Abbiamo sempre ammirato molto il lavoro di Path Festival: perché Verona non è una città semplice (non è una metropoli, e spesso per fare cultura/musica di un certo tipo è stata un posto non proprio immediato e ricettivo, fatti salvi gli agguerriti nuclei di veri amatori e consumatori di arte non mainstream) ma anche e soprattutto perché ha una dote molto importante, anzi, sempre più importante: la personalità. Non mette magari in campo una serie robusta di nomi giganteschi&sicuri per il botteghino, infatti, non va su quella strada lì (non potrebbe permettersela, ma non vorrebbe nemmeno permettersela), però su tutto quello che fa e che mette in line up c’è chiara l’impronta della passione, dei gusti e delle personalità di chi organizza. Niente omologazione, niente “soliti nomi”. Anche coi “soliti nomi” si possono fare festival bellissimi – lì entra in campo la capacità di creare un’atmosfera, un’adunata gioiosa e organizzata alla perfezione – ma un tocco di simpatia extra lo daremo sempre a chi vuole prima di tutto seguire la “propria” strada, se la strada in questione è una di quelle di solito meno frequentate (ma è tenuta bene e portata avanti con cura).
C’è un altro motivo per volere bene a Path Festival e per metterlo fra gli appuntamenti possibili del weekend lungo che va dal 12 al 15 ottobre: la scelta delle location. Verona è una città bellissima (rispetto alla bellezza che possiede, che è a livelli assoluti, forse una delle più sottovalutate d’Italia), e a Path hanno saputo valorizzare questa cosa scegliendo location come il Chiostro della Soprintendenza alla Dogana, il Polo Santa Marta dell’Università (archeologia industria di metà ‘800), il Teatro Camploy (un gioiellino), l’Ex Convento delle Clarisse che sono davvero affascinanti.
Non solo: per la serata più legata alla dimensione del clubbing, la location non è storica in senso lato ma ha comunque una valenza importante. Si va infatti al Colorificio Kroen, “erede” dell’esperienza del Kroen originario – uno di quei posti che negli passati ha tenuto “alta la fiamma” per la musica più indipendente, di ricerca e aperta alla contemporaneità in un comprensorio, come quello veronese, che spesso si adagia solo sull’ufficialità da turista tedesco di mezza età (vedi la lirica in Arena d’estate) o da pubblico medio (coi grandi nomi del pop, del rock, della canzone d’autore). Magari una esperienza meno storica ed importante di quella di Interzona (al momento apolide), ma comunque molto significativa: ed è bello vedere che sia tornata ad avere una presenza “fisica” sul territorio. Bravi quelli di Path che hanno puntato lì, per la serata più danceflooriana, quella del sabato.
Bravi anche per aver chiamato un headliner di quelli bravi veri: Trevor Jackson, aka il signor Playgroup, aka una delle intelligenze più vive e affilate – musicalmente e non solo – abbia percorso la club culture degli ultimi vent’anni. Tant’è che si è deciso non solo di farlo suonare, ma anche di farlo parlare: tutto questo in un talk che si svolgerà il 14 ottobre alle 19:30, guidato dal sottoscritto. Non vediamo l’ora. Trevor è una persona tutto tranne che banale ed accomodante. Parlare con lui è sempre una bella sfida, molto molto stimolante. Ma di cose stimolanti nel programma di Path ce ne sono parecchie: da Pan Daijing (di cui vi parlavamo qui) al noise di Shit And Shine, dai particolarissimi Mohammad a Silvia Kastel (fresca di release su Blackest Ever Black), da Matteo Vallicelli a Nicola Ratti. Proprio quest’ultimo sarà il curatore della chicca finale: uno “sleep concert” (set lunghi tutta la notte, da gustarsi nel dormiveglia o proprio dormendo), format che già ci aveva entusiasmato messo in mano a Rabih Beaini l’anno scorso a roBOt Festival. Un’esperienza che merita a prescindere.
Tutte le informazioni del caso le potete trovare sul sito ufficiale del festival. Non vediamo l’ora di esserci, e vi consigliamo di fare altrettanto: Path Festival è un qualcosa fatto con competenza e molta personalità. Niente effetti speciali, niente gratificazioni facili, ma molto facilmente – inanellando i nomi in programma – si può venire fuori da questi giorni veronesi di metà ottobre felicemente arricchiti nelle emozioni, quelle più profonde, quelle meno superficiali. Nella cornice di una città, lo ripetiamo, veramente bella.