Ce l’ha fatta di nuovo, Linecheck. Ce l’ha fatta anche in tempi pandemici. Un festival difficile già di suo, perché non era mai mera performance (e “artisti famosi”, e incassi al botteghino…) ma è stato fin da subito un think tank di quelli importanti. Molto importanti. Un posto dove gli addetti al settore si riuniscono, ragionano sulle cose, stringono nuove conoscenze e nuove alleanze e, in generale, dove tutti i meccanismi che ruotano attorno all’industria della musica vengono toccati, analizzati, attivati. Una di quelle situazioni di cui è difficile individuare i risultati immediati – non è come in un concerto o in un festival “normale”, dove contano solo i numeri di spese ed incassi ed eventualmente indotti, e da lì capisci – ma che davvero può far fare un salto di qualità al sistema in generale, ma anche a tante piccole potenziali carriere (sì: anche alla vostra). Con un po’ di tempo, con un po’ di fortuna.
In generale, quello che è davvero importante è che in Linecheck si vanno sempre a toccare gli intrecci tra musica e istituzioni, musica e potenziali investitori, musica e connessioni. Aspetti spesso messi troppo in secondo piano, o considerati “superflui”: lo ripetiamo, “superflui” forse lo sono nel breve periodo perché i risultati non arrivano subito, ma la vera crescita arriva riflettendo e lavorando su questi aspetti qui. Poi sì, in Linecheck c’è anche la parte performativa, ha anche la sua componente dove fanno mostra di sé i nomi-in-cartellone: ma è sempre stata una componente fra tante, non l’unica e in realtà nemmeno la principale.
In questo assurdo e per molti aspetti doloroso 2020, lo staff che porta avanti il festival è riuscito in un piccolo miracolo: costruire una edizione che in tutto e per tutto, per numero e qualità degli eventi e degli interventi, è al livello delle edizioni passate. Se volete la musica e gli show ci sono (in un range che va da Marco Faraone a Myss Keta, da Speranza a Whitemary, da Camilla Sparkss a Kharfi), in un reticolo internazionale – con tanto di focus su una nazione interessante come la Norvegia – di streming live esclusivi. E se invece volete i panel, i workshop, le masterclass, anche qui piatto molto, molto ricco.
Davvero: se in qualsiasi maniera siate interessati alla musica non solo come semplici ascoltatori passivi, i contenuti che troverete quest’anno dal 17 al 19 novembre non in un luogo fisico ma sul web sono comunque ricchissimi. Qui il link per i biglietti. Chiaro: non esiste monitor che arriverà alla magia e all’intensità dell’incontro o del workshop o del concerto affrontato di persona, ma il pensiero non si ferma, la capacità di ideare e di creare men che meno. Avanti! Perché ripartiremo, e per ripartire meglio possibile bisogna pensare, bisogna ragionare, bisogna confrontarsi, bisogna organizzarsi.