Se ci fermassimo ad analizzare la storia del clubbing/djing degli ultimi venti anni non potrebbe che venire alla nostra attenzione un dato che potremmo definire quantomeno “curioso”.
Nonostante il susseguirsi di generazioni di producers e performers nel circuito “techno – elettronico” e la moltitudine di exploit da parte di giovani talenti che tanto fanno ben sperare per la salute del nostro ambiente, se andassimo a stilare una ipotetica lista “top 10 headliners ” che calcano oggi la scena, non potremmo non notare che più della metà di questa lista sarebbe composta dagli stessi big di venti anni fa.
Intendiamoci, se oggi stiamo tanto a discutere, forse è proprio perché alcuni di questi “padri fondatori” hanno inconfutabilmente creato la scena; lungi da noi discuterne le qualità artistiche, tecniche e l’apporto “guida” che hanno dato a tutto il movimento.
Nessuno vuole togliere a “Cesare” ciò che gli appartiene, piuttosto vorremmo approfondire e cercare di capire alcune dinamiche che portano a questa situazione, che per certi versi possiamo definire anomala. Molto probabilmente oltre al talento, oltre al marketing aggressivo e dominante, dietro ci possono essere anche delle “politiche di cartello” che non lasciano troppo spazio agli emergenti, politiche che sicuramente portano le organizzazioni a dover accettare alcuni compromessi, per poter accedere all’ingaggio di determinati artisti.
In questo ultimo decennio, si è sviluppata la strana usanza da parte di questi big, di mettere su delle “factories” che producono, spingono e vendono l’artista tramite labels tuttofare che dominano e si spartiscono il mercato.
Intendiamoci, questa in una società di tipo capitalistico è solo una prassi di mercato, -pesce grosso mangia pesce piccolo- e tante altre belle storielle che possiamo condividere o meno, però c’è qualcosa che ragionando va in conflitto con quelli che sono poi i principi dell’Underground e più propriamente della Techno. Se un’organizzazione volesse ingaggiare “Tizio” per soddisfare le esigenze dei propri clienti, in molti casi “Tizio” si otterrebbe solo dopo aver “bookato” tutta la sua scuderia di talenti più o meno valorosi. A prima vista questa potrebbe sembrare anche una mossa per far crescere artisticamente talenti più giovani, ma poi se ci andassimo a mettere quel pizzico di malizia che forse mai guasta nel quadro di una visione critica, potremmo anche giungere a conclusioni meno nobili di quelle che emergono in superficie. La tendenza a voler rimanere “le punte di diamante” all’interno della propria scuderia sembra emergere prepotentemente nell’atteggiamento di questi artisti, che ultimamente sembrano ragionare come degli amministratori delegati di grosse holding della dance, più che da grandi esponenti della Techno.
Talento indiscusso a parte, contornarsi di ottimi “frontman” che però artisticamente non potranno mai eguagliare loro stessi è un ottimo modo per rimanere “le stelle più brillanti del firmamento”. Da parte degli organizzatori poi, ci dovrebbe essere un pizzico di coraggio in più nello scegliere le proprie Line up, è vero che questi personaggi ti permettono l’incasso durante la serata, ma è anche vero che la maggior parte delle volte il bilancio delle serate in cui si è invitata tutta la “scuderia” finisce in pareggio.
Scusate se ci permettiamo di toccare l’intoccabile, e se anche non ci facciamo pervadere dal senso di colpa tanta è la grandezza delle “divinità” in questione, è solo perchè ci risulta strano che nel 2012 i nomi scritti in grande sui flyers sono nella maggior parte dei casi ancora gli stessi del 1992.