Non poteva non fare il giro del mondo – almeno nel nostro contesto clubbaro – la rovente risposta di Nastia al post di Nina Kraviz che, ieri, ha deciso di pronunciarsi sul conflitto tra Ucraina e Russia, riprendendosi mentre scrive a penna su un foglio la parola “Pace” in russo. Ecco cosa ha scritto la dj ucraina, un attacco personale fatto e finito:
Cosa ha fatto impazzire Nastia contro Nina in modo così esplicito e scomposto? Ruggini personali tra le due, che sono emerse con la scusa del conflitto (che Nastia sta vivendo male più di altri, ovviamente, perché essere ucraini in questo momento è terribile anche se non si è direttamente assediati, per il carico di ansia e rabbia che si ha addosso)? O semplicemente per Nastia questo modo kraviziano di esporsi sul conflitto è troppo poco, visto che un appello generico di “Pace” suona quasi come una beffa e un modo per rifugiarsi in una posizione di comodo, che fa fare bella figura e non impegna?
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A difesa della Kraviz, si può dire che già esporsi in maniera così timida e generica sul conflitto è, nella Russia di Putin, un atto di coraggio. Nel momento in cui parliamo pare che almeno 5.000 persone siano state arrestate in Russia negli scorsi giorni per essersi limitate a manifestare contro la guerra in modo pacifico; sembra che sia sufficiente esporre un generico cartello “No To War” per essere immediatamente fermati dalle forze di polizia (…ecco, ricordiamocelo quando in Italia si parla di “dittatura” per delle stronzate). La linea putiniana infatti è che quella attuale non sia una guerra, o almeno non una vera e propria guerra; ma il fatto che per la prima volta dall’inizio dello scontro anche la Russia giusto ieri abbia ammesso morti fra le fila del proprio esercito parrebbe aver cambiato definitivamente questa narrazione di comodo, perché questo è. Sta di fatto che nella narrazione tossica che il regime putiniano vuole imporre alla sua nazione parlare di “Pace” significa, indirettamente, supportare i “neonazisti” che a dire di Vladimir e delle sue mire neo-zariste stanno rendendo l’Ucraina un pericolo per la sicurezza nazionale russa, a partire dalla voglia di passare armi e bagagli sotto la NATO a trazione americana. Un missile NATO che parte dall’Ucraina impiega circa sette minuti ad arrivare a Mosca, spiegano dal Cremlino: inaccettabile, dicono. L’Ucraina deve restare neutrale. O deve essere “ricondotta alla ragione”, chiaramente la ragione secondo Putin.
Ma è anche vero, e qua in parte si può dare ragione a Nastia, che chiunque un minimo viaggi per il mondo e non sia esposto solo alla pressione mediatica della stampa di regime – e i dj eccome se viaggiano – non può non ritenere il comportamento di Putin una follia sproporzionata, e non può non vedere come una disputa politica, al di là come la sia pensi su Russia e NATO, sta causando decine e centinaia di vittime civili innocenti, sta costringendo centinaia di migliaia di persone ad emigrare, ha trasformato tutti gli ucraini tra i 18 e i 60 anni da semplici cittadini a potenziali soldati, col carico di tensione, violenza ed orrore che questo comporta. Putin sta sbagliando tutto. Il fatto che da mesi ormai viva in completo isolamento (per incontrarlo di persona, bisogna prima stare due settimane in isolamento: non lo fa quasi nessuno, se non una cerchia di fedelissimi che sta perdendo ogni contatto col mondo reale, in un cupo avvitarsi del regime peggiorato dall’ultima riforma costituzionale, dove Putin si è dato praticamente il potere a vita), non aiuta di sicuro. Ma chi in isolamento non ci vive, chi può informarsi da varie fonti schierate su varie posizioni, non può che vedere la drammatica, dolorosa, inutilmente violenta assurdità di ciò che sta accadendo nel momento in cui si muovo i carri armati verso una popolazione.
Dasha Rush, ad esempio, che è russa, ha fatto un post molto, molto chiaro. Senza ambiguità, per nulla generico e rivolto ai connazionali andando proprio al cuore del problema: il primo problema è la follia di Putin e del suo cerchio magico. Insomma: si può fare.
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Come ad esempio ha fatto uno dei più famosi attori russi, Danila Kozlovsky, più di un milione di follower su Instagram, che ha aggiunto anche una autocritica impietosa: “Dove sono stato gli ultimi otto anni?”. Davvero. Si può fare. Chiaro, è rischioso: Ivan Urgant, il popolarissimo creatore della strepitosa “finta Italo Disco” che qua tanto amiamo si è pronunciato anche lui su Instagram, ed ha fatto pressappoco quello che ha fatto la Kraviz, niente di più: ha semplicemente scritto “No alla guerra”. Risultato? Il suo programma è stato cancellato dai palinsesti. Ecco i due post.
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Di sicuro ora la priorità è aiutare i civili intrappolati dal conflitto (…e di sicuro nel frattempo è necessario e fondamentale parlare e confrontarsi sulle cause di questo conflitto, per uscirne il prima possibile: togliere la parola alle armi e ridarla alla diplomazia deve o dovrebbe essere l’obiettivo numero uno, la guida per qualsiasi scelta strategica). Hör, che negli ultimi tempi è diventato una specie di erede in miniatura del fenomeno Boiler Room, ha lanciato una serie di dj set che servono a sensibilizzare a favore della raccolta fondi lanciata dalla Croce Rossa. Ecco qui sotto il set della sempre bravissima Lena Willikens. Chiaro, ognuno reagisce a modo suo: per una Nastia esasperata da quello che sta succedendo un post come quello della Kraviz è troppo poco (e/o forse aspettava una scusa per lanciarsi contro la collega un tempo tanto lodata ed evocata nelle interviste), ma qualunque tipo di sensibilizzazione che metta in luce l’assurdità di quello che sta succedendo, invocandone un termine, è meglio considerarla benvenuta. Questo è quello che conta. Poi, magari, ricordarsi anche di provare ad immedesimarsi in altri punti di vista, in interpretazioni che a prima vista ci sfuggono: permetteteci come consiglio la lettura di questo articolo.
E ora, parola a Lena (e come scritto nella didascalia che accompagna il video, donate qui):