Per chi ha una certa età, fa anche un po’ male al cuore una frase come “Ti ricordi quando la Riviera era il centro di tutto?”, da quanto è dannatamente vera. Per tutti gli altri, per quelli arrivati dopo, è Ibiza, è Berlino, è al massimo Londra o vagabondaggi vari in festival più o meno balneari. Però ecco, davvero: pare incredibile, ma c’è stato un momento in cui il centro gravitazionale del clubbing globale era la riviera romagnola, la Riviera insomma. Questo per tutta una serie di fattori: un concentrato di intelligenze, di estrosità, un posto (e anche delle amministrazioni…) che se non incoraggiavano almeno non ostacolavano una idea creativa di vita e divertimento notturno. E poi, ovviamente, dei talenti dal punto di vista musicale. Talenti enormi. Talenti che ancora adesso sono e fanno scuola.
Era il 1991 quando Flavio Vecchi e Ricky Montanari, con l’aiuto del sodale britannico Kid Batchelor, davano vita a Riviera Traxx (…sì, chiaro il rimando goliardico e al tempo stesso affetuoso e rispettoso a Chicago). Fin da subito, con le sue raccolte, un credibile, autorevole e coinvolgente “termometro” di quegli anni d’oro, capace anche di farsi protagonista – eccome – tra la stampa estera specializzata e non. Negli anni sappiamo che questa grande spinta e questa grande centralità si è sfilacciata, e questo per vari motivi: un po’ perché le storie più belle comunque hanno un inizio e una fine, i cicli migliori sono comunque per l’appunto dei cicli; un po’ anche perché è partita una corsa a vedere nel mondo della notte solo il peggio del peggio, inseguendo la chimera di un narcotizzante “divertimento per famiglie” che era solo abbattere a zero i contenuti “sfidanti”, per avere invece un imbelle normalità. Normalità in cui la Riviera però ha capito che rischia di affondare, e affondare malino, tra il disinteresse generale, se si affida solo ad essa: negli ultimi tempi, infatti, c’erano tutti i segni di un risveglio, con la riapertura dei club, nuovi investimenti, pure notevoli dietro-front di alcuni amministratori (eh sì, avete capito a chi ci stiamo riferendo…). Il tutto a capire che vanno benissimo le famiglie eccetera, ma l’Alto Adriatico ha bisogno anche di pulsare, di vita, di immaginari, di tornare ad essere realmente attrattivo ed appassionante per chi vuole esplorare la vita a trecentosessanta gradi.
Poi è arrivato il Coronavirus, e ok. Tanto se ne è parlato e tanto se ne parlerà, ma il dato di fatto è che il Cocoricò non ha ancora aperto e tutti gli altri hanno avuto la stagione monca a un terzo. Bisogna far passare la nottata. Ma ecco, prendiamo questa resurrezione della serie “Riviera Traxx” come un bel segnale e un bellissimo augurio: dopo anni di silenzio, quello che era una bandiera e testimonianza discografica degli “anni d’oro” torna in pista con un quinto volume, in uscita su Major Underground, che riassume bene tutta una serie di sapori: house in primis, ma house “all’italiana”, con la tipica leggerezza e creatività che l’Italia ha sempre dato alla musica da dancefloor di matrice americana anche quando comunque c’era da pestare duro e da far sudare sulle piste. C’è qualche perla recuperata (un brano del ’95, rimasto finora negli archivi, di Ricky Montanari con Johnson Righeira), c’è ovviamente pure Flavio oltre a Ricky e la sua collaborazione con Peter Kharma è balearica meglio delle Baleari, c’è qualche ingresso della nuova generazione (Bartolomeo, con una “Romagna Mia” minimal e filante), c’è qualche amico storico (Uovo aka Memoryman) e, a chiudere il tutto, giustamente, Cirillo che ama come sempre infilarci nei suoi mefistofelici circuiti mentali adrenalinici. Tutto molto Riviera. Tutto molto Riviera degli anni d’oro. Ma, ascoltare per credere, è tutto dannatamente convincente ancora oggi.
Rivogliamo quella Riviera. La rivogliamo ora. Perché ci sono tutte le condizioni di partenza per riaverla. Intanto, ce la ascoltiamo – perché in questo Volume 5 ci arriva davvero vivida, viva, vitale. Come deve essere. Come può essere.