Quando giovedì 27 Luglio, alle ore 17, si aprirà il sipario del lido Cala Maka e i raggi del sole cominceranno ad alleviare leggermente la loro morsa insostenibile, finalmente avrà inizio Polifonic 2023: la sesta edizione dell’omonimo festival che si snoderà lungo i paesaggi rurali della Valle d’Itria fino a Domenica 30.
Già, perché dopo l’edizione meneghina di giugno in quel di Novegro, Polifonic farà – esattamente come successo l’anno scorso – ritorno al suo luogo d’origine: la Puglia. E lo fa con il dichiarato intento di offrire un’esperienza immersiva a stretto contatto con il territorio pugliese, con i suoi trulli e con le sue tradizioni, cercando di inquadrare il turismo verso questa regione in un’ottica più sostenibile, rispettosa e meno fagocitante rispetto al suo passato prossimo (soprattutto quando si parla di entertainment musicale).
Un ritorno alle origini – origini che negli anni si sono trasformate in una piacevole consuetudine nell’estate ballereccia italiana – dove le radici del festival sono più robuste e, con il tempo, hanno trovato maggior sedimento nel terreno. Ma con la volontà di partire dalla conoscenza e dalla consapevolezza di sé per guardare e spingersi più in là, oltre gli orizzonti nazionali.
E’ lungo questi binari paralleli, tra Italia, Europa e Mondo, che corrono gli obiettivi di Polifonic: riaffermare la propria presenza sul territorio italiano, ma valorizzando e incentivando le differenze e le biodiversità culturali – Ecosistemi, appunto è il tema dell’edizione di quest’anno – in un fecondo incontro verso una proposta artistica dal respiro internazionale.
Obbiettivo ambizioso, vero, ma dallo spirito trasparente e definito. Lo si percepisce dalla comunicazione, ben strutturata e attenta ai trend più in voga dell’estetica visiva contemporanea, lo si capisce dal marketing e dai canali prescelti per la promozione dell’evento e dagli accordi di sponsorizzazioni siglati che brandizzeranno la manifestazione. Lo si capisce, soprattutto, dalla proposta musicale: adamantina nella coerenza delle proprie convinzioni artistiche, e rilucente dal punto di vista quantitativo.
Oltre 50 dj e producer, infatti, sfileranno sulla scena di ben quattro stage contemporaneamente durante le notti centrali di venerdì e sabato, tra i cortili acciottolati dell’uliveto millenario di Masseria Capece. Senza dimenticare l’ouverture di giovedì e l’esodo di domenica tra le dune sottili de Le Palme Beach Club a fare da cornici, momenti in cu spiccano i nomi di Fantastic Man (protagonista anche del venerdì), Jolly Mare, Innocent Soul, Dirty Love, O.Bee, Tomas Station e del “padre putativo” Kerri Chandler.
L’house, infatti, sarà il fondamento sonoro sul quale è impalcato Polifonic 2023. Una house music non tradizionale, però, bensì decostruita, e che flirta in un intreccio ibrido con break, disco, funk ed electro per dare voce alle sue declinazioni più sofisticate e ricercate. Un quadro dove non mancheranno sfumature più scure, certo, ma che farà del groovy, del ritmo, della lontananza dall’ortodossia e dall’obliquità e commistione dei generi il proprio marchio di fabbrica.
Sempre durante gli eventi di venerdì e sabato, infatti, saranno Marcel Dettmann in versione house set e Kink a chiudere il palco targato Boiler Room. Già, avete letto bene: la grande novità di quest’anno è la partnership tra Polifonic e il brand del famoso broadcaster di musica elettronica legato alla club culture. Insieme a loro, sotto l’egida dell’altro main sponsor A|X Armani Exchange, impreziosiranno la trasmissione live i dj set dei nostri (e delle nostre) Yas Reven, Eternal Love, Pascal Moscheni, Giammarco Orsini, Dj Tennis e Simone De Kunovich in tandem con Paramida, assieme a ospiti internazionali del calibro di Paula Tape, Retromigration, Jonny Rock e Damiano Von Erckert.
L’alternanza del dittico “patriottico-esterofilo” proseguirà anche sugli altri palchi. Nel Main Stage saranno i Nu Genea ad aprire le danze alla chiusura di Avalon Emerson il venerdì, e Dj Tennis e Shanti Celeste a sfidarsi fino alle prime luci del mattino il sabato; sul palco Magma sarà la sperimentazione più spinta a farla da padrone (soprattutto venerdì) con Sherelle – occhio! -, Roza Terenzie e l’enfant prodige di casa Ilian Tape Skee Mask; infine, lo Stone stage sarà il teatro delle chiusure del nipponico Dj Nobu e del pugliesissimo Giuseppe Maffei aka Z.I.P.P.O., passando per le performance di Rosa Calix, Hiver, Leo Mas, D.Dan, Audrey Danza, Ok Williams e tanti altri.
Insomma, tanta roba. Ma non è finita di qui.
Perché il concetto dell’ecosistema – come incontro proficuo delle differenze – ritorna infatti ricorrente anche nell’interazione tra le arti stesse. Particolarmente suggestiva – e filo di Arianna per orientarsi all’interno di questo tema – si preannuncia essere l’installazione “Germogli”, partorita dal designer Marcantonio: una serie di giganteschi germogli di ulivo impiantati nel terreno, che rimandando al connubio tra uomo e natura e che vuole riflettere sull’azione del batterio infestante Xylella fastidiosa, responsabile di aver distrutto oltre 21 milioni di ulivi negli ultimi dieci anni. In tal senso, si inquadra anche la sinergia tra Polifonic e Natuzzi Italia per devolvere parte degli introiti della kermesse a favore di Save the Olives, l’organizzazione no-profit sostenuta da Natuzzi a livello Internazionale che lavora attivamente per preservare la cultura dell’olivo soprattutto attraverso opere di divulgazione, sensibilizzazione e ricerca scientifica.
L’ulivo, che ritorna come simbolo della Valle d’Itria, non può che riportare il discorso sull’Italia e sul territorio. Discorso che, infine, verrà sublimato (oltre che nella scelta delle venues stesse) anche in una proposta culinaria finemente selezionata e a chilometro zero, rivisitata, però, in chiave rigorosamente contemporanea. E date, le circostanze, i soggetti e l’organizzazione, non poteva essere altrimenti.
Tanta, tanta, tantissima carne al fuoco, dunque. Con la sola controindicazione, dovere e obbligo di riuscire a far comunicare tutti questi ingredienti assieme in modo armonico e a far interagire tutte queste parti in un tutto omogeneo e coerente. A partire dalla logistica dell’evento.
Da questa sfida passerà il successo o meno di Polifonic: un festival che parte dall’Italia e dai suoi luoghi per dialogare alla pari con i suoi fratelli migliori, quelli già affermati Oltralpe e lungo le più lontane latitudini del Mediterraneo. L’anno scorso la risposta del pubblico è stata enorme, quindi se non volete rischiare di perdervi tutto quanto – e sarebbe un peccato – passate subito dalla prevendita.