Il bello è che i più accigliati custodi dell’ortodossia e della tassonomia potrebbero insorgere: “Electro? Ma electro de che? Guarda che questo non è un album electro… E’ più EBM, semmai!”. Avrebbero anche ragione, a stare sulla superficie e sulla catalogazione precisa. Ma il punto è un altro: il punto è partire dal curioso revival hipsterico che c’è stato attorno all’electro nell’ultimo periodo, quando dopo anni ed anni di vaga negligenza improvvisamente proprio quel genere è diventato il genere dei “saputi” pronti a cavalcare l’ultima moda. Quelli insomma che la sanno lunga, che dicono di disprezzare le mode ma sono poi – curiosamente – i primi a muoversi silenziosamente in branco, ed a riunirsi sotto specifiche, altezzose bandiere (…hanno peraltro il merito di lanciarle veramente, le mode: è stato così con la minimal, è stato così con la techno berghainiana, è stato così con l’ambient-industrial nerovestita, è stato così coi dekmantelismi, tutte cose nate iper-minoritarie e diventate “dittatura dell’eleganza ed intelligenza” per poi essere fagocitate con profitto dall’industria… Ma non diteglielo: potrebbero offendersi).
E’ così che improvvisamente sono nate release electro, ristampe, articoli approfonditi e dichiarazioni d’amore attorno ad un genere che, per un decennio almeno (ma forse fai anche due, va’) è stato bellamente considerato un reperto archeologico sufficientemente inerte, e i pochi volenterosi che invece se ne occupavano – e facevano magari anche cose notevolissime – venivano visti alla stregua di sfigati e/o tipi picchiatelli con hobby discutibile. L’electro “reloaded” però difficilmente diventerà grossa quanto è diventata la minimal brandeburgica o la tech-house balearica: magari perché si presta poco alle droghe più in voga sui dancefloor oggi, magari perché richiede un certo tipo di attenzione “obliqua” e serrata al tempo stesso per essere ascoltata/ballata, magari perché chi la fa davvero con talento è, invece, un anti-talento nel promuoversi.
Oh: non è grave, ce ne faremo una ragione. Chi è un amatore ed un esperto resterà un amatore ed un esperto, you know who you are (e nessuno gli deve togliere l’amore e la gioia nell’esserlo); chi ci si è avvicinato invece per moda migrerà a breve verso altri suoni, e può pure essere l’abbia già fatto. E’ però un peccato che non si sia approfondito davvero e in modo più sostanzioso ciò che di buono e di “extra” poteva e può dare l’electro alla musica dance del ventunesimo secolo. Ovvero, un “colore” in più (per quanto scuro); una cura melodica maggiore; una inventiva armonica sghemba; una creatività ritmica superiore al mero basic da quattro quarti. Ecco, soprattutto il “colore”: l’electro migliore non è quella che marcia anfetaminica senza troppa anima, ma è piuttosto quella che con piccoli accorgimenti e deformazioni/moltiplicazioni di suono o di scrittura ti fa “scivolare” verso posti alieni, strani, inquietanti, sotterranei, magari acquatici (eh sì…).
Proprio per questo motivo oggi la “vera electro” potrebbe (anche) essere quella che electro precisamente non è, secondo i canoni consolidati del genere. E proprio per questo troviamo che “In The Realm Of Electricity” sia quindi un bellissimo album electro, da electro viva e contemporanea, pur essendo più orientato verso sonorità wave ed EBM in più di un passaggio (forse un solo brano, “Jack Isidore”, è canonicamente electro).
(Ascoltatelo, compratelo; continua sotto)
Un po’ di background: la sigla che firma l’album, The Ne-21, potrebbe non dirvi nulla e potrebbe essere perdonabile. Ma se continua a non dirvi nulla il fatto che dietro vi si celino i Retina.it, ovvero Lino Monaco e Nicola Buono, beh, allora la cosa è un po’ più grave. Si tratta di due maestri assoluti che hanno messo l’Italia sulla mappa nel campo dell’elettronica più “nobile” in tempi non sospetti, in tempi in cui era molto più difficile farlo (perché noi eravamo la terra della pizza e fichi, dello champagne e dei Masters At Work strapagati, o delle techno-piste di tamarri galoppanti: bravi, simpatici, appassionati, ma fuori dal “salotto buono”). Sono in pochissimi a poterlo dire. Oggi che finalmente questi snobismi sono caduti e non è per nulla raro che nel suddetto “salotto buono” possano sedere a pieno titolo nostri connazionali – meglio se hanno sciacquato i panni nella Sprea, ma non è obbligatorio – in un mondo ideale i Retina.it dovrebbero essere conosciutissimi e celebratissimi ma lo sappiamo, non è un mondo ideale, è un mondo dove puoi passare da Salvini al PD ai Banchieri Centrali senza fare un plissé, o dove uno scatto social con borsetta Luis Vuitton vale più di una solida carriera. Che ci vuoi fare, ogni era ha le sue croci. In fondo quando l’electro è nata ancora ci si sparava per strada per motivi politici ed ideologici e sinceramente no, non era meglio.
“In The Realm Of Electricity”, che contiene materiale prodotto tra il 2012 e il 2020, ha nella tracklist forse solo un passo falso (“Decoders”), per il resto inanella gemme una dietro l’altra, a partire da “High Rise”. Oltre a non-essere-elecrto-ma-avere-lo-spirito-dell’-electro, ha il grandissimo pregio dell’essenzialità: i suoni sono semplici ma potenti e molto, molto significativi. Questo è il motivo che rende questo album superiore anche al comunque bello “Psycho Romance And Other Spooky Ballads”, album uscito un anno fa a nome Men With Secrets (che è nient’altro che l’unione di The Ne-21 / Retina.it con Donato Dozzy: un dream team di gente seria, signore e signori). Disco che da un lato anticipa e conferma l’amore sincero per l’electro dei protagonisti coinvolti nell’operazione, dall’altro forse per voglia di strafare o di dare a tutti la possibilità di esprimersi compiutamente mette dentro qualche layer di troppo, a scarico dell’essenzialità statuaria che invece contrassegna “In The Realm Of Electricity” in ogni sua linea. Detto ciò, ribadiamo che è un gran bell’album pure “Psycho Romance” eccetera, come potete sentire voi stessi qui sotto. Quello che ci interessa ad ogni modo è che il revival electro, più o meno modaiolo che sia, comunichi un certo tipo di valori, di attitudini, e non solo “Ehi, questo è la moda del momento per essere cool e controculturali nell’elettronica!”. Così sì diventa un patrimonio collettivo e spendibile, e non solo un’uggia da collezionista o da fissato snob.