Parlare di musica italiana nel 2018 significa non poter prescindere dalla scena trap: non solo non si possono ignorare le classifiche di ascolto sui principali servizi di streaming e le views di Youtube, ma sarebbe quantomeno miope non rendersi conto della presa che la trap ha sul pubblico più giovane e, di conseguenza, su tutti i ragazzi con velleità musicali che si affacciano al mondo della produzione proprio con la trap come principale riferimento.
Questo non poter prescindere, quindi, vale non solo per noi ma anche per i musicisti stessi, che si trovano ad avere la trap come piattaforma su cui costruire le proprie idee (o come disperato tentativo di appiglio e riciclaggio di sé per vecchi barbogi fuori tempo massimo, ma questa è un’altra storia di cui ha già parlato diffusamente e in modo autorevole Damir Ivic): inevitabilmente, noi ascoltatori ci troviamo in un mare magnum in cui non necessariamente però le idee le hanno tutti, anzi.
Prestare attenzione alla scena trap italiana del 2018 significa imbattersi più spesso di quanto sarebbe auspicabile in fenomeni da baraccone indistinguibili dal lolrap stile Bello Figo, roba che – perdonateci il francese, ma non sappiamo in che altro modo dirlo – fa letteralmente cagare per povertà di contenuto, ma addentrandosi nel sottobosco di Youtube e Soundcloud ci è capitato anche di trovare qualche perla.
Uno, ad esempio, è Quentin40, con quel suo flow personalissimo fatto di parole troncate che, guardacaso, ha visto saltare sul suo carro degli autentici furboni come Achille Lauro e Marcelo Burlon:
Ma chi ci ha davvero stupito di recente, e come vedremo non ha stupito solo noi, è Young Signorino.
Lo ammettiamo, è difficilissimo prenderlo sul serio con un nome del genere, ma è proprio il suo essere molto sopra le righe persino in una scena che fa dell’essere sopra le righe il suo (spesso unico) tratto distintivo a renderlo parodistico: i tatuaggi in faccia e da nessun’altra parte, gli outfit assurdi e la droga come pressoché unico argomento, oltre ovviamente a un numero di rime chiuse prossimo allo zero sono estremizzazioni di tutto ciò che i detrattori del genere contestano ai principali alfieri della scena.
L’idea di fondo di Young Signorino, quindi, è un esperimento interessantissimo: cosa succede se prendi gli elementi distintivi della trap e li porti all’estremo? Se anziché pensare a chiudere o no le rime togli quasi del tutto le parole? Se continui a sottrarre contenuto fino a non averne più?
Sembra scemo. Sembra.
Non a caso, invece, molti degli ascoltatori più attenti e curiosi tra i nostri contatti ne sono rimasti affascinati, a partire da Cosmo che lo ha definito “La regressione totale. il grado zero. La quintessenza della poetica trap svelata, lo scheletro dell’ideologia“, passando per Populous per arrivare a un’autorità come Simon Reynolds, che interpellato su Facebook lo ha descritto come “a logical devolution of trap mc-ing“.
Quello che però ha attirato la nostra attenzione è, paradossalmente, la cosa “meno trap” in un pezzo che della trap è, appunto, la quintessenza: quei due accordi morbidi e vagamente IDM che entrano a metà del pezzo e che, alle nostre orecchie di over-trenta riportano immediatamente alla mente ascolti adolescenziali a notte fonda su MTV.
Se proprio Reynolds, in “Energy Flash”, rigetta violentemente la definizione di IDM perché l’esistenza di una “intelligent dance music” presupporrebbe, arrogantemente, che il resto della dance music sia stupida, in questo caso invece chi scrive crede che a “Mmh ha ha ha” la definizione di “intelligent trap” calzi a pennello: proprio come molti artisti dance considerati grandi soloni dell’intellettualismo, Young Signorino fa un lavoro di sottrazione che dimostra e presuppone nell’ascoltatore una profonda conoscenza degli stilemi del genere per riconoscerne il parossismo.
In altre parole, nel fare qualcosa di più vuoto del vuoto, Young Signorino aggiunge un ulteriore layer di ironia a un genere che già ne aveva svariati, reiterando il giochino classico degli ultimi vent’anni in cui i musicisti vogliono far sentire i propri ascoltatori più fighi degli altri perché colgono aspetti che gli altri non vedono e così facendo creare un proprio culto, secondo l’ormai decennale teoria di Kevin Kelly per cui a un artista, per vivere della propria arte, sarebbero sufficienti mille fan davvero hardcore, di quelli che comprano l’edizione superlimited da duecentocinquanta euro di qualunque cosa produca.
Insomma, la spariamo grossa: Young Signorino è l’Aphex Twin della trap italiana, sia per capacità di centrare l’essenza più profonda del genere e di portarlo un passo più in là, che per capacità di affascinare gli ascoltatori più smaliziati.
Certo, poi si potrebbe discutere per settimane di quanto agli ascoltatori più smaliziati, e a noi che scriviamo di musica e che siamo, fondamentalmente, dei nerd, piaccia ricercare contenuti, significati ed easter egg che vadano “oltre” la musica e che magari non esistono davvero proprio per sentirci parte di una nicchia nella nicchia, ma è un argomento infinitamente più vasto: per ora, ci limitiamo ad applaudire Young Signorino, i suoi versi senza senso e quel paio di accordi lì.