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[tab title=”Italiano”]Lawrence è uno dei tanti alias con i quali Peter Kersten comunica al mondo le note della sua musica. In questo rapido botta e risposta, fresco del ritorno sulla sua Smallville Records con un EP a nome “Manhattan”, il produttore di Amburgo illustra la propria realtà alla luce del dualismo tra musica e arte, specchi opposti che in lui trovano la massima espressione. Come un’opera d’arte si sottrae ad ogni tentativo di definizione permanente, così Peter, che simile ad un architetto di suoni è in grado di plasmarne le molteplici sfaccettature in schizzi, disegni di stati d’animo e idee che denotano una forte relazione visiva alla musica.
Lawrence, sei un artista in costante fermento. A cosa ti stai dedicando in questo momento?
Sono appena tornato da una vacanza in Giappone, a Kyoto e Tokyo dove sono andato a trovare il mio amico Toshiya Kawasaki che dirige l’etichetta Mule Musiq. Entrambi stiamo lavorando ai prossimi progetti a tempo pieno.
Nel 2014 è uscito il tuo sesto album come Lawrence, “A Day In The Life” che sancisce una relazione di dieci anni proprio con l’etichetta di Tokyo, Mule Musiq. Quale processo di scrittura si nasconde dietro questa composizione?
L’album contiene schizzi spontanei, dove il processo di scrittura è stato sostanzialmente quello di disegnare stati d’animo e idee sin da subito. Era quasi come quando il mio amico, nonché artista, Stefan Marx, procede con alcuni dei suoi disegni per conservare quell’impostazione naturale ed istintiva.
“Horses”, “Lucy, Lucy”, “Marlen”: queste tracce hanno spiccate sonorità ambient. Da dove provengono questi suoni che evocano una forte poesia visiva, molto comuni nella tua discografia?
La componente visiva è un enorme campo di ispirazione per la musica ambient in generale e per la mia musica nello specifico. “Come particolari scene ed emozioni potrebbero suonare?” Molti grandi compositori hanno avuto questa forte relazione visiva alla musica.
L’arte visiva gioca da sempre un ruolo da protagonista nella tua musica, da Marcel Duchamp (tua fonte d’ispirazione) alle copertine dei tuoi dischi. A questo proposito, quale è il rapporto tra musica e arte?
Non chiamerei Marcel Duchamp mia fonte d’ispirazione, ci sono un sacco di artisti contemporanei che mi hanno ispirato molto di più come l’enorme cerchia di artisti incredibili che lavorano con il suono: Alvin Lucier, La Monte Young con Marian Zazeela, Daphne Oram, Sergei Tcherepnin e Jörg Hiller. Abbiamo sempre usato le copertine delle uscite dell’etichetta Dial per mostrare l’arte contemporanea. Cosa c’è di più sorprendente che acquistare un disco e ricevere un bel pezzo d’arte con esso?
Si tratta di una scelta puramente estetica o vi è una strategia comune ad ogni uscita?
La maggior parte degli artisti delle nostre copertine sono amici e siamo profondamente appassionati di ciò che rappresentano. Tuttavia, una copertina di un disco non deve necessariamente corrispondere alla musica che custodisce.
Ho letto che la tua galleria d’arte di Berlino, Mathew Gallery, ha aperto una sede anche a New York. Cosa puoi dire dell’attività di gallerista?
Essere circondati dai più grandi artisti (e opere), da colleghi, visitatori e clienti, entrambi gli spazi si trovano in quartieri incredibili (Charlottenburg e Lower Manhattan). Anche se il lavoro quotidiano a volte è molto difficile, ad ogni apertura riteniamo che sia la cosa migliore che potevamo fare nella nostra vita.
È una domanda che ti avranno posto in molti, ma per me è la domanda: quanto ha influito la tua passata esperienza come paesaggista sul tuo lavoro musicale?
Essa non riguarda affatto la mia musicalità. L’unica relazione che posso vedere è che venti anni fa mentre ero un architetto di giardini avevo bisogno di andare nei clubs nei fine settimana per superare il duro lavoro quotidiano. Amavo essere un paesaggista ma, alla fine ho smesso per amore della musica.
Per questo sei un artista molto prolifico. Cosa è cambiato nel modo di produrre musica nel corso della tua esperienza?
