Si parla sempre tanto di Berghain – troppo, direbbe qualcuno. Mattia Grigolo, che è stato e sempre sarà “uno di Soundwall”, taglia la testa al toro, ovvero rimette a zero tutte le chiacchiere sul supposto eccessivo sfruttamento dell’argomento-Berghain: lo fa perché dimostra che il club di Am Wriezener Bahnhof e Berlino in generale possono avere ancora un potere di fascinazione e narrazione enorme, anche e soprattutto uscendo dalle iconografie più inflazionate.
Quello che infatti vogliamo segnalarvi è un pezzo di grandissima letteratura: lo trovate precisamente qui. E’ stato pubblicato su Yanez, nuova creatura letteraria che vede proprio Mattia fra i fondatori (quando non è impegnato a portare avanti il Wale Café, hub berlinese per expat di casa nostra ma non solo).
Si parla di Berghain. Sì. Perché il Lab.Oratory è da un lato una sezione “distaccata” e mooolto atipica, dall’altro ne fa comunque pienamente parte. Un racconto affascinante, intenso, pieno di digressioni, ma che comunque quando si concentra sulla descrizione fattuale delle cose lo fa con grande precisione e intelligente asciuttezza – e aiuta in questo modo a mettere in luce, nel modo più onesto possibile, una delle anime che compongono l’universo Berghain.
Perché sì i deejay, la selezione all’ingresso, l’impianto, gli orari senza fine, il Panorama Bar, Sven, la Ostgut Ton, eccetera eccetera… ma in realtà bisognerebbe arrivare a scoprire e capire il quadro d’assieme. Da dove nascono certe esperienze. Quali declinazioni possono avere, lontano dai riflettori incentrati soprattutto sulla musica e sull’industria della club culture. Ecco. Se quello che potete leggere in questo “Portami a ballare dove gli altri non possono entrare” vi lascia perplessi, vi fa schifo, lo trovate oltraggioso, lo trovate stupido, voi al Berghain e a Berlino ci potete anche andare – non c’è il minimo problema, ci mancherebbe – ma sappiate che non ne capirete mai pienamente lo spirito, non capirete mai davvero come e perché sono diventati quello che sono. E’ un tassello importante. Fondamentale.
E Mattia Grigolo non poteva raccontarlo meglio.
(Illustrazione di Francesco Gulina)