Siamo nei primi anni ’80 e buona parte della strumentazione elettronica è affidata per lo più all’analogico, con alcune incursioni nell’ibrido – il digitale muoverà i suoi primi passi soltanto qualche anno più in là. A farsi largo nelle produzioni di quel periodo ci sono principalmente sintetizzatori Korg/Roland, drum machine 808 e le Akai per campionare e loopare frequenze in modo creativo.
Una buona fetta del Nord Europa ha pensato di buttarsi su questi suoni lavorandoci sopra e creando un proprio mondo. Dal Belgio ci si allunga verso l’Olanda fino ad incontrare la Germania dove tra bassi profondi linee di synth aggressive e beat ripetitivi si da sfogo a nuove sonorità che da lì a breve confluiranno tutte sotto la stessa sigla: EBM. Con l’”Electronic Body Music”, nome inizialmente coniato dai Front 242, alla creatività elettronica più dark e surreale si fondono una serie di elementi industrial che influenzeranno poi, tra gli altri, generi come la new beat e la techno degli albori. La continua attenzione alla fisicità del proprio corpo gioca poi un ruolo fondamentale nella performance, il ritmo incalzante che ne viene fuori cambierà completamente l’attitudine del live.
Pietro Anton che da anni è impegnato nella salvaguardia delle sonorità più invisibili e di settore, aggiunge nel suo personale curriculum da cineasta un secondo capitolo nato dopo il prezioso lavoro Italo disco legacy.
“Electronic Body Movie”, ufficialmente uscito il 6 settembre, consegna una nitida istantanea di quelle stagioni dove gran parte dello stato maggiore EBM, riunito per l’occasione, ci parla attraverso le esperienze vissute in prima persona. Ad intervenire sono proprio i veri protagonisti: dai The Neon Judgement e gli A Split Second passando per i Front 242 fino ai tedeschi D.A.F e Nitzer Ebb, per citarne alcuni. Il racconto si sofferma su fatti ed aneddoti realmente vissuti: un viaggio sonoro unico e sviscerato nel dettaglio, dove l’incontro tra più sonorità diventa il trampolino di lancio nel creare atmosfere fino a quel momento mai percepite.
Le presentazioni hanno già cominciato a fare il loro corso attraversando in lungo e in largo l’Europa con diverse proiezioni previste anche negli Stati Uniti. Per restare aggiornati il consiglio è tenere d’occhio la pagina ufficiale. Chi vi scrive ha avuto il piacere di guardare il documentario in anteprima e per approfondire le varie tematiche nascoste dietro il reportage di Pietro Anton non potevamo fare a meno di coinvolgere lui in prima persona. Con una serie di quesiti che mirano a sottolineare l’importanza di un periodo storico particolarmente illuminato, il nostro focus si orienta su tre chiavi di lettura: genesi, sviluppo e futuro del movimento.
Per iniziare, sarebbe interessante cogliere gli elementi strutturali che definiscono l’EBM.
Ritengo l’Electronic Body Music una naturale evoluzione da ballo della musica industriale di fine anni 70, una musica che ha assimilato lungo il suo percorso l’energia della disco, l’irriverenza del punk e gli elementi distopici e nichilisti di certo post punk e della dark wave. Da questo complesso miscuglio di influenze è nato un genere dalle sonorità riconoscibili al di là dell’eterogeneità di stile dei singoli gruppi, con caratteristiche che si possono sostanzialmente indicare nella potenza dei ritmi e delle basslines da un lato e dall’altro nell’aggressività delle linee vocali, sempre di grande impatto.
Un genere prezioso soprattutto per aver ispirato un certo circuito underground elettronico. Qual è stata seconda te la forza dirompente di questo movimento, avendolo analizzato in profondità ?
La vera forza dell’EBM è stata quella di rendere con accuratezza lo spirito del suo tempo, contaminato dalla paura sotterranea di un conflitto apocalittico tra i due blocchi della guerra fredda. Nel suo immaginario visivo e sonoro si specchiano tutta la tensione e l’inquietudine di un’epoca cruciale per gli equilibri della Storia. Tale tensione è parsa sciogliersi con la caduta dell’impero sovietico, ma è tornata ellitticamente alla ribalta negli ultimi anni, rendendo il genere di nuovo quanto mai attuale.
Se dovessimo tracciare una mappa dell’evoluzione storica che ha avuto questo genere di sicuro si partirebbe dal Belgio: allo stato attuale dove pensi che queste sonorità ancora oggi facciano presa e siano più seguite ?
L’EBM ha potuto contare su una diffusione globale grazie all’intuizione di un’etichetta come Wax Trax, che ha importato dal Belgio negli USA i dischi di band come Front 242 e A Split-Second, facendoli conoscere al pubblico d’Oltreoceano. Subito dopo, celebrità mondiali come i Depeche Mode hanno avuto il coraggio e il merito di invitare ad aprire i loro concerti prima i Front 242 e poi i Nitzer Ebb, catapultando questo nuovo stile musicale dal ristretto pubblico dei club alla dimensione ciclopica delle arene e degli stadi. Certo l’EBM non aveva le caratteristiche per diventare realmente “Music for the masses”, ma la sua popolarità è comunque cresciuta esponenzialmente, permettendogli di conquistare un posto di rilievo all’interno della musica alternativa, soprattutto quella a tinte oscure. E questo non solo in Europa dove ha avuto origine ma anche nel resto del mondo.
(La cover del videodocumentario di Anton; continua sotto)
Parlando più nel dettaglio del documentario, dove hanno avuto luogo le riprese e quali ricordi ti porti dietro con particolare piacere ?
Il grosso delle riprese ha avuto luogo a Berlino, Barcellona e Bruxelles. La realizzazione di questo documentario è stata unicamente possibile grazie alla fondamentale disponibilità delle band e degli organizzatori dei festival dove si sono esibiti i personaggi del film. In particolare ci tengo a ringraziare per il supporto l’Ombra Festival di Barcellona, che ospiterà la prima spagnola del film il 5 dicembre prossimo. Un ricordo senza dubbio emozionante mi lega all’intervista a Gabi Delgado dei DAF, a cui è dedicato il film, che è venuto purtroppo a mancare pochi mesi dopo il nostro incontro. Durante la proiezione della prima a Berlino lo scorso settembre il pubblico pendeva letteralmente delle sue labbra e seguiva in assoluto e partecipe silenzio ogni suo intervento, a dimostrazione di quanto fosse grande e importante sia il personaggio che la persona.
Ci sarà un terzo capitolo per chiudere questo primo interessantissimo ciclo ?
Per completare un’ideale trilogia dedicata ai generi di musica elettronica anni ’80 a cui sono più legato, ho iniziato le riprese di un nuovo progetto sulla genesi e lo sviluppo della scena Minimal Synth, che si concentra su pionieri come The Normal, Crash Course In Science, Das Ding e Kas Product, ma anche sulle etichette che hanno contribuito a farla rivivere come Mannequin e Minimal Wave, e poi anche sugli organizzatori di eventi a tema come ad esempio TIQ Berlin, abbracciando anche le molteplici incarnazioni contemporanee di questi suoni in progetti come Martial Cantarel, Boy Harsher e Adult: questo per rimarcare la continuità e la circolarità temporale ma anche l’evoluzione di questo particolarissimo genere.
Ci salutiamo in musica, elenca quattro tracce che più identificano l’EBM nella sua totalità.