1959, era l’inizio per i “dischi ricordi”, il musichiere e per i dancefloor che venivano calpestati a colpi di funk e boogie. Ma è anche l’anno in cui viene costruita a Torino la sala da ballo Le Roi Dancing, dove si è tenuto il party di carnevale organizzato da Xplosiva e Marachella Group. Ad infiammare la pista Tiger & Woods, Xanax Party, Sidney, SRSLY e TTV.
Porta un cappello, alla maschera ci pensiamo noi: così recitava il flyer dell’evento. E infatti la maschera una volta entrati arriva puntualmente ed è quella di Guy Fawkes (quella di V per Vendetta) da cui il nome della serata V per Vittoria. Dentro al Le Roi ho incontrato un melting pot impressionante, personaggi di ogni tipo: dal boscaiolo al cespuglio, dal supereroe alla damina anni 20’ e quando il sound inizia ad incalzare, verso la mezzanotte, appaiono due cappellini neri con visiera, dietro cui si nascondono Tiger & Woods.
Potremmo continuare a dirvi che la loro identità è segreta e che i loro nomi sono Larry e David, ma in realtà sappiamo tutti (o quasi) chi sono i ragazzi che sono in consolle. Il duo, tutto italiano, è in splendida forma ed io che sono una loro fan dal 2011 (anno in cui sono rimasta folgorata durante il loro live al Sonar) abbandono la pista e ne approfitto per fargli qualche domanda…
Dove si “incontrano” per la prima volta Tiger e Woods?
Il progetto nasce nell’edizione della Red Bull Music Academy di Barcellona nel 2008.
Durante i vostri live indossate cappellini con visiera e t-shirt basic, sui social siete rappresentati da una tigre… esiste un motivo particolare per questa scelta?
La tigre è un simbolo, la cosa più importante è la musica, non siamo noi. Il mood è cappellino nero abbinato a t-shirt nera basica, serve a creare una migliore atmosfera per ballare. Il buio è fondamentale, serve a sentire la musica. È molto più importante la musica e come viene percepita dal pubblico rispetto a noi. Essa è pura, e non bisogna distogliere l’attenzione, noi veniamo dopo. La musica è socievole, e ti fa venir voglia di essere intorno alla gente.
Siete italiani, ma avete avuto molto più successo all’estero, come ad esempio durante il Sonar nel 2011. Come ve lo spiegate?
Il Sonar è stata un’ espeienza incredibile, è stato come suonare in un piccolo club ma con cinquemila persone. Il pubblico era straordinario ed ha risposto molto bene, come se fosse un’ unica persona. All’estero la risposta è mediamente migliore, è una questione di cultura. In particolare negli Stati Uniti il nostro suono è molto ben radicato nella cultura in quanto buona parte delle nostre ispirazioni e fonti di campioni vengono proprio da lì e spesso fanno parte della tradizione popolare. Per capirci, un disco come “Love Come Down” di Evelyn Champagne King viene suonato anche ai matrimoni. Inoltre, in generale, si può comunque dire che in Italia c’è forse un pò meno curiosità in merito alla musica, ma anche questo lascia il tempo che trova perchè non si può generalizzare troppo.
Il vostro groove è molto particolare e caratteristico, quasi sensuale, a che cosa vi ispirate?
Sicuramente la prima techno Detroit, ed anche l’italo disco. Il Minneapolis funk, la Chicago house. Una matrice di inizio anni ’80, che ci ha influenzato in chiave moderna, la musica disco dell’83 con loop che si ripetono per cinque minuti consecutivi. Cerchiamo di portare la parte più calda della musica, i primi passi dell’ house. Usiamo la matrice ingenua e cerchiamo di avere un approccio spontaneo. Il suono che ci appartiene è quello con cui siamo cresciuti, quello che sentiamo. Ed è quella la parte che deve essere calda.
Avete suonato in svariati posti, alcuni dei locali più prestigiosi d’Europa e del mondo, avete un posto o una serata che vi ha particolarmente colpito?
E’ molto difficile dirlo. Ci sono tanti posti speciali in cui abbiamo suonato, alcune date piccole ma importanti come San Diego, intensa dal punto di vista del calore umano, Barcellona al Sonar, Kingdom ad Austin in Texas, di sicuro Parigi e in Mexico a Guadalajara per i ragazzi di Rad.
Progetti per il futuro?
Usciremo presto con diversi remix, podcast ed un nuovo EP in uscita prima dell’estate.
I ragazzi si allontanano, la festa al Le Roi continua ed io me la godo. Ritorno a casa con la fortuna di aver incrociato due dei miei idoli e di aver ascoltato altri artisti che conosco ma che magari non hanno dato proprio il meglio durante questa serata.
Grazie Larry, grazie David, il vostro set è stato un “ace” che è entrato dritto nel mio cuore.