Beh, è una bella coincidenza. Questo articolo che state leggendo è, così ci conferma l’interfaccia di WordPress, l’articolo numero 10.000 pubblicato su queste pagine: un traguardo di cui manco ci eravamo accorti prima di iniziare a scrivere queste righe e che, a leggerlo fa così, fa quasi impressione.
(Lo screenshot di prova preso dal pannello di gestione di WordPress; Continua sotto)
Nei suoi molti anni di vita, Soundwall è passato attraverso mille evoluzioni, cambiamenti, aggiustamenti, deviazioni, nuovi equilibri. Quante cose sono state raccontate in questi 10.000 post? Quanti aggiornamenti veloci, quanti approfondimenti più meditati? Quante interviste, quante recensioni? Di sicuro il solo fatto di essere arrivati a questo traguardo è importante. Nel momento in cui aggiornavamo il sito per parlare di Spring Attitude edizione 2024, che si svolgerà il prossimo weekend (13 e 14 settembre, con coda extra il 15, a Roma, Cinecittà) non c’eravamo subito accorti che avremmo toccato questa quota così rotonda e così vasta. Ma a ben pensarci, tutto torna.
(Reperti televisivi trovati nel web, fine 2014, per parlare del quinto compleanno del Soundwall; continua sotto)
Tutto torna perché Spring Attitude è sempre stato “amico” di Soundwall (a partire dalla bellissima collaborazione per il nostro quinto compleanno, lì ancora nella sua veste “clubbara” da L-Ektrica): ma non è solo questione di amicizia, amichettisimo, di sintonia umana (…che poi per carità quest’ultima c’è, ed è forte, da sempre, e ne siamo felicissimi). È questione, prima di tutto, di attitudine. Di non volersi adeguare alla via più semplice. Spring Attitude fin dall’inizio è stato un festival che è nato sì dall’elettronica, ma che ad essa non ha mai voluto limitarsi; e che alla club culture si è sempre legato parecchio, assolutamente, ma per scelta precisa – ed onesta – non ne ha mai voluto abbracciare completamente una serie di derive che oggi invece sembrano ineludibili, se vuoi stare sul mercato senza troppi sudori freddi (i tavoli, i VIP…), e che purtuttavia non a tutti possono andare bene, non per tutti sono il “vestito” adatto.
Negli ultimi anni SA si è misurato comunque con la necessità dei numeri grandi, vista anche la location scelta (…ecco, a Roma il dramma delle location continua ad essere tale, dopo tutti questi anni: pazzesco), ovvero Cinecittà. Ma nel farlo, non ha mai perso l’anima. È diventato più live, è diventato anche più indie, e magari qualcuno della vecchia guardia fra gli aficionados del festival non ci si ritrova del tutto; ma tutto questo è successo e si è sviluppato coerentemente con i gusti e le esperienze di chi lo guida, e non per un calcolo a tavolino.
La cosa fondamentale da dire, infatti, è che Spring Attitude è un festival vivo. Vivo perché si evolve. Vivo perché nasce prima di tutto da passioni personali. Vivo perché ha sofferto le difficoltà logistiche e strutturali che flagellano Roma, riuscendo però sempre a venirne fuori. Vivo perché sa anticipare i tempi (spesso “vede” in anticipo il potenziale di artisti che poi diventano dei riempi-megaclub o riempi-palasport). Vivo perché poteva essere molto più facile restare su un certo tipo di elettronica collaudata o, al contrario, buttarsi sull’indie-che-funziona, invece ha sempre cercato di trovare un equilibrio molto personale (ed identitario, tutt’altro che prevedibile o paraculo) tra questi due contesti.
(La prima giornata di SA 2024; continua sotto)
Provate a pensarci: quanti altri festival in Italia vi vengono in mente che siano come Spring Attitude? Che mettano cioè assieme Motta e The Blaze, Sama’ Abdulhadi e Bar Italia, il live post rock ricercato e la celebrazione techno mani in aria? Iniziano ad essercene, soprattutto in qualche festival estivo (ci viene in mente ad esempio Woodoo Fest), perché l’approccio “alla Primavera Sound” dove si mescola qualsiasi cosa ormai lo abbiamo digerito pure da noi, ma in generale è su scala più piccola. Ed in generale, è in provincia.
(La seconda giornata; continua sotto)
Di sbagli ne fanno tutti. Ne ha fatto Soundwall nei suoi 10.000 articoli, ne ha fatti (molti di meno!) Spring Attitude nelle sue molte edizioni: ci mancherebbe. Ma esattamente come noi da praticamente sempre ci rifiutiamo di fare copia&incolla più o meno mascherati dei comunicati stampa che ci arrivano e ci rifiutiamo di percorrere solo ed unicamente la via delle marchette per gli amici da un lato e degli hot topics dall’altro (pur avendo e dichiarando gli amici, pur parlando anche di Peggy Gou e Afterlife et similia), allo stesso modo Spring Attitude fa di tutto per essere fedele a se stesso e per essere, contemporaneamente, diverso dagli altri. Non per snobismo, non per antipatia, non perché si senta ‘stocazzo. Ma perché ama la musica ed ama chi ama la musica: e sa che l’amore nella sua forma più alta e luminosa implica libertà, personalità, onestà, non solo possesso e volontà di potenza.
Quindi anche quest’anno ci troveremo a fare il tifo per Spring Attitude. Ci troveremo a fare il tifo per il pubblico bellissimo che si è costruito negli anni (…ed ehi, a Roma per mille motivi non è facile farlo, anche il festival più bello mai avuto in Italia ovvero Dissonanze ogni tanto faceva fatica). Ci troveremo a fare il tifo per l’alternanza di dj set e live set, per la continua attenzione alle cose interessanti che vengono fuori dall’Italia dando loro non pacche sulle spalle ma un palco importante (qualche anno fa Cosmo, e oggi lui c’è ma da headliner; nel 2024 per dire una Daniela Pes, una Marta Del Grandi, una Emma Nolde, sperando almeno una diventi l’headliner di domani, se lo meritano). Ci troveremo a fare il tifo per Barry Can’t Swim, Kiasmos, Mace, i già citati The Blaze, per un dancefloor esteso e di qualità.
(L’anno scorso andò così; continua sotto)
Spring Attitude è un festival che (ci) prende bene. Chi lo frequenta, lo sa. Non sarà il più incredibile, non sarà il più grosso, non sarà il più partecipato, non sarà il più “verticale” su determinate nicchie, non sarà il più partigiano e purista, non sarà il più spettacolare, non sarà il più sorprendente e spiazzante. Ma è un festival che fa stare bene chi ci va; e che di impulsi e spunti, fidatevi, ne dà sempre tantissimi. Spesso molti di più di chi invece si agita tanto per essere purista, per essere di nicchia, per essere irreprensibile e “schierato”.
Sì: amiamo Spring Attitude. E siamo contentissimi che l’articolo pubblicato numero 10.000 su queste pagine sia finito, quasi per caso (…ma esiste il caso?), a lui. Biglietti – occhio perché non ne sono rimasti poi così tanti, i pass sono volati via – qui.