Sin dagli inizi produrre musica per me è stato un processo molto spontaneo. Ecco perché non c’è una linea costante di parametri che si evolvono, niente è davvero programmato. È più simile entrare nel campo ambient qui, suonare con gli amici su alcuni strumenti acustici lì, ed infine tornare sempre con il kick in 4/4.
In cosa consiste il tuo immaginario di riferimento quando sei in studio?
In realtà non mi trovo così spesso a produrre nel mio studio. La maggior parte del lavoro lo faccio mentre viaggio, preferibilmente in treno. Ciò potrebbe essere il mio primo immaginario di riferimento.
Una cosa che mi ha molto colpito è il mix che hai realizzato per Inverted Audio: questa selezione sarebbe perfetta per un film. Cosa ne pensi dell’opportunità di creare colonne sonore?
La creazione di una colonna sonora per un grande film deve essere una delle più alte aspirazioni per un musicista. Nino Rota, Philippe Sarde, Ennio Morricone e Franco Evangelisti sono alcuni dei miei compositori preferiti, per non parlare di Stanley Kubrick, il più grande dei selezionatori di musica di tutti i tempi.
Di recente un altro tuo album ha visto la luce, “Sky Walking”. Il titolo è il risultato dell’unione artistica con Christian Naujoks e Richard Schulenburg. Non ancora soddisfatto dei tuoi progetti ed etichette, cosa ti ha spinto a creare la tua prima band con annessa piattaforma e tour?
Christian e Richard sono miei amici di Amburgo, quindi abbiamo sempre ascoltato molta musica insieme, abbiamo bevuto e siamo usciti spesso al Golden Pudel Club. Cinque anni fa abbiamo iniziato a suonare insieme su alcuni strumenti acustici vintage e vari sintetizzatori, sentendo profondamente il risultato fin dal primo accordo. Ad un certo punto abbiamo pensato che poteva essere bello condividere questa piccola selezione di stramberie con il mondo e quindi abbiamo deciso di pubblicare l’album e di iniziare a fare concerti in giro.
Nell’era digitale, esistono persone che hanno ancora voglia di investire nel vinile. Nel pieno di questo periodo, apri ad Amburgo il negozio di dischi Smallville. Come co-proprietario, sai dirmi pro e contro (se ce ne sono) di quest’attività?
Il vinile è ovviamente un aspetto principale della gestione del negozio, ma ce ne sono tanti altri positivi: l’etichetta Smallville Records, le feste, tutti i nostri incantevoli colleghi e amici, Stefan Marx come artista, i nostri vicini come l’incredibile ristorante Brachmann’s per non parlare del negozio stesso, uno spazio ideale dove potersi incontrare.
Invece, come amante e selezionatore di musica sai dirmi cinque dischi che porteresti con te su un’isola deserta?
(Ride) non andrò mai su un’isola deserta, tuttavia:
Wechsel Garland & World Standard – The Isle
Linda Perhacs – Parallelograms
Terry Fox – The Labyrinth Scored for 11 Cats
SND – Stdio
Durutti Column – Tomorrow
Ultime considerazioni per il 2015?
Il 2015 è l’anno di due anniversari: i dieci anni di Smallville Records e i quindici di Dial. C’è molto da celebrare e voi amati lettori siete tutti invitati ad unirvi a noi per festeggiare questi importanti traguardi![/tab]
[tab title=”English”]Lawrence is only one of the many aliases used by Peter Kersten to communicate to the world the notes of his music. In this quick interview, fresh from his return on Smallville Records with an EP named “Manhattan“, Hamburg producer shows his reality based on the dualism between music and art, opposite mirrors that find in himself the perfect embodiment. As a work of art avoids all attempts to permanent definitions, so does Peter, like an architect of sounds, has shaped his multifaceted music in sketches, drawings of moods and ideas that evoke an outstanding visual-driven component.
Lawrence, you’re a very proactive person. Have you been working on other forthcoming projects in this moment?
I’ve just been on vacation in Kyoto and Tokyo where I visited my friend Toshiya Kawasaki who runs the Mule Musiq label. We are both working on forthcoming projects all the time.
In 2014 on Mule Musiq label you released your sixth album as Lawrence, “A Day In The Life” that establishes a relationship of ten years with the Tokyo imprint. Which writing process is the basis of this composition?
