), ecco apparire alcuni colpi di classe.
“Tears”, ad esempio, è il Moroder che non ti aspetteresti, due spanne oltre quello trito e ritrito di “I Feel Love” e, a pensarci bene, molto più daftpunkeggiante, ma non è tutto: la vera perla della playlist, che potete ascoltare qui, è quell’Underground Resistance che non ti aspetteresti, “Amazon”, assieme oldschool techno di quella analogica e “sporca” e epica alla Daft Punk, con quei pad esagerati da colonna sonora – a proposito, c’è anche quella di “Taxi Driver” che ricordano un po’ “Contact”, anche (ma non solo) per il mood un po’ fantascientifico-spaziale.