The album contains spontaneous sketches, so the process was to draw moods and ideas right away. It was almost like my friend and cover artist Stefan Marx proceeds with some of his drawings to conserve a sudden setting.
“Horses”, “Lucy, Lucy”, “Marlen” on the album have outstanding ambient music sonorities. From where come those sounds that evoke a strong visual poetry, so common in your whole discography?
The visual is a huge field of inspirations for ambient music in general and for my music particularly. “How do particular scenes and emotions would sound like”? Many great composers had this strong visual relationship to music.
Visual art plays an important role in your music. From Marcel Duchamp (your source of inspiration) to the covers of your records. What is the relationship between music and art?
I wouldn’t call Marcel Duchamp my source of inspiration, there are a lot of contemporary artists who inspired me much more as the huge field of amazing artists that work with sound for example Alvin Lucier, La Monte Young with Marian Zazeela, Daphne Oram, Sergei Tcherepnin, Jörg Hiller. We always used the covers of Dial releases to display contemporary art. What can be more amazing than buying a records and getting a nice piece of art with it!
Is it a purely aesthetic choice or a common strategy to each release?
Most of our record cover artists are friends and we are deeply in love with what they represent. But a cover artwork does not necessarily have to match the music.
I read that your art gallery in Berlin, Mathew Gallery, opened also in New York. What can you say about the activity of managing an art gallery?
Being surrounded by the greatest artists (and artworks), lovely colleagues, great visitors and costumers, both of the spaces are set in amazing neighborhoods (Charlottenburg and Lower Manhattan). Even if the daily work is sometimes very hard, at each opening we feel that it is the best thing we could do in our lives.
It’s a question that many have asked you once, but for me it’s the question: how your past experience as a landscaper affects your musical journey?
It doesn’t affect my musicality at all. The only relationship that I can see is that while I was a landscaper twenty years ago I needed clubbing on the weekends to get over the hard everyday work. I loved being a landscaper but eventually I quit for the sake of music.
In fact you’re a very prolific artist. What has evolved in the way of producing music over the years?
As from the beginning on for me music production was a very spontaneous process. That’s why there is not a constant line of things evolving, nothing is really planned. It is more like entering the ambient field here, playing with friends on some acoustic instruments there and getting always back to the 4/4 kick drum from time to time.
What is your imaginary reference when you’re in the studio?
Actually I’m not that often in my studio. Most of the sound work is done while travelling, preferable on trains. This might be my first imaginary reference.
One thing that has struck me is your mix for Inverted Audio: this selection would be perfect for a movie. What do you think about the opportunity to create soundtracks?
Creating a soundtrack for a great movie must be one of the highest disciplines for a musician. Nino Rota, Philippe Sarde, Ennio Morricone and Franco Evangelisti, these are some of my most favorite composers, not thinking of Stanley Kubrick, the greatest selector ever.
Recently, another LP has come into being, “Sky Walking”. It is the result of the union together with Christian Naujoks and Richard Schulenburg. Not satisfied of your side projects and labels, what induced you to create your first band with its platform and tour?
Christian and Richard are my friends from Hamburg, so we used to listen to music a lot, drinking and hanging out at the Golden Pudel Club. Five years ago we started playing along on some vintage acoustic instruments and synthesizers, feeling deeply the result from the very beginning. At one point we thought it might be nice to share this tiny selection of weirdness with people, so we released the album and start doing concerts.
In the digital age there are people who still want to invest on vinyl. In the middle of this period, you set up the Smallville record store. As a co-owner, can you tell me the pros and cons (if any) of this activity?
Vinyl is obviously one of the main aspect of running the store, but there are so many others pros: the Smallville label, the parties, all our lovely colleagues and friends, Stefan Marx as the visual artist, our neighbors such as the amazing restaurant Brachmann’s and the Smallville records store itself as the perfect place to just hang out.
Instead, as a music selector and DJ, can you list five records who would you take to a desert island?
(He laughs) I would never ever go to a desert island, anyway:
Wechsel Garland & World Standard – The Isle
Linda Perhacs – Parallelograms
Terry Fox – The Labyrinth Scored for 11 Cats
SND – Stdio
Durutti Column – Tomorrow
Any final words for 2015?
2015 is the year of two anniversary: ten years of Smallville and fifteen of Dial. So there’s a lot to celebrate and you, beloved readers, are all invited to join us![/tab]
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